sondaggi con scontrino

Come i miei ventun lettori sanno, io vendo una libbra della mia carne digitale al Google Opinion Rewards. Ieri a pranzo sono andato al Libraccio a comprare i libri per le vacanze dei gemelli; tornato in ufficio mi è arrivato il link che mi chiedeva se volevo mostrargli lo scontrino. Per una volta avevo ancora con me lo scontrino in questione, non stavo nemmeno dando nuovi dati a Google (che sa già che ho dei figli in quell’età) e gliel’ho fotografato. Mi chiedo solo due cose: qual è il loro vantaggio nell’avere una prova dell’acquisto, oltre che a verificare che non dico fole quando affermo di essere stato in un certo posto, e perché la foto dello scontrino vale praticamente 11 centesimi. Il Google Opinion Rewards dell’altro furbofono, infatti, mi ha chiesto se ieri ero stato al Bricocenter, cosa che ho fatto per annullare un ordine che era in attesa da 50 giorni (per i curiosi, il mobiletto che poi abbiamo comprato altrove e montato ieri); quindi ho detto che sono entrato e non ho comprato nulla. La differenza tra i micropagamenti è stata per l’appunto 11 centesimi…

Mobili da montare e viti da avvitare

Ieri abbiamo montato due nuovi mobiletti da esterno per buttare via quelli che avevamo e che erano conciati malissimo. Il secondo (marca Terry) non ci ha dato soverchi problemi, ma il primo (Spaceo) ci ha fatto fermare a un certo punto, a causa delle viti da avvitare nella plastica. Il problema era che non c’era non dico il buco ma almeno una guida per la vite, e la plastica era così spessa che le viti non si avvitavano né con l’avvitatore né a mano. Ho provato a prendere il trapano: purtroppo non avevo punte apposite ma solo da muro, e quindi è andata buca (perdonatemi l’orribile gioco di parole). A questo punto mi sono detto “a mali estremi, estremi rimedi”: ho tirato fuori il saldatore e ho bucato. (Tanto non devo fare saldature :-) )

Però ho il sospetto che ci sia qualcosa che non vada in tutto questo… magari sbaglio qualcosa di banale, oppure è proprio il concetto di buchi che è sbagliato.

Quizzino della domenica: due quadrati e un rettangolo

Questo problema è stato dato ai ragazzi inglesi di 11 anni, tanto per mettere le cose in chiaro.
Disegnate due righe sopra quelle già visibili nella figura e ottenete due quadrati di dimensioni diverse e un rettangolo (che può anche essere un quadrato, e può avere le stesse dimensioni di uno dei quadrati iniziali).


(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p388.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Mind Your Decisions.)

Come se volessero davvero Letta

Proviamo a leggere la notizia su Enrico Letta candidato alla presidenza del Consiglio Europeo senza paraocchi politici. (a) Stiamo parlando di un retroscena, cioè qualcosa che ufficialmente non esiste. (b) La notizia sarebbe trapelata dopo un incontro tra i vertici di popolari, socialisti e liberali, cioè tutte forze contro l’attuale governo italiano.

Quello che penso è che a questo giro l’Italia non si beccherà nessuna carica importante, anche perché in questo caso momento ne ha tre su cinque (Draghi, Tajani e Mogherini: le altre due sono Juncker e Tusk). Però gli altri europei devono salvare la faccia e quindi hanno fatto circolare un nome tecnicamente ineccepibile ma all’atto pratico improponibile, cosa che ai nostri va benone perché così possono continuare a tuonare contro i cattivoni di Bruxelles. Tutto qua.

_Celestino e la famiglia Gentilissimi_ (libro)

Nell’introduzione al libro (Achille Campanile, Celestino e la famiglia Gentilissimi, BUR 2012 [1942], pag. 235, € 11, ISBN 9788817061827, link Amazon), Barbara Silvia Anglani spiega due cose su Achille Campanile. La seconda è che lui, come un Wodehouse italiano, si sentisse perfettamente a suo agio nel raccontare della vita più o meno spensierata dei ricchi tra le due guerre… anche se poi il personaggio del Rompiscatole Celestino (suoi cognome e nome: tutti i personaggi qui presenti hanno nomi autoesplicativi) continua a rompere loro le scatole. La prima cosa è forse più interessante. Campanile era uno scrittore seriale da “riempitivi”, nel senso che continuava a dover riempire le pagine dei tanti giornali su cui scriveva; i pezzi che sfornava erano quindi spesso brevi, come le famose Tragedie in due battute, e libri come questo sono quindi l’assemblaggio di pezzi inizialmente pensati a sé. In altre parole, abbiamo come punto di partenza una successione di tormentoni, ben prima di quanto sia poi capitato con gli sketch televisivi. Ma il bello dei tormentoni è trovarseli davanti uno per volta, per assaporare il modo in cui si arriverà al risultato finale: leggerli tutti di fila diventa presto stancante, nonostante Campanile cerchi di cambiare stile passando dal romanzo epistolare alla commedia e arrivando persino ai “resoconti stenografici” del pensiero dei protagonisti. Il mio suggerimento è insomma di centellinare la lettura, inframmezzandola con altri libri: tanto non è che ci sia chissà quale trama da tenere a mente.

