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Rivoluzione a Repubblica

Da quando John Elkann ha deciso di seguire l’esempio del nonno Gianni Agnelli e dedicarsi anche all’editoria, la qualità delle testate da lui possedute è calata vertiginosamente. Giuanin Lamiera con La Stampa aveva fatto patti chiari: sempre parlare bene della Fiat nascondendo qualunque magagna, ma per il resto ampia libertà, anzi la richiesta di scrivere articoli pensati bene. Anche al di fuori della terza pagina c’erano molte firme per cui valeva la pena di comprare l’edizione giornaliera di Illustratofiat. La Stampa prima e Repubblica poi sono scadute a punto tale che non guardo più nemmeno i titoli online, che rispecchiano ovviamente la linea editoriale imposta. Né credo di essere il solo: nel generale calo delle vendite di quotidiani, Repubblica e Stampa brillano per andare molto peggio della media. Persino la redazione di Repubblica era da tempo perso ai ferri corti con il direttore Maurizio Molinari. Viene quasi da rimpiangere il tempo del colonnino morboso, che perlomeno si poteva evitare di leggere; ora non c’è una linea editoriale semplicemente appiattita, ma un minestrone di veline e gossip.

La notizia che Elkann si è dimesso da presidente di GEDI e che Molinari è stato sostituito da Mario Orfeo è giunta però come un fulmine a ciel sereno. (Per dire, nemmeno il sito di Repubblica ne parla in questo momento). Far fuori Molinari probabilmente era ormai l’ultima carta a disposizione di Elkann, ma non è chiaro cosa speri di fare togliendosi formalmente dalla carica di GEDI. Vedremo che succede…

Ultimo aggiornamento: 2024-10-03 18:54

Ci sono giornalisti e giornalisti

L'IP che ha eliminato la data di morte di Schillaci Purtroppo pare che Totò Schillaci abbia avuto una recidiva del tumore al colon che l’aveva colpito. Purtroppo la mamma dei cretini è sempre incinta, e un utente anonimo oggi alle 15 aveva modificato la voce di Wikipedia sul protagonista di Italia 90, indicandone la morte. La falsa notizia è stata tolta un paio d’ore dopo da un altro utente anonimo, non prima che Repubblica scrivesse ” Addirittura il profilo di Wikipedia, come spesso accade, aveva proposto un aggiornamento di pessimo gusto annunciando la scomparsa nel 59enne proprio in data 8 settembre 2024.” (sì, la frase non ha senso: se il vandalo ha scritto oggi e l’articolo è di oggi, specificare la data non serve a nulla).

L’utente che ha inserito la morte di Schillaci è un siciliano non meglio identificabile, almeno con le informazioni pubbliche che io come tutti voi ho a disposizione. Invece si sa qualcosa di più dell’utente che ha tolto la data di morte, come potete vedere dall’immagine: si connetteva dalla sottorete pubblica del Messaggero, e presumibilmente è un giornalista. Per quel poco che può valere, voglio ringraziarlo pubblicamente.

Ultimo aggiornamento: 2024-09-08 19:03

i libri rubati al Salone

logo del Salone del libro Se dovessi fare una scommessa, quest’anno al Salone del libro c’è stata un po’ meno gente che in passato. (Io purtroppo è una vita che non riesco più ad andarci, ma questa è un’altra storia). Altrimenti non avrebbe molto senso l’articolo di Repubblica sui furti di libri negli stand, che è proprio uno di quei pezzi di costume che di solito si trovano in estate per riempire le pagine cartacee o virtuali.
Io comunque resto col sospetto che almeno negli stand mediopiccoli i libri più facilmente prendibili sono quelli che anche se rubati alleggeriscono il magazzino…

Ultimo aggiornamento: 2024-05-13 11:12

L’importante è pubblicare

dal sito dello shopping Il Sole-24 Ore Ogni tanto guardo cosa fa la concorrenza nel settore kiosk, insomma quali libri di matematica si pubblicano (o ripubblicano) in edicola. Ho visto così che il mese scorso il Sole-24 Ore ha riproposto La matematica è un’opera d’arte. Tutto bene.

