Recensione: Manuale di sopravvivenza nell’era della disinformazione
Nell’introduzione che David Helfand ha scritto espressamente per l’edizione italiana di questo suo libro, l’autore spiega che è uscito nell’anno in cui Donald Trump vinse le elezioni presidenziali USA e contribuì a rendere abituale il concetto di “fatti alternativi”, metafora che come spesso accade nasconde il vero significato di “menzogne”. Il libro nasce proprio per aiutare i lettori a riconoscere quali tra le affermazioni apparentemente scientifiche quelle che in realtà sono disinformazione o misinformazione: la differenza – che purtroppo non è ancora stata recepita in italiano – tra le falsità condivise apposta e quelle che sono involontarie. Entrambe sono pericolose, anche se in modo diverso: io posso evitare di credere a quanto scritto da persone notoriamente inaffidabili, ma cascare e condividere a mia volta errori pubblicati da persone di cui mi fido.
Helfand è un astrofisico, e molti esempi arrivano dal suo campo, e risulteranno pertanto ostici a chi non ha un’esperienza specifica. Ma è anche stato un convinto fautore della necessità di dare una formazione scientifica a tutti gli universitari, tanto che dopo una battaglia trentennale è riuscito a rendere obbligatorio nella sua Columbia University il corso di Frontiere della scienza, per cui preparò il pamphlet “La buona abitudine al ragionamento scientifico”. Il suo punto di vista riprende, aggiornandolo, il pensiero di Edward O. Wilson che afferma che anche se un egoista vince contro un altruista, un gruppo di altruisti vincerà contro un gruppo di egoisti. Secondo Helfand questo è vero solo quando i gruppi sono relativamente piccoli, di una trentina di persone o al massimo qualche centinaio: purtroppo oggi,
quando il target è un mercato composto da settanta milioni (o sette miliardi) di consumatori, non c’è alcuno stimolo all’altruismo.
Ma cos’è la scienza? Helfand non è molto convinto del mantra sul “metodo scientifico” che riempie le nostre bocche e propone un decalogo di caratteristiche in parte caotiche, come del resto è caotico lo sviluppo della scienza. Soprattutto ci insegna che per cominciare ad avere un approccio scientifico occorre costruirsi un senso delle proporzioni, che aiuta a mettere le cose in prospettiva e permette per esempio di accorgerci quando i milioni vengono scambiati con i miliardi: un capitolo è anche dedicato alla spannometria (i conti fatti sul retro di una busta, come si dice in inglese) e a imparare come si legge davvero un grafico.
I capitoli dedicati a probabilità, statistica e correlazioni possono essere di utilità per coloro che non hanno una formazione specifica sugli argomenti, e un buon ripasso per chi conosce la teoria ma non è abituato ad applicarla nella pratica. In questi capitoli, oltre all’importantissimo concetto di proxy (una variabile osservabile che consideriamo al posto di quella che ci occorre davvero, ma non possiamo osservare), Helfand spiega in modo semplice i concetti di p-value e di deviazioni standard, che spesso vengono taciuti o inseriti come dati di fatto nelle presentazioni di un risultato, quando in realtà dovrebbero essere un indicatore da usare insieme a tanti altri per sapere quanto fidarci di quei dati.
Ma il capitolo senza dubbio più importante del libro è il decimo, “Le buone abitudini al ragionamento scientifico e il futuro della Terra”. Non solo troverete un riassunto dei temi trattati nel corso del libro, con le parole chiave in grassetto per notarle meglio, ma vedrete come non tutti gli argomenti portati per dimostrare come la situazione del nostro pianeta stia precipitando sono validi. Attenzione: Helfand non dice che vada tutto bene, anzi. Però, da buon scienziato, non può e non vuole esimersi dal verificare tutte le affermazioni, e usare solo quelle scientificamente valide. Ricordate la differenza tra disinformazione e misinformazione?
Ho alcune riserve sulla traduzione di Fernanda Flamigni, che in vari punti non mi è sembrata all’altezza di un testo divulgativo come questo di Helfand: va bene invitare il lettore a mettere in pratica le strategie descritte nel testo, ma magari non farlo proprio subito sarebbe stato meglio. Molto positivo invece il modo in cui Scienza Express ha deciso di implementare la sitografia: una pagina del loro sito, https://scienzaexpress.it/helfand-riferimenti/ raccoglie tutti i link presentati nel testo, permettendo così anche a chi ha acquistato una copia cartacea di evitare di copiare – e magari sbagliare a scrivere… – una sfilza di URL. Consiglio il libro a tutti, ma sopratutto a chi non ha una formazione scientifica: Helfand ha perfettamente ragione quando dice che anche se siamo unamisti e non intendiamo fare scienza dobbiamo sapere come funziona.
(David J. Helfand, Manuale di sopravvivenza nell’era della disinformazione : La buona abitudine al ragionamento scientifico [A Survival Guide to the Misinformation Age], Scienza Express 2022 [2016], pag. 384, € 24, ISBN 9791280068170, trad. Fernanda Flamigni)
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