Archivi annuali: 2020

O mia bella mascherina

Oggi pomeriggio ho avuto una botta di vita: sono uscito (in bicicletta, persino!) per andare al bancomat e comprare una stecca di sigarette per Anna. Nel mio giro ho visto spannometricamente un 10% di persone senza mascherina, e un altro 10% con la mascherina sotto il mento, evidentemente per evitare che il virus si attacchi al gozzo. Foulard e fazzoletti non pervenuti.
È vero che io sto in periferia, ma direi che l’ordinanza di Fontana non è stata così considerata…

Ultimo aggiornamento: 2020-04-07 19:17

Statistiche del sito per marzo 2020

Probabilmente penserete che vista la quarantena obbligata le visite al sito in marzo siano schizzate in alto rispetto a febbraio. Invece è successo proprio l’opposto, con i visitatori diversi che sono calati del 30% abbondante, anche se c’è stato un leggero aumento nel numero di pagine. In pratica ci sono stati 20.546 visitatori diversi per 44.002 visite, le pagine accedute sono state 107.609 e gli accessi 271.673. Il giorno più usato è stato il 30, con 1.702 visite, 4.579 pagine e 15.018 accessi.
Detto tra noi, secondo me i conti sono falsati da chi cerca di craccare il mio wiki: le statistiche WordPress del mese erano positive, tranne nell’ultima settimana in cui ho cercato di parlare di cose diverse dal coronavirus. La Top5 è però abbastanza locale:

  1. Eupnoico: 1.923 visite
  2. Dove stanno gli asteroidi?: 438 visite
  3. Prove di Grande Fratello: 409 visite
  4. No, la matematica proprio inutile non è: 346 visite
  5. donazioni Wikipedia (e Wikimedia): dove vanno?: 334 visite

Il romanaccio ha 1.202 accessi, gli accordi musicali 689, e la pagina dei miei libri 493.

Tra i referrer “seri”, a parte il solito Facebook, il post di MaddMaths! sulle mie curiosità matematiche ha avuto 247 link, Mantellini 150, e non si sa perché il vecchio sito di Frieda 110 e l’aggregatore di news wikimedia 49. Sulle stringhe di ricerca, a parte il solito eupnoico, direi che la quarantena porta la gente a mettersi a suonare: trovo “accordo c7”, “accordi per chitarra”, “accordi di nona per chitarra”, “differenza tra do7 e do7 maggiore”, “accordi di quinta”, “accordi organo”, “accordi in quarta e sesta”. Dite che dovrei mettere mano al mio vecchissimo manuale di armonia per chi non studia musica?

E se le mascherine non ci sono?

Io non sono tendenzialmente contrario all’obbligo di usare le mascherine quando si esce. Bisogna ovviamente mettere in chiaro un po’ di cose: che la mascherina non serve a proteggere te quanto a proteggere gli altri da te, il che significa che devi metterla bene, che copra il naso e la bocca, e soprattutto che non devi toglierla; e che la mascherina che useremmo per uscire non è un presidio chirurgico, il che significa che non c’entrano un tubo con quello che bisogna dare a medici, infermieri e persone che comunque hanno a che fare con malati e possibili malati.. Questo significa per esempio che – a parte il pessimo gusto, per cui ci si può fare poco – anche le mascherine sponsorizzate servono allo scopo.

Ma ovviamente per indossare le mascherine bisogna che vengano fornite, e non emettere un’ordinanza che poi dice “vabbè, se non le avete mettetevi pure una sciarpa sul viso, che non serve praticamente a nulla ma fa tanto colore”. È così complicato arrivarci?

Quizzino della domenica: vacanze piovose

L’anno scorso ho passato delle vacanze tormentato dal maltempo: è piovuto durante tredici giorni. Guardando le cose dal lato positivo, se pioveva al mattino il pomeriggio era soleggiato, e se pioveva al pomeriggio nella mattinata c’era il sole. Ci sono stati undici mattinate di sole e dodici pomeriggi di sole. Quanto è durata la vacanza?


