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03/06/2010 Uncategorized

Numeri a caso

Martedì il Corriere della Sera, come gli altri quotidiani italiani, ha lasciato ampio spazio alla relazione del governatore di Bankitalia. Tra le varie considerazioni sulla manovra emanata dal governo, Draghi ha anche parlato dei gravi problemi legati all’evasione dell’IVA. Il virgolettato dice che «si può valutare che tra il 2005 e il 2008 sia stato evaso il 30% della base imponibile Iva, che in termini di gettito significano oltre 30 miliardi l’anno, 2 punti di Pil».

Nulla da eccepire su questi numeri: una rapida ricerca mi ha fatto trovare che il gettito lordo IVA 2007 è stato di 122 miliardi, e la stima del 30% di evasione porta appunto a due punti percentuali abbondanti di PIL. L’articolo sul giornale però prosegue con la frase – non virgolettata – “Se l’ Iva fosse stata pagata, aggiunge Draghi, l’ Italia avrebbe uno dei rapporti debito-Pil più bassi d’ Europa. Attorno al 60% del Pil invece del 115,8%. Non sarebbe cioè necessaria alcuna manovra.”. Tra il 2005 e il 2008 ci sono quattro anni: due per quattro fa otto; ma 115 meno otto non fa 60, e nemmeno ci va vicino. Sì, qualcuno potrebbe dire che l’evasione non c’è stata solo in questi quattro anni, e tornare indietro fino agli allegri anni Ottanta per far tornare i conti: ma mi sembra un’interpretazione piuttosto forzata. Se prendiamo per buona la ricostruzione del Sole-24 Ore, che afferma che c’è stata un’aggiunta a braccio con Draghi che ha sottolineato come avremmo potuto avere un rapporto debito/Pil «tra i più bassi della Ue» senza aggiungere cifre, si direbbe che il giornalista abbia voluto strafare e mettere un numero magggico, senza rendersi esattamente conto di quello che diceva. Meglio a questo punto la versione online del Corsera, che non riporta per nulla la frase incriminata.

Per completezza, a cosa corrisponde in pratica tutta quest’IVA? I 122 miliardi citati sopra, facendo la divisione del mezzo pollo di Trilussa, sono 2000 euro l’anno a testa; ma probabilmente ha più senso calcolarli rispetto al PIL e scoprire così che quasi un mese l’anno del nostro reddito serve a pagare il valore aggiunto sui beni e servizi che acquistiamo (oltre a una decina di giorni in cui non ci facciamo dare la ricevuta…)

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