Siamo in agosto. Fa caldo. Ma questo non significa dover stare dei giorni a parlare dei cinque parlamentari che hanno ottenuto i 600 euro di bonus durante il lockdown, in quanto partite IVA.
Io non sono così complottista da pensare che tutta la manfrina è nata perché i NO al referendum sul taglio dei parlamentari stavano crescendo. Lo sapete, io sono per il NO, ma so benissimo che arrivare al 15% sarà grasso che cola. Potrei al limite pensare che qualche capo di pentastellati abbia tirato fuori la storia per ricompattare i suoi, ma non me ne può fregare di meno.
Il punto è che il decreto bonus è stato promulgato senza nessun limite ai riceventi, e secondo me hanno fatto bene a farlo così. È stata una misura di emergenza, un’iniezione di liquidità in un periodo in cui non si sapeva che sarebbe successo: per me è stata una delle poche volte in cui il reddito di cittadinanza ha avuto senso, e proprio perché “di cittadinanza” doveva andare a tutti. (Per i lavoratori dipendenti c’è stato l’equivalente con la cassa integrazione). Infilare burocrazia con paletti vari avrebbe solo peggiorato le cose per chi di quei soldi aveva davvero bisogno. Quei cinque parlamentari che con diecimila euro al mese si sono presi anche i 600 euro sono dei meschini? Magari sì. Serve a qualcosa sapere chi sono? Direi proprio di no. Anche se avessimo un sistema elettorale dove noi possiamo scegliere i nostri rappresentanti, sono ragionevolmente certo – che al di là delle reboanti affermazioni sui social – sotto sotto i loro elettori sono solo arrabbiati perché non hanno potuto fare la stessa cosa anche loro.
Vedremo comunque che succederà quando i nomi usciranno :-)
Sabato scorso Repubblica aveva un articolo a tutta pagina, con richiamo in prima, dal titolo “Lo studente, l’ingegnere – Nuovo colpo alla rete dei ladri di giornali”. Purtroppo non l’ho trovato in rete, evidentemente i ladri non sono riusciti a rubarlo. (Ci sarebbe anche l’elzeviro di Bonini che ricorda al colto e all’inclita che gli editori stanno ancora aspettando il recepimento della direttiva europea per farsi dare i soldi da Google, ma per stavolta soprassediamo). Poi uno legge l’articolo e scopre che delle otto persone che si sono viste arrivare la Guardia di Finanza che ha loro sequestrato tutto, al momento a essere accusati di violazione di copyright sono solo in due, e l’unico di cui è certa l’occupazione fa il pescivendolo. Capisco che in effetti dire “un pescivendolo ladro di giornali” farebbe immediatamente venire in mente una sfilza di battute e quindi qualcuno ha pensato bene di glissare.
Il sottotitolo di questo libro (Renato de Rosa,