(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p441.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Philip Heafford, Great Book of Math Puzzles; immagine da FreeSVG.org.)

Terra e spazio vol. 2 (libro)

Seconda parte della raccolta dei racconti di Clarke: qui (Arthur C. Clarke, Terra e spazio vol. 2, Urania Collezione 198, pag. 360, € 6,90, trad. vari) troviamo per esempio “Sentinella” e “I nove miliardi di nomi di Dio”. Devo dire che mi sono trovato peggio che con il volume precedente. Secondo me il guaio è nei racconti lunghi – sono dei primi anni ’50 – dove Clarke risulta troppo didascalico; quelli sulla Luna sono invecchiati davvero male. Tra i migliori considero invece “Al bivio” e “Superiorità”.
Anche in questo caso la traduzione non è sempre all’altezza: poi mi chiedo perché, visto che alcuni racconti sono stati ritradotti “per offrire al lettore una migliore esperienza”, non sia stato fatto lo stesso con “Silenzio, prego” che farà rabbrividire chiunque sappia un po’ di matematica…

Anche con il lockdown

Mi sono trovato una busta consegnata a mano nella buca delle lettere. Era una lettera – con relativa pubblicazione – dei testimoni di Geova. Certo che per loro deve essere duro doversi inventare una nuova strategia di marketing!

Ultimo aggiornamento: 2020-04-03 09:22

Scrivere non è sempre la stessa cosa

Quando la settimana scorsa ho raccontato perché io scrivo, c’è stato un piccolo thread al riguardo su Facebook, dove al mio commento “mi sa che scriverò un pippone sulla differenza tra postare su FB e scrivere su un blog” il mio amico Gionata ha ribattuto da un lato aggiungendo lo scrivere libri e dall’altro dicendo di essere curioso del perché io trovassi una differenza, visto che per lui era la stessa cosa. Insomma, il pippone ve lo trovate anche questa volta, con la solita avvertenza che quello che scrivo è il mio personale punto di vista e che potrebbe essere una posizione di assoluta minoranza.

Io non credo di avere mai avuto il blocco dello scrittore. In prima elementare scrivevo pensierini a raffica. Al triennio del liceo, consegnavo i temi in un’ora e mezzo: quattro paginette (non usavamo fogli protocollo) scritte direttamente in bella perché sono pigro, con risultati non eclatanti ma nemmeno disprezzabili. In realtà mi capitò una volta in prima liceo di prendere un 5 e mezzo su un tema manzoniano, per l’ottima ragione che come al solito non avevo studiato e quindi mi sono dovuto arrampicare sugli specchi; il professore – che aspettava solo una mia insufficienza – mi costrinse a scrivere in brutta e per un anno e mezzo io diligentemente copiai in brutta il tema che avevo appena scritto in bella. Attenzione, però. Non è che io scrivessi, o scriva, di getto: semplicemente ai tempi mi fermavo un attimo, componevo mentalmente la frase da scrivere, e la mettevo su carta.

Da quando poi ci sono i computer il mio modo di scrivere i post è cambiato. Solitamente ci penso un po’ su prima di cominciare a scrivere, creando qualche frase ad hoc che mi dimentico subito; poi comincio a scrivere a spizzichi e bocconi – questo post ce l’ho in bozza da due giorni – ma soprattutto mentre scrivo torno spesso indietro a correggere e migliorare delle frasi che non mi suonano tanto bene. Esatto: mantengo nella mia memoria di lavoro due o tre sezioni del testo. Non ve lo consiglio, ma per chi è abituato a lavorare così non è poi molto complicato. Alla fine non rileggo mai, visto che tanto l’ho fatto man mano: ecco perché vi trovate spesso dei tag non chiusi o chiusi in modo errato, o addirittura frasi lasciate a metà perché l’algoritmo mentale di composizione ha avuto un interrupt, magari un gemello che viene a chiedermi per l’ennesima volta qualcosa.