Sommare IVA e IRPEF

A quanto pare, Sandra e Raimond… ehm, i nostri vicepresidenti del consiglio, sono fiduciosi sulla nostra economia, anche perché è sulla buona strada. Affermano infatti che ce lo dicono «I maggiori incassi dell’Irpef e dell’Iva quasi dell’8 per cento e la diminuzione della disoccupazione rispetto al 2018 nei primi quattro mesi di quest’anno».

Come hanno fatto notare in molti, quello che è successo davvero è che l’Irpef è cresciuta del 3,6% e l’Iva del 4.2%. Certo, 3,6+4,2 fa quasi 8: ma come dovrebbe essere chiaro dalle elementari non si possono sommare quelle due percentuali di crescita ma fare una loro media pesata. (Occhei, alle elementari non si parla di media pesata, ma almeno ti dicono di non fare quei conti). Chi non è convinto della cosa può suddividere in una ventina di sottovoci i gettiti delle due imposte, sommare tutte le percentuali ottenute e scoprire che probabilmente siamo riusciti a raddoppiare il totale!

La vera domanda da farci è se il duo pensa che nessuno vada a vedere i numeri reali oppure se pensa che la gente anche quando li veda non sappia come combinarli. Non saprei dirvi qual è l’ipotesi peggiore…

Noa Pothoven

Io non ho scritto nulla sulla storia della diciassettenne olandese che ha deciso di morire, dopo che quando era ragazzina fu abusata sessualmente prima e stuprata poi. Non l’ho fatto per una semplice ragione: il mio unico commento sarebbe stato sulla sofferenza che deve avere avuto quella povera ragazza per decidere di togliersi la vita. L’eutanasia non era un tema che mi importava in questo contesto, perché era un effetto e non certo una causa. Questo significa che quando il giorno dopo c’è stato il “contrordine compagni” e si è stabilito che Noa ha “semplicemente” deciso di lasciarsi morire il mio giudizio non è cambiato di una virgola.

Né se per questo è cambiato il mio giudizio sui media italiani, che ancora una volta si sono buttati a palla su una notizia che arrivava nientemeno che dal Daily Mail, come spiega Luca Sofri e l’hanno sbattuta tutti in prima pagina: chi per tuonare contro l’eutanasia, chi perché è meglio non lasciarsi fregare dalla concorrenza. Bisogna dire che stavolta l’hanno fatto così bene da riuscire addirittura a convincere alcuni giornali esteri, almeno inizialmente. Resto però della mia opinione: per prima cosa, non fidarsi di quanto scritto dall’italica stampa. Poi con calma si può valutare se per sbaglio è vero.

_Arlecchino servitore di due padroni_ (teatro)

È la terza volta che andiamo a vedere l’Arlecchino. A differenza delle prime due, non c’è più Ferruccio Soleri (che comunque ho scoperto averlo ancora interpretato l’anno scorso!), ma Enrico Bonavera che comunque ha già anche lui la sua bella età (è del 1955). Ma soprattutto c’erano i gemelli, per la prima volta a teatro.

L’allestimento è sempre quello per la regia di Strehler e la messa in scena di Soleri: quindi si ci allontana un po’ dall’originale goldoniano. Tanto per dire, vi ricordo che il protagonista non era Arlecchino, bensì Truffaldino… Ovviamente la parte dialettale è meno forte che nell’originale, anche se ho dei dubbi che tutte le parole vengano comprese. Che “scarsèla” sia la tasca lo si capisce dal contesto, ma “tóla” per tavola mi pare un po’ più complicato…

Rispetto alle edizioni che ho visto, si gioca un po’ di più a rompere la quarta parete, con gli attori che parlano dell’opera prima dell’inizio degli atti (si comincia con una citazione dall’Edipo Re, tanto per dire), siparietti sullo sfondo tra chi non è in scena, e l’ormai classica discesa dal palco all’ultima scena. Da questo punto di vista avere preso dei posti in prima fila si è rivelato vincente per il duo: Cecilia alla fine mi ha confessato “Avrei potuto toccare gli attori… ma non l’ho fatto, eh!” e persino Jacopo ha riso di gusto. Soprattutto hanno resistito per tre ore: d’accordo che negli intervalli sono usciti nel chiostro del Grassi per correre e saltare, ma è stata comunque un’impresa per loro. Insomma, promossi!