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matematto non praticante

_Il crepuscolo dei media_ (libro)

Si parla sempre della crisi dei media. Ma i dati in questo saggio (Vittorio Meloni, Il crepuscolo dei media : informazione, tecnologia e mercato, Laterza 2017, pag. 137, € 13, ISBN 9788858129685, link Amazon) mostrano una fotografia impietosa del tracollo sempre più rapido del peso della stampa, italiana ma anche estera, sia nel numero di copie che nei ricavi pubblicitari; anche la televisione, neppure in Italia dove comunque resiste ancora, non se la passa troppo bene: gli OTT (Over The Top: Facebook, Google e pochi altri) prendono buona parte dei soldi che mancano: il resto dei ricavi di una volta si è definitivamente perso, si direbbe. Mi sarebbe piaciuto vedere più tabelle, e non solo puntatori ai documenti da cui Meloni ha tratto i dati; per il resto, il libro non dà soluzioni, anzi mostra come anche quelle previste negli anni scorsi in realtà non funzionano; ma non le promette nemmeno, quindi è onesto.

L’affaire sacchetti

Il bello dell’avere un blog sono i commentatori. (Occhei, non è sempre vero, ma nel mio caso il blog è abbastanza di nicchia per non essere considerato dai cretini in cerca di pubblico). I miei ventun lettori sapevano così da tre mesi che da Capodanno i sacchetti per frutta e verdura sarebbero stati obbligatoriamente in materiale riciclabile e inoltre a pagamento, e il merito non è mio se non come tenutario del blog.

In questi giorni se ne sono accorti tutti, e persino i giornali sono stati costretti a inseguire l’onda dei social che ha eletto la querelle sacchetti a notizia più importante della settimana, tra notizie vere e false. Ecco cosa sono riuscito a capire in questi giorni.

  • La legge è spuntata questo agosto mentre si convertiva il decreto-Mezzogiorno, seguendo la malsana abitudine di infilare provvedimenti interessati in leggi che non hanno nulla a che fare.
  • Non è vero che ce l’ha chiesto l’Europa: come qui (pagina 94), la Direttiva UE 2015/720 del 29 aprile 2015 dice al punto 11 «Le misure che devono essere adottate dagli Stati membri possono prevedere l’uso di strumenti economici come la fissazione del prezzo, imposte e prelievi, che si sono dimostrati particolarmente efficaci nella riduzione dell’utilizzo di borse di plastica, e di restrizioni alla commercializzazione, come i divieti in deroga all’articolo 18 della direttiva 94/62/CE, purché tali restrizioni siano proporzionate e non discriminatorie.» (grassetto mio) e al punto 15 «Gli Stati membri possono scegliere di esonerare le borse di plastica con uno spessore inferiore a 15 micron (“borse di plastica in materiale ultraleggero”) fornite come imballaggio primario per prodotti alimentari sfusi ove necessario per scopi igienici oppure se il loro uso previene la produzione di rifiuti alimentari», ed è per quello che fino a domenica scorsa si usavano ancora i sacchetti non biodegradabili.
  • È vero che la stragrande maggioranza dei sacchetti ultraleggeri in Italia è fatta di Mater Bi, brevettato dalla Novamont, la cui amministratrice delegata Catia Bastioli forse è amica di Renzi; non sembra però che la legge sia stata scritta appositamente con clausole che favorissero l’azienda (i 15 micron, come vedete, nascono da una direttiva europea)
  • I motivi per questa introduzione non sono affatto chiari, almeno fino a quando non ci saranno anche i guanti biodegradabili per prendere frutta e verdura;
  • Ovviamente il supermercato prima i sacchetti ce li faceva pagare nascosti nei costi di gestione; può darsi che ora debba pagarci le tasse su, anche se la cosa mi pare improbabile, o meglio non vedo una grande differenza (se non che se uno si ruba i sacchetti questi si tolgono dall’inventario)

Ah, a proposito della tara delle bilance, ho provato a fare un conto spannometrico. Abbiamo visto che il sacchetto ha spessore massimo 15 micron, e possiamo approssimarlo con un foglio A4. Quindi il suo volume è 30·10-6·(1/16) m³, che fanno circa 2 grammi immaginando densità 1 (in realtà sono due grammi e mezzo perché la densità è circa 1,3 secondo questa fonte). Se la gente comincia a prezzare i singoli pezzi di frutta immaginatevi un aumento dei costi, perché la tara deve comunque essere tolta.

