Non proprio l’un percento
In questi giorni si è parlato molto della possibile riforma fiscale italiana, in cui tra l’altro si immagina che l’aliquota standard per l’Iva passi dall’attuale 20% al 21%. Alcuni hanno chiosato la proposta affermando che l’Iva crescerebbe dell’1 percento: beh, ci sono tanti modi per indicare il possibile futuro aumento, ma nessuno di questi è pari all’un percento, mi spiace dirlo.
Innanzitutto una specifica per chi non è avvezzo a queste cose. Per noi utenti finali l’Iva è una botta che arriva di colpo, ma per le aziende che trasformano prodotti la cosa è un po’ diversa. Iva è infatti un acronimo per Imposta sul Valore Aggiunto: se io acquistando materiali per 100 euro più Iva creo un prodotto che vendo a 150 euro più Iva, l’imposta che pagherò è sui 50 euro di ricarico. Infatti con l’Iva al 20% io aggiungo 30 euro di imposta sul mio prezzo di vendita ma ne scalo 20 dal prezzo di acquisto, quindi verso allo Stato 10 euro.
Ciò detto, quant’è l’aumento se l’Iva passa dal 20% al 21%? Dipende. Se lo guardiamo dal punto di vista del gettito teorico, l’aumento è del 5%. Su un bene che costa 100 euro, infatti, lo Stato ci metteva un’imposta di 20 euro prima e ce ne mette una da 21 euro dopo; un euro su 20 sono giusto il 5%. (In pratica guadagnerà un po’ di meno, perché i consumi si contrarranno: ma questo è un blog di matematica, non di economia, quindi tralascio tali quisquilie). Se invece guardiamo ai prezzi, questi cresceranno all’incirca dello 0,83%. Infatti il bene che costava 100 euro più Iva passa da 120 a 121 euro, e un euro su 120 è per l’appunto lo 0,83% circa. Insomma, di questo un percento non c’è proprio traccia: se proprio si vuole parlare di “1” la forma corretta è affermare che l’Iva aumenterà di un punto percentuale, usando una locuzione che sottende il calcolo della differenza tra due percentuali e non del loro rapporto.
Tutto questo è solo un’inutile complicazione? Forse, ma non lamentatevi poi se i conti non vi tornano!
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