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Uno dei blog di .mau.

21/08/2020 Uncategorized

Mai fidarsi dei numeri

Quello che vedete qui a fianco – ho tagliato il nome perché non conosco la persona e poi non so nemmeno se è farina del suo sacco o un copincolla – è un esempio delle ultime tendenze di chi cerca di spiegare come in realtà il Covid-19 non esista praticamente più. Terminati i virologi, si è passati direttamente alla matematica. Quel post mostra in pratica come la percentuale di positivi rispetto al numero di tamponi negli ultimi giorni sia più o meno costante, nonostante ci siano molte oscillazioni; il testo è infine «E ricordate che “positivi” NON significa “malati” o “contagiosi”, anzi.». Bene: ho due considerazioni da fare, una matematica e una no.

Cominciamo con quest’ultima. È vero che essere positivo al tampone non significa essere malato. C’è proprio una parola apposta al riguardo: asintomatico. Ma non è affatto vero che essere positivo al tampone non significa non essere contagioso! Per definizione se sei positivo hai una carica virale e se ce l’hai puoi (non “devi”, d’accordo, ma nemmeno “non puoi”) contagiare qualcuno. Notate che potrebbe darsi che una persona intubata sia negativa, proprio come chi ha le croste della varicella non è più contagiosa: anche nei casi con decorso benigno, il nostro organismo ha bisogno di tempo per rimettersi in sesto.
Per quanto riguarda la parte matematica, i tamponi che vengono fatti sono fondamentalmente di tre tipi. Quelli di preparazione vengono fatti a chi deve fare un’operazione, per tutelare i medici. Quelli di controllo a chi è stato in passato positivo, per vedere se si è negativizzato. Infine quelli di verifica sono fatti a chi potrebbe essere stato infettato, o perché arriva da zone a rischio o perché è stato in contatto con persone infette. Per avere dati validi sulla percentuale di positivi al tampone dovremmo calcolarla solo sull’ultimo tipo, e meglio sui contatti degli infetti. Quindi i dati riportati – dando per scontato che siano veri – sono inutili per capire cosa sta effettivamente succedendo.

Detto questo, ho anche due consigli da darvi, anche in questo caso uno matematico e uno no. Comincio stavolta con il commento matematico. Ai numeri si può far dire tutto e il contrario di tutto, basta scegliere quelli giusti; e questo forse lo sapete già. Ma quello che spesso non viene in mente è che un singolo numero – in questo caso il rapporto positivi/tamponi – non potrà mai dare un quadro totale di quello che succede. Tutta la statistica nasce per trovare i valori migliori da usare in un certo contesto, ma anche limitandoci a media e mediana è chiaro che il contesto è importantissimo. Insomma, diffidate di chi cerca di intortarvi con una lista di numeri, e cercate di capire se sono davvero quelli che vi servono in quel momento.
Per quanto riguarda il secondo consiglio, sono sicuramente al di fuori dei temi che conosco, quindi avete tutto il diritto di non seguirlo e io non mi sentirò per nulla sminuito. Il consiglio? Evitate di discutere con chi vi porta questi ragionamenti. C’è una minuscola probabilità che li abbiano creati loro, e in questo caso possiamo essere ragionevolmente certi che l’hanno fatto per scelta precisa: figuriamoci se cambierebbero idea per quanti ragionamenti potete fare. È molto più facile che abbiano copincollato un testo senza mettersi a pensare se è corretto oppure no. Perché allora dovreste riuscire a farli pensare?

(Io sono un ottimista e parto dal principio che chi mi legge cerca di pensare; alla peggio deciderà che ho scritto delle idiozie, ma lo deciderà per conto suo…)

2 to “Mai fidarsi dei numeri”

  1. Degio says...

    Il fatto che il numero di tamponi aumenti, invece che rallegrarci (perché cresce il denominatore) dovrebbe preoccuparci: se ne fanno di più perché c’è bisogno di tracciare più casi sospetti.
    Spesso sento in tv “i contagi crescono, MA a fronte di un maggior numero di tamponi” come se la precisazione dovesse tranquillizzarci!

    • .mau. says...

      Beh, se ne fanno di più perché per esempio rispetto al lockdown ci sono i tamponi di preparazione (su tempi più lunghi di 8 giorni si può cominciare a vedere la differenza tra quelli fatti nei weekend, quindi senza i tamponi di preparazione, e quelli fatti negli altri giorni)

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