Contenitori per le allodole

Forse non sapete che Milano sarebbe una delle città italiane più virtuose per la raccolta differenziata. Quasi sicuramente non sapete che l’Amsa (l’azienda rifiuti meneghina) ha lanciato un’iniziativa sperimentale per la raccolta di lampadine e piccoli elettrodomestici, che non si sa mai dove buttare. Qui trovate la pagina sul sito istituzionale, mentre il volantino è visibile a http://www.amsa.it/gruppo/cms/amsa/cittadini/milano/documenti/ecoisole-ecolight.pdf .

Orbene: fino al 31 dicembre ci sarebbe uno di questi contenitori ipertecnologici in “viale Zara, 100”. Vabbè, tralasciamo che per capire dov’è bisogna entrare nella sede del Municipio e scoprire che il contenitore è stato piazzato nel cortile interno. Con un po’ di fatica ce la si può fare. Lunedì nel tardo pomeriggio avevo un robo elettrico antizanzare che non ha mai funzionato se non come lucina di cortesia, e ho pensato bene di andare a buttarlo lì. Arrivo, entro nel cortile (buio), leggo le istruzioni (“schiscia il pulsante relativo a cosa vuoi buttare via, poi passa la tua tessera sanitaria per assicurarci che tu non sia un foresto che intende sfruttare a ufo le risorse delle nostra ubertosa metropoli”), cerco di capire dove diavolo si strisci la tessera, visto che l’ergonomia è stata pensata per la gente giusta, tra l’1,60 l’1,60, tra l’1,60, capito? Risultato: il display mostra “Contenitore pieno”.

Faccio al commesso, che si era avvicinato dicendomi che tanto era tutto pieno, che non mi sembrava una grande cosa per l’Amsa lasciare il contenitore così. Risposta: sì, ma a parte che quando è pieno dovrebbe arrivare una mail automatica, abbiamo già segnalato noi la cosa due-tre settimane fa ma non si è visto nessuno.

Sappiatelo.

La pista ciclabile sparita

Fino all’anno scorso la finta pista ciclabile di viale Melchiorre Gioia a Milano – “finta” perché ci sono solo i pezzetti vicino agli incroci, per il resto le bici pedalano sul controviale: nulla di male, intendiamoci – quando arrivava a Piazza Einaudi si spostava dal viale, passava vicino al palazzo ancora per poco sede Telecom, passava sopra il parcheggio sotterraneo della piazza e continuava in doppio senso di marcia sul lato sinistro per passare sotto il ponte delle Gabelle e arrivare a san Marco. Poi sono partiti i lavori per la Biblioteca degli Alberi e il pezzo di piazza Einaudi è stato chiuso per la riqualificazione. Risultato: un anno in cui con sprezzo del pericolo mi infilavo dentro il budello di Melchiorre Gioia per poi girare a sinistra in via Sassetti e ritrovare finalmente un altro pezzo di pista ciclabile.

In questi ultimi mesi dall’altra parte del viale è stata prolungata la pista monodirezionale, sfruttando il confine del parco – e quindi non togliendo spazio a nessun’automobile. L’andata era insomma più tranquilla, il ritorno no. Però capisco che ci fossero i lavori da fare. Dieci giorni fa sono finalmente stati completati i lavori ed eliminate le transenne. Solo che è cominciato a piovere e quindi non sono andato a lavorare in bicicletta. Mercoledì sono però passato a piedi di là (per mancanza di BikeMi) e ho scoperto che il design squadrato per la Biblioteca degli Alberi ha dimenticato un piccolo particolare: quei cento metri scarsi di pista ciclabile che prima c’erano e adesso si sono persi. Possibile che nessuno ci abbia pensato?

(Per quelli della scuola “mannò, sono percorsi ciclopedonali!”: il largo passaggio disegnato sopra il parcheggio interrato comincia con una scalinata. I passeggini e le sedie a rotelle possono fare un giro un po’ più lungo, che però è così stretto da non permettere certo il passaggio contemporaneo di pedoni e biciclette. E comunque la parte vicino alla sede Telecom, che con la Biblioteca degli Alberi non ha nulla a che fare, è ancora coscienziosamente bloccata con i jersey)

Il falso testo dell’intervista a Dijsselbloem

David Puente scava sulla notizia pubblicata dal “Movimento 5 Stelle Europa” (no, non è un fake): un video dove Jeroen Dijsselbloem, consigliere strategico per il Meccanismo Europeo di Stabilità, «in una intervista alla CNBC invita apertamente i mercati a punire l’Italia facendo salire gli interessi sul debito.» Le immagini video sono reali, ma nell’intervista – dove non si sente il testo originale ma solo un commento sovrainciso – Dijsselbloem dice qualcosa di diverso: è preoccupato per la manovra italiana e non sa cosa faranno i mercati. Puente spiega poi come il video “scovato” dai pentastellati europei arriva da Pandora TV, cioè Giulietto Chiesa. Quando la notizia della falsa traduzione è filtrata, il Movimento 5 Stelle Europa ha cercato di metterci una pezza, glissando amabilmente su quanto aveva scritto e affermando che comunque Dijsselbloem aveva affermato che «se la crisi italiana diventa una crisi più grande… proprio per come l’economia e le banche italiane sono finanziate, sarà una implosione piuttosto che una esplosione», dimenticando di aggiungere la parte sostituita dall’ellissi, che è «it will mainly implode into the Italian economy, as opposed to spreading around Europe». Detto in altri termini, Dijsselbloem ce l’ha con le politiche dell’attuale governo, ma non gliene importa poi molto di quello che succede, perché a suo parere la crisi ce la terremo solo noi.

