Come perdere tempo su Wikipedia

Stamattina Jacopo mi chiede “il dentifricio l’hanno inventato gli antichi egizi?” Conoscendo mio figlio, quella domanda significava che aveva trovato il fattoide su un qualche giornalino che stava leggendo e voleva verificare le mie conoscenze. Alla mia risposta “non lo so”, il suo commento è stato “e allora guarda su Wikipedia!”, scimmiottando quello che io gli dico sempre. Abbiamo aperto la voce “Dentifricio” e in effetti c’era scritto così: ma la frase era colorata di rosa, indicando la temibile “Citazione necessaria“. Dopo avergli spiegato che forse era così ma non si poteva essere certi, ho passato una mezz’oretta a cercare fonti, scoprire che quella del dentifricio egizio era probabilmente una fake news di tanti decenni fa che gli ultimi studi hanno smontato, recuperare da Google Books le pagine di un paio di testi accademici moderni e aggiungere le fonti con tutti i crismi.

Utilità pratica di tutto questo? Direi praticamente zero. Il grande guaio di Wikipedia per gente come me è questo :-)

Rimodulati i compensi per copia privata

Nel solito silenzio dei media, a quanto pare venerdì sera è stata approvata la rimodulazione dei compensi per copia privata; il testo ufficiale è il D.M. 298 30/06/2020, che però al momento non risulta ancora visibile. Come? Non sapete cosa sia la copia privata? Eppure è facile.

Tutto nasce dalla legge 633/41 sul diritto d’autore, ovviamente. Beh, la cosa non nasce nel 1941, in realtà: quello che conta è l’articolo 71-septies, che è stato aggiunto nel 2003. L’articolo 71-sexies, sempre nato nel 2003, prevede infatti che «È consentita la riproduzione privata di fonogrammi e videogrammi su qualsiasi supporto, effettuata da una persona fisica per uso esclusivamente personale, purche’ senza scopo di lucro e senza fini direttamente o indirettamente commerciali, nel rispetto delle misure tecnologiche di cui all’articolo 102-quater.» Insomma, possiamo farci un backup personale. Però SIAE e amici hanno pianto, e così nacque anche l’articolo 71-septies che afferma che «Gli autori ed i produttori di fonogrammi, nonche’ i produttori originari di opere audiovisive, gli artisti interpreti ed esecutori ed i produttori di videogrammi, e i loro aventi causa, hanno diritto ad un compenso per la riproduzione privata di fonogrammi e di videogrammi di cui all’articolo 71-sexies.» Tradotto in altri termini, è come se qualcuno dicesse “sappiamo che voi vi piratate dischi e film, quindi vi mettiamo una tassa sui supporti e ci facciamo dare i soldi direttamente dai produttori”.

All’atto pratico, io metto una schedina di memoria nella mia macchina fotografica digitale e devo pagare dei soldi che vanno a chi detiene il copyright sulle immagini che salvo. Come? Il copyright è mio? Quisquilie. Ma se io rendo il vecchio supporto e quindi non lo uso più mi ridanno quei soldi? Certo che no, perché mai si dovrebbe? Tutto questo vale anche per gli hard disk, ovviamente. Ora erano sei anni che l'”equo” compenso (lo chiamano così, che ci posso fare io?) non era stato toccato. In questi sei anni, se non ve ne foste accorti, si tende a salvare sempre meno roba: è molto più semplice vedere o ascoltare in streaming quando si ha voglia, e lo streaming non è considerato (vedi il comma 3 dell’articolo 71-sexies). Quindi i ricavi sui supporti come i CD-ROM erano calati. A questo punto arriva la rimodulazione: si abbassa il pizzo sui supporti che non si usano più e lo si alza su quelli più moderni, in modo da continuare a elargire 120-130 milioni di euro alla SIAE. SIAE che dovrebbe fare l’intermediaria e ridistribuire quei soldi agli aventi diritto: ma secondo l’articolo di DDay citato all’inizio pare che l’operazione sia molto complicata e quindi restino in bilancio quasi 200 milioni di “debiti verso terzi”.

