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Uno dei blog di .mau.

Non solo Fields

Oggi sono state assegnate le Fields Medals, il maggiore riconoscimento che può essere dato a un matematico (che non abbia superato i 40 anni). Avrete probabilmente sentito che per la prima volta uno dei premi è andato a una donna, l’iraniana Maryam Mirzakhani; speriamo che in futuro non ci tocchi più rallegrarci di notizie come questa, perché il sesso dei vincitori diventerà una variabile statisticamente irrilevante.

Ad ogni modo non vi parlo delle medaglie Fields e di cosa fanno, perché mi ci vorrebbe troppo tempo per capirci qualcosa. I curiosi possono leggere il resoconto di Stefano Pisani su Wired, o se vogliono andare più in profondità possono dare un’occhiata agli articoli in inglese di Plus Magazine su ciascuno dei vincitori: in ordine alfabetico, Artur Avila, Manjul Bhargava, Martin Hairer e appunto Maryam Mirzakhani. Ma al Congresso Internazionale dei Matematici non vengono assegnate solo le medaglie Fields, come potete vedere nella pagina dell’IMU!

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13/08/2014 Uncategorized ,

Divulgare è barare?

Viviamo in un momento storico e in una nazione dove il termine “divulgazione” viene associato a un tipo di svago per tipi un po’ strani, che non si accontentano di pascersi di cantanti più o meno intonati e di partite di pallone. E a dirla tutta va ancora bene: c’è anche chi la considera quasi alla stregua di una parolaccia o almeno roba da cui starsene accuratamente alla larga. In fin dei conti l’interno della parola mostra sin troppo bene al suo interno il volgo, la plebaglia insomma. Chissà, forse la divulgazione funziona meglio nei paesi anglofoni perché loro non sentono nulla di strano nella parola, se non una lunghezza eccessiva…

Se però lasciamo per un attimo perdere i soliti alti lai su come in Italia si faccia poca divulgazione e la si faccia male, e ci mettiamo a pensare un attimo a cosa vuol dire in pratica divulgare, a parte la risposta a pappagallo “spiegare la scienza”, forse ci si accorgerà che le cose non sono così semplici come sembrava a prima vista.

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06/08/2014 Uncategorized

La tua matematica preferita [Pillole]

Mi è capitato di leggere questo post di A Recursive Process, un professore che ha chiesto ai suoi studenti di scegliere un tema matematico – rigorosamente non scolastico – da raccontare ai compagni di classe in due minuti. Se andate a vedere la lista, troverete davvero di tutto.

E se doveste preparare voi qualcosa del genere, di che parlereste? (no, non vi chiedo di preparare le slide, solo di dire il tema. Siamo ad agosto, su…)

01/08/2014 Uncategorized ,

Numeri fusibili

Immaginate di avere a disposizione un certo numero (grande a piacere, ma finito) di stoppini. Ciascuno stoppino si brucia esattamente in un minuto, ma non brucia necessariamente in modo uniforme, e quindi non potete per esempio dire che quando è arrivato a metà lunghezza è passato mezzo minuto; e – inutile dirlo – non avete nessun orologio a disposizione. È possibile misurare un intervallo di tempo di 30 secondi? e di 45 secondi? Come sempre in questi problemi, si immagina che si possa accendere contemporaneamente un numero qualunque di stoppini; gli unici istanti “misurabili” sono quelli in cui uno stoppino finisce di bruciare. Pertanto si possono misurare due minuti accendendone uno al tempo t=0, e accendendo il secondo al tempo t=1 quando il primo è bruciato; il secondo terminerà di bruciare al tempo t=2.

[due stoppini per 45 secondi] Per riuscire a dare una risposta a questo quesito, attribuito a Carl Morris, bisogna pensare in modo laterale, e accorgersi che l’unica possibilità che si può avere è accendere uno stoppino contemporaneamente dai due lati: facendo così, lo stoppino si consumerà del tutto una volta passati trenta secondi. Sulle prime non ne ero convinto, visto che come detto lo stoppino non è omogeneo: per convincermene ho dovuto compiere un Gedankenexperiment, sdoppiando lo stoppino e accendendo i due cloni ciascuno su un lato diverso. Il momento in cui la bruciatura arriva allo stesso punto è necessariamente a metà del tempo complessivo, perché altrimenti l’altro stoppino brucerebbe quella parte in un tempo diverso. E per calcolare quarantacinque secondi? Semplice. Oltre ai due lati dello stoppino A, si accende contemporaneamente un altro stoppino B. Quando A è bruciato, B ha ancora mezzo minuto di autonomia; ma se si accende anche l’altro lato lo stoppino si consumerà in 15 secondi, che sommati ai 30 dell’altro stoppino fanno 45 secondi. La figura a destra, presa da questo documento di Jeff Erickson, sintetizza le operazioni da fare per misurare un tempo t=3/4.