Peccato che nella biografia dell’autore si siano dimenticati di aggiungere che Giovanni Filocamo è morto nel 2020 (anche morto male, poverino). Ma d’altra parte ho visto che già nel 2022, per un altro suo libro, la biografia era la stessa. Non so voi, ma a me questa cosa mette una tristezza…

“Alta tensione”

Affari ad alta tensione sull'asse Roma-Parigi

Che i giornalisti di una testata sfiducino il direttore non è così comune. Non che serva a qualcosa in pratica. Il motivo del contendere? Un articolo che sarebbe dovuto apparire ieri in prima pagina del supplemento Affari&Finanza di Repubblica e che è stato modificato dopo l’ultimo momento, nel senso che (lo dice il comunicato e lo ribadisce Il Fatto Quotidiano) sono state mandate al macero centomila copie dell’inserto.

Quello che dicono tutti nemmeno troppo tra le righe è che l’articolo da qualche parte parlava anche di Stellantis e di come i francesi abbiano anche lì fregato gli italiani (tema molto caro a Pons). Ovviamente Elkann lo sa bene che Fiat è stata in pratica venduta ai francesi, visto che lo so bene persino io: ma a quanto pare la cosa non deve essere pubblicizzata troppo, tanto che anche i giornalisti si lamentano solo “dello spreco”, della “mancata organizzazione” e della procedura atipica di un direttore che entra a gamba tesa dopo che la direzione (chi, quindi?) aveva dato l’ok. Ma vabbè, ormai Gedi è da parecchio allo sbando…

Ultimo aggiornamento: 2024-04-09 10:51

Essere più vecchi di chi è nato nel nostro anno

Il mio amico Marco Fisk segnala questo articolo – che ovviamente non avrei mai letto altrimenti – dove Viviana Mazza scrive senza veruna vergogna che Biden «ha solo 15 anni di più in media rispetto ai nati nel suo stesso anno». Ve lo dico subito: Mazza ha tradotto (male: tanto valeva usare Google Translate) questo articolo di Bloomberg del maggio scorso che diceva

«Someone born in Colonial America in the 18th century had a life expectancy of just 28—skewed heavily, of course, by the fact that so many people died in infancy. When Madison took office, he was already more than twice as old as most of those born the same year. He was, in relative terms, much older than Biden, who is just 15 years older than the average life expectancy of his year group.»

e quindi che Biden ha solo 15 anni in più rispetto all’aspettativa di vita media di chi era nato nel suo stesso anno. Non sapere né l’inglese né la matematica non aiuta molto, quando bisogna scrivere un articolo.

Detto questo, il matematico che è in me trova comunque errata da un punto di vista logico anche la frase originale di Bloomberg, ancorché essa sia tecnicamente corretta. È vero che l’aspettativa media di vita di una persona nata nel 1942 era di 66 anni, e quindi Biden l’ha superata di 15 anni; ma quello che ci interessa davvero sapere è quanta percentuale delle persone nate nel 1942 è ancora viva oggi, oppure qual è l’aspettativa di vita attuale di chi è nato nel 1942 ed è ancora vivo. (Occhei, per essere davvero precisi quello che ci interessa è sapere quante di queste persone siano ancora attive, per avere un’idea di cosa si può fare a quell’età: ma trovare questi dati è parecchio più complicato, mentre quelli da me indicati dovrebbero essere disponibili nelle tabelle attuariali).

Il problema di base è sempre lo stesso: distinguere tra media e mediana. All’epoca di Madison l’aspettativa di vita era molto bassa a causa delle morti durante l’infanzia, ma chi arrivava alla maggiore età e scampava anche alle guerre poteva poi vivere abbastanza a lungo. Ecco dunque perché il paragone tra Biden e Madison è mal posto, almeno in questi termini. Ma qua in effetti occorre avere compreso qualcosa in più dell’aritmetica di base.

Ultimo aggiornamento: 2023-09-15 10:00

i contorsionismi di Maurizio Molinari

dall'incipit dell'articolo di Molinari Ieri Maurizio Molinari, direttore di Repubblica (nonostante tutto il secondo quotidiano italiano) ha scritto un fondo intitolato “I tre fronti aperti dalle fake news”. E va bene, direte, è giusto che un giornale serio prenda posizione contro le notizie fasulle.