Aggiornamento: (6 gennaio) Questo articolo del Sole-24 Ore dà ulteriori informazioni e il link alla legge di conversione del decreto Mezzogiorno.

Massimo Arcangeli e “il solito perfettino”

Quando l’altro giorno ho consultato le statistiche del 2017 per xmau.com, mi sono accorto che tra i referrer al sito ce n’era uno che superava persino quelli farlocchi dei siti russi e ucraini, e proveniva da una fonte a prima vista improbabile: repubblica.it. Essendo io un curiosone, sono andato a vedere l’articolo, che è del gennaio scorso (per la cronaca, ha generato 279 hit. Per dare un’idea, Facebook ne ha generati 17.281, ma anche solo mantellini.it arriva a 1.577: quindi i numeri sono piccoli). Si parla di “webete” che aveva vinto il sondaggio per la parola dell’anno; Arcangeli chiosa «Il solito perfettino, per ridimensionare l’attribuzione della paternità del conio a Enrico Mentana, ha fatto ricicciare dal Web una lontana attestazione: la presenza di webete in un dizionarietto di telematichese degli anni Novanta.» Il “dizionarietto di telematichese” è il mio Gergo Telematico: il “perfettino” non sono io – credo che sia stato Massimo Manca a pubblicizzare per primo la cosa, ma non ne sono certo – per due ottime ragioni: la seconda è che non perdo tempo con queste cose, tenuto conto che poi non avevo nemmeno coniato io il termine, la principale è che manco mi ricordavo di avere inserito quel termine nel Gergo :-)

La cosa non sarebbe poi così importante: tra l’altro il significato mentaniano è diverso da quello originario, quindi non si potrebbe nemmeno parlare di una copia. Però mi sconcerta parecchio tutto questo astio di Arcangeli. Se mai gli capitasse di leggere questo post, ci tengo a fargli notare che è vero che il Gergo Telematico è fatto piuttosto male – venticinque anni fa, quando lo compilai, ero molto meno bravo di adesso e non avevo pensato a fare un lavoro ben fatto con date e testi delle citazioni – ma il repertorio non è né “anonimo” né “ignoto anche agli specialisti”, visto che nelle sue domande e risposte ogni tanto la Crusca l’ha usato, non foss’altro perché dava comunque una data di uso di un termine. Insomma, perché tanto odio? Arcangeli aveva forse paura che gli rubassero il lavoro? (è professore ordinario di Linguistica italiana presso la Facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Cagliari). Tra l’altro, la storia era dell’estate precedente, quindi non c’era nemmeno più un botta-e-risposta al riguardo. Misteri misteriosi.

_Parole e potere_ (ebook)

Questo (Giuseppe Pitruzzella, Oreste Pollicino, Stefano Quintarelli, Parole e potere : Libertà di espressione, hate speech e fake news, Egea 2017, pag. 159, € 9,99, ISBN 9788823815148, link Amazon), più che un saggio, è un resoconto a tre voci su cosa succede nel campo di fake news e hate speech. La mia sensazione a pelle è che sia un testo preparato “per portarsi avanti col lavoro”, e avere qualche “bella” legge al riguardo. Delle tre parti, quella di Pollicino (a parte la sintassi terribile) che presenta il problema da un punto di vista costituzionalista è interessante perché mostra la differenza di concezione tra europei e americani per quanto riguarda il free speech (da noi più diritto universale, da loro legato a una concezione di mercato); quella di Pitruzzella mi è scivolata via senza lasciarmi molto; infine mi sarei aspettato da Quintarelli qualcosa in più di una panoramica seppure molto completa. In definitiva il testo serve più che altro a chi non conosce questi temi e vuole un’idea di base, sempre facendo la tara di un approccio che è fondamentalmente politico più che in punta di diritto.

Statistiche del sito per dicembre 2017 (con bonus)

È finito l’anno ;-) A dicembre il numero di visitatori diversi al sito è sceso a 22.506 ma quello di visite è cresciuto leggermente a 48.728, quindi i ventuno affezionati lettori hanno cliccato più volte su F5; le pagine visitate sono state 92.775. Ah, una curiosità che non ho mai scritto: queste sono pagine aperte da una persona presumibilmente reale. Bot e simili hanno nel frattempo richiesto 520.097 pagine, giusto per mostrare quanta parte del traffico di rete sia farlocco.
Le top 5 di questo mese vedono un calo delle visite, però è interessante notare come siano tutte “nuove”, tranne una evidentemente stagionale:

  1. Carnevale della matematica #114: 607 visite
  2. Centro Operativo Postale: 435 visite
  3. Tracciamenti pervasivi: 387 visite
  4. Quizzino della domenica: stie: 385 visite
  5. Donatrici di sangue: 368 visite

La pagina più vista è comunque quella sugli accordi con 1.245 visite.