Erickson però non si è limitato a risolvere il problema, ma ha pensato di creare una teoria dei numeri fusibili (in inglese, “fuse” può significare stoppino oppure fusibile; però “numeri stoppinici” non mi sembrava una bella cosa). Un numero si dice fusibile se corrisponde a un intervallo di tempo ottenuto usando un numero finito di stoppini che bruciano in 1 unità di tempo. Le regole sono molto rigide. Gli stoppini si possono accendere solo all’istante t=0 oppure nel momento in cui è bruciato uno stoppino, ma se ne possono accendere contemporaneamente quanti se ne vuole; l’intervallo di tempo si misura dal momento di accensione del primo stoppino a quello in cui l’ultimo termina di bruciare; e non si può barare accendendo uno stoppino a metà, oppure spegnendolo e riaccendendolo. È chiaro che il più piccolo numero fusibile maggiore di 0 è 1/2, visto che non possiamo fare altro che accendere uno stoppino ai due estremi; ma poi?

Iniziamo con qualche definizione matematica: se accendiamo un lato di uno stoppino al tempo a e il secondo lato al tempo b, con |ab|<1, lo stoppino terminerà di bruciare al tempo a~b definito dalla formula (a+b+1)/2, come potete facilmente verificare. Il fatto che i due tempi devono essere a distanza minore di 1 non è un problema: accendendo da un solo lato uno stoppino e aspettando che finisca di bruciare per accenderne un altro possiamo misurare tutti i tempi 0, 1, 2, … e ridurre la differenza tra i due tempi a meno di 1. Bene: abbiamo visto che 0 ~ 0 = 1/2 e che 0 ~ 1/2 = 3/4. È abbastanza facile vedere che 0 ~ 3/4 = 7/8, e andando di questo passo si possono ottenere tutti i numeri della forma (1 – 2^k). Non si raggiunge mai 1, visto che il numero di stoppini che ci servirebbe sarebbe infinito, ma tanto basta usarne 1. Però si può ancora andare avanti! Si ha che 1/2 ~ 1/2 = 1, il che non ci dà nessun nuovo numero fusibile, ma 1/2 ~ 3/4 = 9/8, 1/2 ~ 7/8 = 19/16 e così via, arrivando a un secondo limite pari a 5/4. Ma ci sono ulteriori limiti a livelli sempre più elevati – si può dimostrare che i numeri fusibili sono totalmente ordinati e quindi si possono associare loro i numeri ordinali, ma non divaghiamo – finché il limite del limite del limite… è il numero 2, come si vede nella figura qui sotto presa sempre dal testo di Erickson.

[limiti ovunque!]

E dopo il 2? Beh, di numeri fusibili ce ne sono davvero tanti. Per darvi un’idea, Erickson ha definito la funzione m(x) come la differenza tra x e il più piccolo numero fusibile strettamente maggiore di x. Se x è negativo, evidentemente m(x) = −x; altrimenti è dato dalla formula ricorsiva m(x) = m(xm(x −1))/2. Abbiamo che m(0) = 1/2 cioè 2^(−1), come abbiamo visto all’inizio. m(1) = 1/8 cioè 2^(−3), perché possiamo ottenere 9/8; m(2) = 2^(−10) perché si può ottenere 2049/1024. Bene: sappiate che m(3) è uguale a 2^(−1541023937). Quanto a m(4), non si sa quanto sia l’esponente (negativo) a cui è elevato 2, ma dovrebbe essere uno di quei numeri inconcepibili nati solo per essere usati in questi teoremi.

Insomma, da un semplice problemino può uscire tanta matematica. Niente male, vero?

Aggiornamento: (14 luglio) Popinga mi ha segnalato che la funzione m ha una sua entry nell’OEIS. L’unico guaio è che viene indicato questo articolo che afferma (a) che Erickson ha dimenticato alcuni (tanti) numeri fusibili, e fin qui passi; ma soprattutto (b) che l’autore ha una congettura che non riesce a dimostrare per sapere quanti effettivamente sono. Sembra facile…

11/07/2014 Uncategorized

Invalsi 2014: speravo in meglio

[problema Invalsi] Anche quest’anno ci sono state le prove Invalsi – alcuni esempi li trovate qui sul Post – e anche quest’anno ci sono state le solite polemiche. Per una volta mi associo timidamente anch’io, raccontando di uno dei problemi matematici. Eccovi il testo, con le quattro risposte possibili: voi come l’avreste risolto?

Leonardo vuole costruire una mensola. La parte sporgente delle assi della mensola è di lunghezza uguale a quella del lato del quadrato centrale. Qui sotto è riportato lo schema della parte posteriore della mensola con le misure. Affinché la mensola sostenga il peso dei libri è necessario mettere una sbarretta d’acciaio che colleghi il punto A con il punto B come nello schema. Quanto deve essere lunga la sbarretta?

  • a. Circa 11 dm.
  • b. Circa 16 dm.
  • c. Circa 20 dm.
  • d. Circa 25 dm.