Risultato finale? Non sentitevi troppo in colpa quando piratate un disco o un film famoso, tanto a loro i soldi arrivano lo stesso. Ma ricordate che farlo con chi non è famoso non gli farà arrivare nulla.

Aggiornamento: (h15) a quanto pare il balzello (nemmeno piccolo, 4 euro su un prodotto che ne costa da 20 a 25…) c’è anche per l’uscita USB del decoder. Pensateci un attimo: cosa si può attaccare all’uscita USB? Un dispositivo per cui si paga già l’equo compenso. Quindi lo si pagherà due volte… oppure verrà disabilitata dai produttori l’uscita. Complimenti.

Statistiche del sito per giugno 2020

Siamo ancora in calo, almeno di visite, anche se pagine e accessi sono cresciute. I dati di giugno, praticamente in tempo reale: 18308 visitatori unici per 36309 visite (minimi per l’anno), le pagine accedute sono state 120751 e gli accessi 312422 (secondi solo ad aprile). Questo mese però ha anche aiutato il backup del Post :-) La Top 5 delle notiziole è infatti questa:

  1. Eupnoico: 1911 visite
  2. Repubblica Italiana contro Project Gutenberg: un case study: 1586 visite
  3. Centro Operativo Postale: 428 visite
  4. Immuni: 351 visite
  5. La Rai e i video: un rapporto difficile: 301 visite

Ma il post Il coronavirus e i modelli matematici “inadeguati” ha comunque avuto 1580 visite (ed è uno dei più raggiunti da Twitter, assieme a quello su Project Gutenberg).

Tra gli evergreen, il romanaccio ha 809 accessi, gli accordi musicali 470, e la pillole di teoria musicale 344. Carini anche i 734 accessi alla pagina sui libri. Ma la vera domanda sono i due accessi con la stringa di ricerca “accordi defunzionalizzati”. Che diavolo sono?

Prime Suspects (libro)

Il giudizio su questa graphic novel (Andrew e Jennifer Granville, Prime Suspects : The Anatomy of Integers and Permutations, Princeton University Press 2019, pag. 229, $22,95, ISBN 9780691149158) non è facile. Diciamo che se non siete matematici probabilmente non riuscirete a capirci nulla; e onestamente parte della storia l’ho compresa solo leggendo la parte di testo finale che racconta in termini “classici” la storia. Un matematico invece si metterà a cercare all’interno della storia tutti i riferimenti, al limite arrabbiandosi scoprendo – sempre dalla parte finale del libro – di averne perso qualcuno. In definitiva, diciamo che lo consiglierei solo a chi non si spaventa per la matematica! Ah: in appendice c’è lo spartito di Reverie in Prime Time Signatures, opera musicale composta per la versione teatrale della storia. Sono andato a cercarla su YouTube, e nonostante il modo in cui è stata creata devo dire che non mi è dispiaciuta!

Fedriga e Immuni

L’altro giorno ho scoperto per caso da utenti friulani del “socialino dell’odio” che in Friuli il governatore Fedriga (quello antivax che l’anno scorso si è preso la varicella) è contro l’app Immuni e ha invece sponsorizzato quella fatta fare dalla sua regione.

Ho fatto una rapida ricerca e se non ho capito male quello che è successo è che non ha voluto che si facesse il test dell’app in Friuli-Venezia Giulia, anche se ovviamente non poteva vietarlo. Citando dalle sue parole:

Immuni prevederà non la ricostruzione della catena di contatti dei soggetti risultati positivi, come peraltro richiesto dalla Regione al fine di integrare in modo omogeneo il lavoro oggi svolto manualmente, bensì l’invio di un sms ai cittadini entrati a contatto con un contagiato.”

Ovviamente quello che fa Immuni è esattamente quello che è stato chiesto di fare, cioè non tracciare. Evidentemente invece in FVG preferiscono tracciare la gente, perché è sempre comodo sapere chi è stato dove con chi… o almeno non si sa mai a cosa può servire. Oppure molto più prosaicamente Fedriga voleva qualche titolo sul giornale, visto che dovrebbe sapere benissimo che i controlli manuali può continuare a farli, e chi non vuole farsi tracciare non lo farebbe comunque.

