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Uno dei blog di .mau.

08/06/2010 Uncategorized

Per amor di precisione

C’è una vecchia barzelletta su un custode in un museo di paleontologia che mostra con orgoglio il reperto più importante, affermando “È vecchio di tre milioni e quattro anni!” Un giorno un visitatore gli chiede come fa ad essere così preciso sulla sua datazione, e lui risponde “Semplicissimo: io lavoro qua da quattro anni, e quando sono arrivato il reperto aveva tre milioni di anni…”

Spero che la battuta vi abbia almeno fatto sorridere; ma quello che ci sta dietro è una cosa molto seria. Mettiamola così: la matematica è la quintessenza della precisione, ma non è affatto detto che la precisione serva sempre, o addirittura non sia perniciosa. Ci sono indubbiamente moltissimi casi in cui la precisione è d’obbligo, per esempio quando si redige il bilancio di un’azienda; evitate di fare come me, che al rogito per comprare la casa mi sono accorto che avevo sbagliato a fare i conti e sommando l’importo dei vari bonifici e assegni circolari mancavano dieci euro per la somma pattuita. (Per la cronaca, nel rogito è indicato che dieci euro sono stati pagati in contanti). La maggior parte delle volte, però, possiamo tranquillamente fare a meno di portarci in giro tutte quelle cifre, limitandoci a mantenere quelle che sono davvero importanti.

Capire quali sono le cifre davvero importanti in uno specifico contesto non è una cosa automatica, il che vuol dire in pratica che noi siamo più bravi dei computer a fare queste cose: ma naturalmente dobbiamo prima capire cosa dobbiamo fare, e come spesso capita ci occorre un po’ di terminologia. I matematici hanno una parola per (quasi) tutto, e in questo caso ci sono addirittura due espressioni che fanno al nostro caso: numero di cifre significative e ordine di grandezza.

Il concetto di cifre significative non nasce dalla matematica ma dalla fisica: quando si fa una misurazione sono le cifre di cui possiamo essere certi. Per fare un esempio banale, prendiamo un righello e misuriamo la lunghezza di una busta. Sicuramente possiamo dire ad esempio che la lunghezza è di 15 centimetri, 4 millimetri e un pezzetto; possiamo anche stimare che il pezzetto misuri 6 decimi di millimetro, o 61 centesimi di millimetro, ma non ne siamo certi. Dunque anche se scriviamo che la nostra busta è lunga 15,461 centimetri in realtà solo le prime tre cifre hanno senso, e cioè sono significative.

L’ordine di grandezza è un po’ più ostico, ma lo potete visualizzare con una calcolatrice elettronica, purché abbia la notazione scientifica. Se il display della calcolatrice ha otto cifre e voi moltiplicate 4000000 per sé stesso, il risultato che vedrete sul display sarà 1.6E13, che è un’abbreviazione per 1,6*1013. Bene: l’ordine di grandezza del risultato è 1013. In un certo senso indicare l’ordine di grandezza può essere visto come l’usare zero cifre significative: non mi importa più quali cifre ci siano, ma solo quante ce ne sono.

Bene: quando si usa l’ordine di grandezza? Quante sono le cifre significative da usare? La risposta più precisa è “dipende”. Sicuramente non potete usare più cifre significative di quante ne potete misurare, come nell’esempio sopra. Se state facendo una misurazione ufficiale, metterete tutte le cifre possibili, e probabilmente indicherete anche l’errore che può esserci; o con un simbolo +/- e l’errore massimo, oppure come fanno i fisici che dicono per esempio che la massa a riposo di un elettrone è 9,109 382 6(16)·10-31 kg. Le cifre tra parentesi sono quelle di cui non si è certi. Ma in genere vi conviene arrotondare a una cifra più tonda, tenendovi una o due, massimo tre, cifre di precisione. L’equatore terrestre per esempio è lungo 40075,0 km; notate tra l’altro che il “virgola 0” che ci dice che le cifre significative sono 6 e che è solo un caso che l’ultima sia uno zero. Ma in pratica dire 40000 km è più che sufficiente! L’ordine di grandezza invece si usa nel caso si debbano fare dei conti spannometrici. Se vogliamo stimare il numero di chilometri percorsi a piedi in un anno dagli italiani, non vale la pena assumere che i nostri concittadini sono 60 milioni (due cifre significative); fare i conti con 108 (100 milioni) è più che sufficiente.

Spero di non avervi reso ancora più confusi: il modo migliore di capire come usare le approssimazioni è metterle in pratica. Dopo un po’ di allenamento, potreste stupire i vostri amici sciorinando stime su stime!

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