Pi greco in piese
Oggi è il giorno del pi greco, essendo (in notazione americana) il 3.14. Per festeggiarlo, vi lascio un brano dal mio libro Chiamatemi pi greco, appena uscito per Dedalo: una storia in centoun parole di pi greco.
Tre. E poco d’altro. Certamente il numero “greco” con cifre infinite, calcolate creando algoritmi, non si può ottenere come valore “qu diviso erre” con due naturali. Non lo seppero calcolare Egizi, Babilonesi. La frazione migliore sarà d’Archimede. Passano i secoli. Mandarini, poi sanscriti computano. Era moderna, Viète è disinvolto: cerca radicali, li moltiplica ottenendo formula poco operativa però vera. Somme alternate? Le usò lietamente Madhava. Dobbiamo a Machin come processare rapidi le funzioni volute. Ah: portentose funzioni ricostruì Ramanujan, dettegli (asserì) da Namagiri. Finalmente dei maxi computer ci fanno ora aver pi, e i computi accumulano record davvero mostruosi!
Cosa c’è di particolare in questa prosa, non esattamente da Nobel per la letteratura? Semplice: il numero di lettere di ciascuna parola corrisponde alla cifra decimale di pi greco. “Tre” = 3; “E” = 1; “poco” = 4; “d'” = 1; “altro” = 5; eccetera. Quando nello sviluppo decimale di pi greco c’è una cifra 0 ho usato una parola di dieci lettere. Questo vincolo sui testi ha un nome: “piese”; il vincolo ulteriore di parlare proprio di pi greco è servito per rendere un po’ più difficile il gioco…
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