Cosa impariamo da questa storiella? Tante cose. La prima: chissà se quando Giulietto Chiesa faceva i reportage da Mosca raccontava quello che succedeva o quello che a lui piaceva dive. La seconda: non fidarsi mai delle fonti non originali (per quelle originali, verificare di volta in volta). La terza: M5S continua a non aver ben chiaro come funziona la rete, o se preferite intende solo parlare ai propri adepti e quindi non si perita di verificare la qualità delle fonti (non dico di sapere chi sono quelli di Zero Hedge, ma almeno Pandora TV…) né di chiedere scusa.

Quizzino della domenica: cane e scimmia

Abbiamo un tavolo, un cane e una scimmia. Se la scimmia è sopra il tavolo e il cane sotto, la distanza tra la punta delle loro teste è 150 cm. Se invece è il cane a essere sopra e la scimmia sotto, allora la distanza tra la punta delle loro teste è 110 cm. Quanto è alto il tavolo?


(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p347.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da China Focus via Mind Your Decisions: immagini di Schplook e GDJ, da OpenClipArt (qui e qui)

corto circuito?

Chissà se il nostro governo ha offerto asilo politico ad Asia Bibi, cristiana pakistana accusata di blasfemia. Ma forse le radici cristiane sono troppo aggrovigliate.

_Selected Papers on Fun & Games_ (libro)

Knuth è Knuth. Per un matematico e informatico quale io sono è la cosa più vicina a un dio in terra. Se aggiungete la mia rinomata serietà, capirete perché non potevo non comprarmi questo volume (Donald E. Knuth, Selected Papers on Fun & Games, CLSI 2011, pag. 741, € 30,60, ISBN 9781575865843, link Amazon), che raccoglie articoli non esattamente accademici, da “Controesempio a una congettura di Peano” che dimostra che 1+1=3 in certi casi, come per l’appunto la nascita del suo primo figlio, oppure due lunghe dissertazioni su targhe automobilistiche “vanità” e cartelli stradali americani. Non spaventatevi troppo dalla lunghezza del testo: più di 100 pagine sono dedicate al codice per Adventure (chi ha la mia età sa bene di che si parla). Ci sono anche tratti personali, come le cartoline matematiche natalizie che lui e sua moglie hanno spedito negli anni agli amici o il concorso che aveva vinto da ragazzo trovando il maggior numero di anagrammi parziali del nome dello sponsor di una trasmissione televisiva. Il libro è insomma consigliato ai fan di Knuth (quorum ego) ma non al lettore comune.

Initiative Q

In questi giorni, soprattutto se passate parte del vostro tempo su Facebook, avrete probabilmente notato una nuova catena di sant’Antonio (o se preferite un nuovo schema Ponzi): Initiative Q.

Come funziona la cosa al momento? Si lanciano inviti (per esempio da qui: se qualcuno accetta l’invito ti vengono assegnati dei Q. Cosa sono i Q? Questa è una domanda intelligente. Le FAQ sono piene di paroloni, ma almeno per uno come me che di economia non ne sa poi più di tanto non c’è nulla di davvero chiaro. Al momento un Q vale zero: secondo i proponenti, se il sistema prendesse piede si potrebbe arrivare a un Q = 1$, ma la cosa è molto teorica. Tra l’altro il concetto di fare una moneta che non abbia inflazione, e soprattutto la parte del comitato che decide quanti Q “coniare” (l’equivalente della Federal Reserve o della BCE, insomma) mi paiono poco ottenibili in pratica. Altre cose, tipo il cashback, potrebbero anche funzionare, o almeno Satispay afferma così.

Ad ogni buon conto, io non metterei soldi miei su Initiative Q, o almeno non ci metterei più di cinque euro per divertirmi. Però un’email (non la mia solita) e una password (completamente diversa dalle mie) ci possono stare. Magari scopriremo che il tutto era un modo per mappare come si muovono le connessioni nella rete…

Scopiazzatori senza vergogna

Il Corsera…

… e Wikipedia

Nella prima immagine potete leggere un paragrafo di un articolo apparso martedì sul Corriere della Sera, articolo che potete anche trovare salvato su archive.org per i posteri. Nella seconda immagine potete vedere invece parte della voce di Wikipedia “Galleria Adige-Garda”: rectius, la versione del 7 ottobre scorso, tanto per mettere le cose in chiaro dal punto di vista dei tempi. Un raffronto interessante, nevvero?

Detto in termini forse più comprensibili: abbiamo quello che sarebbe il quotidiano italiano più autorevole, nella persona del suo giornalista Ferruccio Pinotti, che copia senza alcun pudore paragrafi di Wikipedia – e per fortuna che il copincolla è automatico, perché quando ha aggiunto il titoletto “L’mpatto sul Garda” non si è nemmeno accorto di aver fatto un refuso. Non solo una flagrante violazione di copyright (e di diritti intellettuali, visto che Pinotti non ha nemmeno avuto il buon gusto di aggiungere una frasetta “come spiega Wikipedia”), a cui si aggiunge la classica ciliegina sulla torta: il Corriere della Sera, come sempre, termina il suo articolo con le paroline magiche “© RIPRODUZIONE RISERVATA”.

Ricordatevi: questo è lo stato odierno del giornalismo italiano.