corsie preferenziali torinesi

Ieri pomeriggio ero a Torino. Per una serie di ragioni che non vi sto a descrivere, ultimamente mi è capitato di tornare più volte nella mia città natia e barcamenarmi tra i lavori in corso e le nuove strade. Ma soprattutto ho trovato una novità che Milano non ha ancora importato.

Avete presenti le corsie preferenziali, quelle che cioè sono destinate al trasporto pubblico e ai taxi? Bene, a Torino pare che il termine “preferenziale” si traduca “se preferisci, puoi prenderla”. Questa mia ipotesi è nata alla quinta auto che a un certo punto si è scocciata di stare in fila al semaforo, si è spostata sulla preferenziale, ed è partita.

Occorre dire che forse la colpa è stata delle amministrazioni comunali precedenti, che avevano inventato la preferenziale dinamica: nell’asse di corso Potenza – corso Lecce la corsia di destra era riservata ai bus solo nelle ore di punta. (Sulla Spina, che nel 2006 aveva la preferenziale, ora la corsia di destra è un parcheggio con tanto di strisce blu)

Continuo a non capire perché non installare le telecamere …

Povera Chiara

ceci n'est pas un marciapiede Che Chiara Appendino sia ormai invisa a moltissimi torinesi è un fatto. Però a volte mi pare che si esageri un po’, come nel caso rappresentato da questa foto che sta circolando su Facebook.
Premessa: le nuove piste ciclabili che sono state approntate a Torino sembrano essere una schifezza, almeno a giudicare da altre foto che ho visto: chicane per evitare di spendere soldi ed eliminare pali, dehors che danno sicuramente più soldi alle casse del comune e così via. Ma in questo caso non vedo nulla di male: si lascia per sicurezza un piccolo spazio tra pista ciclabile e parcheggio che non serve né alle auto né alle bici. Quello spazio non è un marciapiede (che c’è sulla destra): a chi si lamenta perché non si può aprire la portiera di destra faccio notare che la stessa cosa capita quando si parcheggia a filo del marciapiede. Magari guardare prima di uscire, oltre che essere obbligatorio, è anche utile.

Il problema che io vedo è un altro. Dopo quante ore dall’inaugurazione del percorso le auto cominceranno a parcheggiare perpendicolarmente, bloccando la pista ciclabile? Disegnare righe per terra è facile, ma serve a ben poco. Eppure a nessuno di quelli che hanno condiviso questa foto è venuta in mente la cosa. Chissà mai perché…

Depistaggi vari

Beh, non ci vuole molto a capire come mai è “casualmente” uscita la foto dell’interrogatorio di Elder Finnegan Lee legato e bendato dopo l’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. No, anche se c’è chi lo sta dicendo non è un modo per far smettere di parlare dei fatti di Bibbiano, nonostante quanto pensi qualcuno. Vi do un indizio: Amanda Knox. Ricordate che i due giovani americani se ne stavano in un albergo da 250 euro a notte… sì, sono extracomunitari, ma non esattamente di quelli che non piacciono ai nostri governi attuale e passato.
Più difficile capire cosa è esattamente successo nelle azioni che hanno portato al suo omicidio. Una versione abbastanza plausibile è che il “derubato” Sergio Brugiatelli sia un pusher e abbia tirato il pacco ai due. Ma perché allora ha chiamato i carabinieri, o meglio quei due carabinieri? E perché nel primo rapporto dell’arma si afferma che i due erano “probabilmente nordafricani”? La versione di Brugiatelli secondo cui aveva parlato di aveva voluto depistare le indagini è ridicola. Se vuoi ottenere qualcosa non dai certo informazioni sbagliate… Anche pensare che lui sia un informatore è improbabile, visto che conoscere il suo nome e cognome significa per lui dover cambiare come minimo città. Insomma ho dei dubbi che riusciremmo mai a conoscere tutta la storia, e ho persino dubbi che nonostante si sia trovata l’arma del delitto i due americani rimarranno in prigione… Niente male, vero?

_Banalità_ (ebook)

Mi pare solo il minimo che Stefano Bartezzaghi, dopo avere scritto libri sulla creatività, guardi l’altra faccia della medaglia: la banalità. In realtà questo libro (Stefano Bartezzaghi, Banalità, Bompiani 2019, pag. 272, € 9.99 (cartaceo: € 17), ISBN 9788845299636, link Amazon) non parla solo di banalità, ma più in generale cerca di dare un’idea di come la banalità sia spesso nelle orecchie di chi la ascolta. Per i miei gusti c’è un po’ troppa semiotica – il Bartezzaghi Vero Saggista può anche essere un po’ troppo pesante – ma il primo capitolo “Su bucce di banale”, il quinto “Banal Network” che guarda alla banalità nei social network e il sesto “Per un’Enciclopedia di luoghi comuni III” meritano sicuramente l’acquisto.

La prima parte è stata fatta bene

La settimana scorsa qui a Milano hanno riasfaltato viale Marche. Bisogna dare atto che subito dopo hanno anche ridisegnato le strisce della finta pista ciclabile: anzi l’hanno fatta arrivare fino all’altezza degli incroci, anziché fermarsi qualche metro prima. (Sì, si dice sempre che per sicurezza lo stop ciclistico dovrebbe essere un po’ più avanti di quello automobilistico, ma da noi si faceva in pratica l’opposto)

Il problema è che gli scooter continuano a credersi delle biciclette, oppure nelle loro testoline la striscia gialla ha il significato generico di “preferenziale per sputer ed eventualmente altri”. Ribadisco: perché non si può avere un po’ di telecamere e farli contribuire al bilancio comunale?

BikeMi è attenta al cliente!

Martedì sera, mentre tornavo a casa, ho forato. In teoria avrei un copertone antiforatura :-( Vabbè, ero abbastanza vicino al mio ciclista, quindi porto la bici a mano fino a lì, gliela lascio e vado a prendere un BikeMi per rientrare a casa. Con il nuovo sistema tariffario si è finalmente reso possibile unificare la tessera BikeMi con quella dell’abbonamento ATM, cosa che avevo immediatamente fatto. Arrivo alla stazione e faccio fatica a par passare la tessera. Vabbè, dico, magari il segnale è un po’ più debole. Arrivo, lascio la bici, passo la tessera per segnalare la consegna: dopo un po’ la stazione va fuori servizio.
Mercoledì mattina vado a prendere una bici: alla prima stazione la tessera non prende, alla seconda non solo non prende ma la stazione va fuori servizio. A questo punto comincio a pensare che il problema sono io: prendo la metro per andare in ufficio e chiamo il call center per segnalare la cosa. Mi vengono mandati i codici temporanei, e pensavo che la cosa finisse lì. Invece mezz’ora dopo sono stato direttamente chiamato dalla centrale che voleva avere più informazioni di quante arrivate via call center.

Apprezzo molto questa attenzione al cliente: speriamo ora che riescano a mettere a posto le stazioni, perché altrimenti ho dei grossi problemi (il touch screen è pensato per le persone di altezza normale, sbaglio sempre la parallasse e non posso evidentemente vedere se ho digitato correttamente la password…)