D’altra parte, Immuni non mi pare avere avuto un gran successo: dieci giorni fa il numero di scaricamenti era inferiore a 3 milioni e mezzo, e non sappiamo nemmeno quanti la stiano effettivamente usando. I numeri sono di certo ben lontani da quelli necessari per superare la soglia della “connessione di gregge”, lasciatemi usare questa espressione. E tutto questo nonostante la privacy sia rispettata. In quanti saranno stati a scaricare l’app friulana?

lavoro davvero agile!

Antefatto. A febbraio prenotai un libro in prestito interbibliotecario. Il libro al tempo era già in prestito, e poi arrivò il lockdown: il libro restò così in un limbo. Col tempo si passò alla Fase 2 e poi alla Fase 3, e le prime biblioteche rionali cominciarono timidamente a riaprire almeno per i prestiti… ma quella di zona rimaneva (e rimane a tutt’oggi) chiusa. Visto che il libro era stato restituito dal precedente lettore provai timidamente a chiedere se fosse possibile spostare la biblioteca di ritiro, ricevendo risposta negativa. Vabbè, non era uno di quei libri che non potevo fare a meno di leggere, e non è che non abbia nessun libro a casa.

Sabato alle 23:58 mi arriva una mail dalla biblioteca dove mi si diceva che il libro era da loro, ma visto che non c’era una data di riapertura mi chiedevano se avessi voluto ritirarlo altrove. Mi stupisco dell’ora, ma penso che magari i messaggi sono programmati, e ispondo di sì: in questo periodo sto andando a quella di Niguarda, che non è poi lontanissima. Domenica alle 11 mi si risponde che è tutto ok, il libro arriverà probabilmente sabato prossimo, e di non considerare le date del messaggio automatico – arrivato in effetti dopo qualche minuto – proprio perché automatico e non modificabile.

A questo punto chiedo lumi al bibliotecario (che si è sempre firmato con nome e cognome) che mi dice che il personale della biblioteca è sparso tra supporto ad altre sedi, lavoro interno e smart working; lui è in quest’ultimo gruppo e visto che deve anche gestirsi i bambini fa queste operazioni in orari improponibili. Io ho trovato la cosa bellissima, checché ne pensi il nostro sindaco…

Quizzino della domenica: dimensioni sbagliate

Per uno dei miei lavoretti faidatè dovevo riempire un buco di dimensioni 20×90 centimetri. Però avevo a disposizione solo una tavola di dimensioni 30×60. Qual è il minimo numero di parti in cui dovevo tagliarla per riempire il buco?


(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p458.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Rob Eastaway e David Wells, Mindbenders and Brainteasers; immagine tratta da freepik.com.)


Il barboncino di Schopenhauer (libro)

Nulla di male nel decidere di comporre una rapida carrellata di filosofi dall’antichità a oggi, lasciando delle pillole di ciascuno. Sicuramente poi saper disegnare e quindi fare degli schizzi dei protagonisti è un plus. Anche lo stile è divertente, e ben tradotto da Rossella Franceschini. Per esempio divide la storia dei filosofi in tre periodi e ricorda che tipicamente il filosofo «non è sposato: nell’antichità amava i ragazzi, nel Medioevo la Chiesa e nei tempi moderni il suo ego». Detto tutto questo, il libro (Helme Heine, Il barboncino di Schopenhauer : e altre curiosità filosofiche [Oh… Diese Philosophen], Vallardi 2019 [2016], pag. 151, € 9,90, ISBN 9788869879197, trad. Rossella Franceschini) alla fine non mi è piaciuto troppo; Heine ha parlato di curiosità e ha parlato del pensiero dei filosofi, ma il secondo risulta spesso incomprensibile, e spesso mi pare fuori dal tema principale; e le prime sono molto disuguali.