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04/07/2014 Uncategorized

Mathematical engineering [Pillole]

Mi è capitato tra le mani questo problemino, assegnato nell’edizione 2002 dell’IMO (le Olimpiadi matematiche). Sapreste risolverlo al volo, senza sbirciare la soluzione sotto?

Il numero n è il prodotto di quattro numeri primi distinti a, b, c, d tali che:

  1. a + c = d;
  2. a(a + b + c + d) = c(db);
  3. 1 + bc + d = bd.

Determinare n.

Il grosso guaio di questi problemi è che sono costruiti “alla rovescia”, nel senso che si cercano alcune relazioni legate al numero e poi si rendono note solo le relazioni. In questi casi, soprattutto nella teoria dei numeri, non ci sono tecniche vere e proprie per risolvere i problemi, e si viaggia a vista. Se volete, è la stessa logica alla base della crittografia a chiave pubblica, dove si cercano due numeri primi grandi, si calcola il loro prodotto e lo si rende noto sapendo che trovare i due numeri di partenza è virtualmente impossibile allo stato attuale delle conoscenze. Ma i cracker sanno come aggirare questi problemi: le cosiddette tecniche di social engineering non si applicano agli algoritmi, e cercano di ricavare le informazioni direttamente dall’anello più debole, cioè le persone. Tutte le mail di phishing, o se preferite i sedicenti tecnici che suonano alla porta per “fare un controllo del contatore”, si basano sul social engineering.

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27/06/2014 Uncategorized ,

Geometria a pallini

David Hilbert, in una delle citazioni matematiche più notorie, affermò che i teoremi della geometria resterebbero gli stessi se anziché di punti, rette e piani si parlasse di tavoli, sedie e boccali di birra: quello che conta è che le relazioni definite dagli assiomi e dai postulati siano valide. L’esempio di Hilbert è chiaramente una battuta, e probabilmente nacque proprio mentre il grande matematico tedesco si trovava in una Stube, caso non certo casuale visto che lui non era certo lo stereotipo del matematico chiuso e scontroso, anzi. Qualcuno però potrebbe chiedersi se però all’atto pratico punti e rette possano essere pensati davvero in modo diverso da quello che abbiamo tutti visto a scuola, ma comunque in modo naturale: la risposta è sì, e mi accingo a mostrare un esempio pratico.

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06/06/2014 Uncategorized

per i diversamente matematici [Pillole]

Spinti probabilmente dall’intervento di Peppe Liberti a Radio3 Scienza e dal prezzo ridicolmente basso, qualcuno ha comprato il mio librino Matematica e infinito… e non gli è piaciuto. Fin qua nulla di strano. Non è nemmeno troppo strano che le due recensioni negative siano molto simili tra loro nella loro scarnezza, e se vogliamo neppure che si lamentino che il testo sia troppo breve (come se nella pagina di Amazon non fosse scritto che equivale a trentasei pagine…) Ma passiamo alla parte costruttiva.

Entrambe le recensioni si lamentano, con le stesse parole, che io dia troppe cose per scontate. Ebbene sì: hanno ragione. Se hanno comprato il librino per studiare qualcosa allora hanno sbagliato testo. Io ho scritto per raccontare qualcosa, quindi per esempio non ci sono dimostrazioni. Ma se ci sono dei punti espliciti che secondo alcuni sono dati per scontati, non c’è problema: segnalatemeli e mi metto a raccontarveli qui sul Post. Promesso.

04/06/2014 Uncategorized

Euclide e l’infinità dei numeri primi

Uno dei più noti risultati matematici è probabilmente l’infinità dei numeri primi; chi ha un minimo di conoscenze matematiche “sa” che Euclide ha dimostrato che i numeri primi sono infiniti, e forse si ricorda anche la “dimostrazione per assurdo”: e i numeri primi fossero finiti, li si prende tutti, li si moltiplica tra di loro e si somma uno, ottenendo un numero primo che non era tra quelli dati. Peccato che Euclide non abbia mai scritto tutto questo, anche per l’ottima ragione che è falso.

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28/05/2014 Uncategorized , , ,

Aritmetica con l’infinito [Pillole]

In genere si dice di prendere molte precauzioni quando si fanno operazioni con l’infinito, perché le regole normali dell’aritmetica non si applicano. Ma basta un po’ di attenzione e si può fare di tutto. Non ci credete? Eccovi un esempio grafico.
Partiamo da un’uguaglianza di quelle che non sono ammesse dalla matematica usuale:
[1/0 = infinito]
Ruotiamo ora entrambi i membri di novanta gradi in senso antiorario:
[ -10 = 8 ]
Sottraiamo 8 da entrambi i membri:
[ -18 = 0 ]
Ruotiamo infine entrambi i membri di novanta gradi in senso orario:
[ 1/infinito = 0 ]
Visto? Torna tutto!

12/05/2014 Uncategorized ,