Gini e il suo coefficiente
È buffo pensare che per scoprire che oggi è il cinquantenario della morte di Corrado Gini ho dovuto leggere il sito della BBC: un altro piccolo esempio dell’importanza delle materie scientifiche nei media italiani. La storia di Gini è molto interessante, tra l’altro: professore universitario a ventisei anni, è stato l’unico statistico italiano ad aderire al manifesto fascista gentiliano del 1925, e con ogni probabilità è stato colui che fornì a Mussolini le competenze di base per le campagne demografiche fasciste: in cambio, quando nel 1926 il regime fondò l’Istituto centrale di statistica (il futuro ISTAT), Gini ne divenne il primo direttore. È interessante anche notare che Gini presiedette la Società Italiana di Statistica dal 1941 al 1945… e dal 1949 alla sua morte, avvenuta appunto nel 1965. Non è l’unico caso di matematico fascista che ha continuato la carriera nel dopoguerra: mi viene in mente per esempio Mauro Picone, pur tra tutti i distinguo possibili (vedi qua e quaper un’idea di cosa ha fatto). Ma non ho abbastanza competenze per parlare di politica, e passo quindi all’economia, dove ci capisco comunque poco ma almeno un po’ di matematica ogni tanto c’è.
![[il coefficiente di Gini]](https://i0.wp.com/xmau.com/wp/ilpost/wp-content/uploads/sites/4/2015/03/gini.png?resize=424%2C453)
il coefficiente di Gini – da https://commons.wikimedia.org/wiki/Image:Economics_Gini_coefficient.svg
Da quello che abbiamo visto sopra, il coefficiente di Gini (Gini index, se cercate in testi in inglese) è sempre compreso tra 0 (perfetta uguaglianza) e 1 (un riccone piglia tutto), e più è alto più la società non è equalitaria: più che il valore in sé è dunque spesso interessante vedere come esso varia negli anni, per capire se le sperequazioni stanno aumentando o diminuendo. Il suo uso è stato comunissimo in questo secolo (Gini propose il suo coefficiente nel 1912), ma naturalmente c’è sempre chi non è d’accordo e vorrebbe trovare qualcosa di nuovo. Nell’articolo della BBC che ho citato all’inizio viene proposto di usare il Palma ratio, dal nome di Jose Gabriel Palma economista cileno che però ha una cattedra a Cambridge, UK (mica siamo nazionalisti solo noi…) e che misura il rapporto tra la ricchezza del 10% della popolazione più ricca e quella del 40% più povero. Seriamente, chi ha ragione? La risposta è “boh”. Non è possibile condensare tutti i dati sulla ricchezza relativa della popolazione in un singolo numeretto, per quanto la cosa potrebbe essere apprezzata da tutti quelli che amano le certezze nella vita. Quello che possiamo fare è cercare dei numeretti che abbiano senso per una ragione specifica e non usarli per altri scopi: il rapporto di Palma si concentra sugli estremi della scala, mentre il coefficiente di Gini considera la popolazione nel suo complesso e pesa più cosa accade alla classe media. Oppure, se preferite, potete lasciare il disegnino della curva di Lorenz: ma ho il sospetto che in questo caso occorra prima imparare a saper leggere le figure…
Leave a comment