La scala del diavolo
Quando verso la metà del diciannovesimo secolo iniziò la grande opera di consolidamento dell’analisi matematica, la spinta non fu certo data dai professori che volevano tendere tranelli ai propri studenti: molto più banalmente ci si era accorti che alcune idee “ingenue” che si avevano sul comportamento delle funzioni andavano benissimo quando si dovevano trattare enti fisici (da cui la famigerata definizione di “well behaved functions”, cioè “funzioni su cui si possono applicare i teoremi che ci interessano”) non erano sempre vere, e quindi bisognava fermarsi e capire cosa stava succedendo. Un esempio tipico di queste funzioni, che inizialmente furono chiamate patologiche perché si pensava fossero eccezioni e non la norma, è la funzione di Dirichlet: χ(x) vale 0 se x è un numero irrazionale e 1 se x è razionale. Il grafico di questa funzione, se di grafico si può parlare, assomiglia a due rette orizzontali un po’ sbiadite perché mancano loro infiniti punti: quella più in alto dovrebbe essere più sbiadita perché ha meno punti, ma non credo se ne accorgerebbe nessuno. Ma ci sono funzioni molto più curiose!
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I primi passi della costruzione dell’insieme di Cantor (da Wikipedia)
Ma quanto è lungo – o meglio, come dicono i matematici, qual è la misura dell’insieme di Cantor? Per essere più precisi bisogna prima chiedersi se una misura ce l’ha. Chi ha studiato analisi matematica sa che non è detto che un insieme qualunque sia misurabile: è il trucco alla base del paradosso di Banach-Tarski, quello che raddoppia le palle. In questo caso però il compito è facile. Al primo passo togliamo infatti un segmento di lunghezza 1/3: al secondo passo due segmenti di lunghezza 1/9, cioè un totale di 2/32; al terzo passo quattro segmenti di lunghezza 1/27, cioè un totale di 22/33. Se fate la somma di questi infiniti pezzi, cosa che non è difficile da fare visto che è una semplice serie geometrica, otteniamo 1; pertanto quello che rimane è di misura 0. Un vera e propria polvere, che però non possiamo nascondere sotto il tappeto!
Bene: abbiamo ora tutto l’armamentario per studiare la scala del diavolo. La funzione è definita nell’intervallo [0,1] e ha valori in [0,1]. La sua costruzione formale è definita così: dato un punto x,
- Scriviamo x in base 3.
- Se nello sviluppo di x troviamo un 1, sostituiamo tutte le cifre a destra del primo 1 con degli 0.
- Sostituiamo tutte le cifre 2 con degli 1.
- Leggiamo il numero (che ormai ha sole cifre 0 e 1) come se fosse scritto in base 2.
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I primi passi per costruire la funzione di Cantor (da Wikipedia)
Alla fine abbiamo una funzione che sembra un po’ strana con quei pezzi in cui non si muove, ma in fin dei conti neanche poi troppo strana. Essa vale 0 per x=0, vale 1 per x=1, tocca tutti i valori tra 0 e 1, è non decrescente ed è continua, anzi uniformemente continua: nella definizione tipica di continuità con delta ed epsilon, il delta dipende solo da epsilon e non anche dal punto di partenza. Insomma, una funzione che sembra comportarsi bene. Peccato che non si sappia mai quando cresca! Nei punti in cui è piatta, la derivata è ovviamente zero; in quelli in cui non lo è, che corrispondono ai punti dell’insieme di Cantor, la derivata non è definita. Questo tra l’altro significa che l’integrale della derivata della funzione è una costante, e quindi non è la funzione stessa a meno di una costante: di nuovo, un risultato che per chi ha studiato al liceo è assolutamente incredibile. Direi che il nome “scala del diavolo” è più che appropriato, non credete?
Post scriptum: mentre cercavo informazioni sulla scala del diavolo ho scoperto che ne esiste anche una versione più “smussata”: la funzione punto interrogativo di Minkowski, ?(x). Il senso dell’umorismo dei matematici è terribile.
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Funzione punto interrogativo di Minkowski, da Wikipedia)
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