Peccato che il primo pericolo che Molinari vede nelle fake news è verso… «la proprietà intellettuale dei contenuti, ovvero al copyright». Prima di proseguire, faccio sommessamente notare come proprietà intellettuale e copyright sono due cose distinte. A parte le licenze di copyleft come quella che usa Wikipedia, io posso rilasciare nel pubblico dominio quello che ho prodotto, e quindi il copyright per definizione non c’è; ma la proprietà intellettuale resta mia perché per la legge italiana è inalienabile. Uno si aspetterebbe che il direttore di un grande quotidiano avesse ben chiara questa differenza: evidentemente mi sbaglio. Ma il testo continua in modo peggiore.

Molinari infatti scrive (qui correttamente) «Ogni giornalista, e più in generale ogni persona, è titolare dei contenuti che crea e, eventualmente, diffonde su ogni piattaforma.» Poi però prosegue così, con grave sprezzo delle regole grammaticali italiane sulla divisione in frasi:

È un pilastro della credibilità della libertà di informazione perché ha a che vedere con la responsabilità personale, in ogni sua possibile declinazione. Dalla necessità di far fronte ad ogni conseguenza fino alle opportunità economiche che il copyright può offrire. Dunque, chi si appropria illegalmente di contenuti altrui, li copia e ripropone come se fossero propri o li diffonde senza autorizzazione commette una grave infrazione che genera danni intellettuali ed economici. Oltre ad essere la possibile genesi di falsità e inganni di ogni genere. Da qui la necessità che il diritto d’autore venga protetto con severità nella realtà digitale come già avviene in quella fisica, declinando online le norme dello Stato di Diritto in ogni legislazione nazionale.

Io posso capire che Repubblica, come tutta la carta stampata in Italia ma non solo, sia in crisi e abbia bisogno disperato di soldi. Sono anche felice che evidentemente a Repubblica si siano resi conto che forse le loro – ma non solo loro – gallerie di immagini “prese da Twitter” contenevano materiale protetto dal diritto d’autore e quindi anch’essi avrebbero dovuto essere puniti con severità. (Tra l’altro, ci sono ancora quelle gallerie? Non è che io guardi più molto il loro sito. Ho scoperto l’esistenza di questo articolo da Morning e sono andato su MLOL per leggerlo sull’edizione cartacea). Ma non riesco assolutamente a capire quali possano essere le “falsità e inganni” che possono capitare se uno ruba il materiale altrui… a meno naturalmente che il giornalista abbia effettivamente scritto delle fake news, e quindi prenderle e diffonderle ancora di più aumenta la possibilità che vengano credute.

Alain Elkann e i lanzichenecchi

l'articolo di Elkann L’articolo di lunedì su Repubblica di Alain Elkann (padre dell’attuale direttore proprietario di Repubblica, se ve lo foste scordati), su un suo viaggio in treno dove si è trovato circondato (nonostante fosse in prima classe!) da un gruppetto di “giovani lanzichenecchi”, ha generato una quantità incredibile di commenti, dalle parodie di tutti i tipi alla presa di posizione del CdR di Repubblica agli sberleffi degli altri quotidiani, soprattutto di destra (Il GiornaleIl TempoLiberoIl Foglio). Sono ragionevolmente convinto che Elkann padre si sia trovato in treno con un gruppo di giovani, si sia arrabbiato per qualcosa, e quindi abbia deciso di scriverci su un pezzo che ovviamente gli è stato immediatamente pubblicato. Ma…

Ma è interessante notare come l’occhiello “Un racconto d’estate” sia stato tagliato da tutti i ritagli che ho visto in giro, quasi come se si volesse far sì che il testo venisse letto come un reportage. Beh: io ho dei forti dubbi che per quanto bollito possa essere Alain Elkann, descrivendo quei giovani non avrebbe mai scritto «Nessuno portava l’orologio.» È ovvio che nessuno portasse l’orologio: lo facciamo solo noi boomer per abitudine, ma tanto con un furbofono sempre in mano non abbiamo bisogno di avere uno strumento per vedere che ora è. E a differenza di frasi come «tutti con un iPhone in mano» che fanno tanto “ah, signora mia, in che tempi viviamo!”, avere o no l’orologio non importa proprio nulla a nessuno. Insomma per me Elkann ha voluto fare il pezzo a suo parere arguto: non ci è riuscito per niente, come abbiamo visto, ma la gente lo ha sbertucciato per il motivo sbagliato.

Ultimo aggiornamento: 2023-07-26 20:35