Come bonus, ecco le dieci pagine (blog e sito) più viste nell’anno 2017.

  1. Accordi musicali: 14.632 visite
  2. Stupri di serie A e di serie B: 11.496 visite
  3. Chiara Appendino e la regressione immaginaria: 6.980 visite
  4. Codice 1000: 5.414 visite
  5. Come si calcola la radice quadrata a mano: 5.363 visite
  6. Pillole di teoria musicale: 3.273 visite
  7. Funerali e domenica: 3.095 visite
  8. Centro Operativo Postale: 3.005 visite
  9. Insulti romaneschi: 2.988 visite
  10. Negozio per comprare mariti e mogli: 2.664 visite

Direi che è chiaro che il blog di per sé è morto, e gli accessi arrivano più che altro da motori di ricerca: può giusto darsi che qualche post riscuota un certo qual successo, ma anche in quel caso sono poi le visite da Google che contano. Sapevàtelo.

Quizzino della domenica: quanti primi!

Sapete come Euclide dimostrò che c’erano infiniti numeri primi? Disse “beh, se ce ne fossero un numero finito li possiamo prendere tutti, moltiplicarli tra loro, e poi sommare 1. I casi sono due: o questo numerone è primo, oppure è scomponibile in fattori primi che però non possono essere quelli già noti. In ogni caso troviamo un nuovo numero primo”. Questa è probabilmente una delle più belle dimostrazioni matematiche.
Supponiamo però di non considerare tutti i numeri primi, ma solo quelli nella successione aritmetica 2, 5, 8, 11, 14…; insomma quelli della forma 3n−1. Un risultato piuttosto complicato di teoria dei numeri (il teorema di Dirichlet) ci assicura che anche questa successione contiene un numero infinito di primi: in questo caso particolare riuscite a scoprirlo in maniera molto più semplice?

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p289.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da The Art of the Infinite)

_Noi e i numeri_ (libro)

Questo libretto (Luisa Girelli, Noi e i numeri, il Mulino 2010, pag. 132, € 8,80, ISBN 9788815109804, link Amazon) racconta dal punto di vista delle scienze neurologiche come il nostro cervello gestisce i numeri e le operazioni aritmetiche. Dire “nostro” è limitante, visto che Girelli racconta anche il senso matematico di neonati e animali. Personalmente ho trovato un po’ inutile la parte iniziale sulla storia dei numeri, mentre mi è piaciuta la parte finale (un po’ alla Oliver Sacks…) sui pazienti che hanno avuto lesioni cerebrali e devono ovviare in qualche modo. La conclusione è che noi operiamo con i numeri a tanti livelli diversi, dalle formule imparate a memoria come le tabelline alla memoria a medio termine per compiere le operazioni.

Gli aumenti della luce

Ho provato a leggere il comunicato dell’Autorità per l’Energia che spiegherebbe come in media le tariffe elettriche cresceranno del 5,3%. Non ci ho capito nulla: mi pare che il prezzo aumenterà perché costa di più produrre e importare energia elettrica, come il signor di Lapalisse affermava già a suo tempo; forse si parla anche delle cavallette, ma non ne sono certo della cosa.

 

In realtà non è affatto così: se guardate la ripartizione dei costi e la confrontate con quella del secondo semestre 2016 potete notare come sì, c’è un leggero aumento della percentuale dovuta all’energia, ma molto meno di quanto ci si potesse aspettare. Quelle che crescono davvero sono le “spese per oneri di sistema”. E a cosa è dovuto questo aumento? Semplice: alla «variazione della componente degli oneri generali per la copertura degli
incentivi alle imprese a forte consumo di energia». Traduzione in italiano: noi utenti volgari paghiamo l’industria perché possa usare l’elettricità a prezzo più basso.

D’altronde vi ricordo che il nostro mercato energetico aveva una tariffa tutelata che casualmente è stata eliminata: dal 2018 il bispensiero ha estratto dal cappello il PLACET, “Prezzo Libero A Condizioni Equiparate di Tutela”: qui mi spiace ma non riesco proprio a tradurre in italiano corrente l’ossimoro. Semplice, no?