A parte queste mie peculiarità, un post è insomma per me un’unità logica che deve avere una sua struttura interna ben precisa, e la deve avere per quanto possibile anche nel futuro non meglio identificato. Un messaggio in un social network no. Fosse anche un pippone da venti righe, è qualcosa che butto giù tutto in un fiato, senza stare troppo attento alla struttura logica della frase se non per far sì che il testo sia comprensibile a chi mi legge. Eventuali errori di ortografia li correggo dopo, perché mi dà fastidio vederli; però il messaggio è qualcosa che per me vale solo nel qui-ed-ora. Naturalmente mi è sempre chiaro che una qualunque cosa scritta in rete è per sempre, e quindi non scrivo cose di cui potrei pentirmi in futuro; mi daranno magari del cretino, ma tanto ci sono abituato!

E scrivere libri? Non lo so, non ne ho mai scritti :-) Seriamente, i libri che ho scritto non sono saggi veri e propri, ma insiemi di capitoli che possono essere letti indipendentemente. Questo significa che da un certo punto di vista li ho scritti come se fossero dei post un po’ più lunghi del solito, e non ho mai avuto bisogno di pensare a un livello più alto, quello del fluire del testo – la struttura, se volete chiamarla così. La massima dimensione a cui sono arrivato sono le 22mila battute del librino su David Foster Wallace e la matematica e le 45mila battute di Matematica e infinito che però oggi riscriverei da capo; prima di parlare di libro ce ne vuole. Di per sé ho un paio di progetti per un libro vero e proprio, ma nessuno me li ha mai accettati e quindi se ne stanno lì fermi.

Qualcosa posso però dire sulla differenza di approccio che ho. Mentre come scrivevo sopra i post sono pensati prima e durante, ma poi partono d’improvviso, i miei libri hanno una genesi del tutto diversa. Li scrivo, in un ordine più o meno casuale; li lascio decantare; li riscrivo quasi da capo, perché non mi piace per nulla quello che ho scritto. (Detto tra noi, quello è stato il vero motivo per cui a scuola avevo smesso di scrivere la brutta: tanto poi riscrivevo da capo in modo diverso, e la cosa mi scocciava alquanto). Poi ci sono i lettori alfa che mi danno un feedback, e un’altra serie di giri di riletture e riscritture, si spera sempre di meno, fino a che il risultato non mi pare soddisfacente. La mia visione di un libro è insomma ancora diversa da quella di un post o di un messaggio. Il libro, come il post e a differenza del messaggio, è pensato per durare; ma il post nasce per la discussione immediata, mentre nel libro il polishing, la rifinitura insomma, diventa fondamentale.

Tutto questo vale ovviamente per me, che non scrivo per mestiere. Per altri le cose potrebbero essere diversissime. Voi per esempio cosa ne pensate?

Il mio postino ha finito la quarantena

Questo era il contenuto della mia buca delle lettere stamattina. No, non è che per due settimane (abbondanti) non sia andato a controllare se c’era qualcosa: semplicemente per due settimane (abbondanti) non è mai passato nessuno. Direi che l’ipotesi più probabile è che il postino in questione è stato messo in quarantena e finalmente sia stato giudicato guarito.

Detto tutto questo, continuo a non capire come sia possibile che a Milano non siano in grado, pandemia o non pandemia, di gestire il servizio postale per avere non dico una consegna al giorno, ma almeno una la settimana. Che i Topolino arrivino in ritardo può fare arrabbiare i gemelli, ma alla fine se li leggeranno tutti insieme: però se uno è abbonato a un settimanale di informazione (che già dovrebbe arrivare il venerdì ma il più delle volte veniva consegnato il lunedì successivo) che gli arriva dieci giorni dopo, che se ne fa?

Ultimo aggiornamento: 2020-04-01 13:46