La megaintegrazione di Facebook

Non sono poi così certo che la presunta possibile megaintegrazione tra Facebook, Messenger e Instagram sia poi così un male… Provo a dirlo meglio, ho capito. Adesso, anche se formalmente sono separati, nessuno crede che dietro le quinte le tre app non si scambino tra loro informazioni. Insomma il male c’è già, non è che rendendolo visibile a tutti aumenti. Piuttosto, se l’Unione Europea avesse un po’ di coraggio imporrebbe l’interoperabilità completa tra le applicazioni, in modo che non si sia obbligati a usare Facebook o Whatsapp “perché sennò non si può comunicare con chi sta solo là”. Secondo voi, quali sono le probabilità che ci si riesca?

Anarchie

Ieri qui a Milano c’è stato un incidente che ha ottenuto l’onore delle cronache: un’auto ha travolto un monopattino. Nell’articolo che ho citato c’è un virgolettato facebookaro di tale Piermario Sarina, ex candidato del centrodestra per il municipio 6 e attuale consigliere.

“Viale Tunisia, oggi. Scene così non ne vorrei mai vedere. Spero nulla di grave per nessuno dei coinvolti. Ma temo che se Sala non metterà mano in fretta all’anarchia che regna oggi, non sarà la prima né l’ultima”.

Conosco purtroppo molto bene quell’incrocio, visto che mi capita spesso di farlo in bicicletta. Lì c’è una pista ciclabile: dalla foto direi che l’ipotesi più probabile è che il monopattino andasse a 20-25 all’ora (lo so, in teoria dovrebbero andare al massimo a 6 all’ora e quindi stare sul marciapiede) sulla pista ciclabile in direzione corretta. Uno può lamentarsi che il monopattino andasse troppo veloce, ma chi arriva dalla traversa e deve dare la precedenza (in generale, non solo alla pista ciclabile) dovrebbe aspettarsi che qualcuno arrivi a 20 all’ora. Io ci tengo alla mia vita e quindi controllo che non ci siano imbecilli che se ne strafreghino, come l’automobilista in questione: il monopattinista evidentemente no.

Bene, Piermario Sarina, chi è esattamente l’anarchico?

I nuovi limiti di velocità sui controviali milanesi

Tra le misure adottate dal comune di Milano per favorire la circolazione delle biciclette c’è quella di mettere un limite di velocità a 30 all’ora sui (pochi) controviali meneghini. In effetti la scorsa settimana ho visto i limiti (dipinti per terra e con i cartelli sui pali) in viale Zara.

La cosa di per sé ha senso, considerando che esiste la carreggiata centrale dove si può viaggiare tranquillamente a 50 all’ora; il controviale dovrebbe servire per il traffico prettamente locale e per cercare parcheggio. Ma siamo così sicuri che tutti rispetteranno quei limiti? (Ah, anche in corso Buenos Aires mi pare ci sia il limite 30. Sala e Granelli vogliono proprio fare arrabbiare automobilisti e negozianti!)

CheckShortURL

I link accorciati possono essere molto utili. Io per esempio li ho usati nella bibliografia dei miei libri, per evitare di dover andare a capo. Però hanno anche un problema: non si può vedere a priori dove si arriva, e la cosa può essere pericolosa.

Grazie alla Curiosona ho però scoperto l’esistenza di un utile sito, CheckShortURL, che permette di controllare a che indirizzo corrisponde il link accorciato e dà anche ulteriori informazioni se presenti nel file html. Finalmente non sono costretto a cliccare :-)

Quizzino della domenica: Ne ho più di te!

Ieri Cecilia è stata a una festa dove i bambini potevano vincere tanti regalini. Alla fine della festa era insieme alle sue amiche Judy, Menna e Sofia e l’ho sentita dire “Ho vinto un premio più di te!” A quel punto c’è stato un vociare: “Io ho vinto due premi più di te!”, “Io ho vinto tre premi più di te!”, “Io ho vinto quattro premi più di te!”, “Io ho vinto cinque premi più di te!”, “Io ho vinto sei premi più di te!”, solo che non sono riuscito a capire chi parlava con chi. Sapendo che in tutto le quattro bambine hanno vinto 27 regalini, sapete dirmi quanti ne ha vinti Cecilia?


(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p459.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Rob Eastaway e David Wells, Mindbenders and Brainteasers; immagine tratta da FreeSvg.org.)


The Book of Why (libro)

Ho preso questo libro (Judea Pearl e Dana Mackenzie, The Book of Why : The New Science of Cause and Effect, Basic Books 2018, pag. 423, € 15,99, ISBN 9780465097616) perché un mio amico me l’ha caldamente suggerito; e questo mio amico è un pezzo grosso della ricerca, non un banale compagno di chiacchierate. Però non mi è piaciuto affatto. Sono perfettamente d’accordo sulla tesi di fondo, che cioè dobbiamo affrancarci da un approccio statistico a-causale, fatto puramente di correlazioni. Possiamo filosoficamente chiederci se effettivamente esista la causalità: ma visto che noi esseri umani agiamo pensando che ci sia tanto vale usarla anche nei nostri modelli. Però mi sono trovato un libro dove per buona parte Pearl scrive di come lui è bravissimo e praticamente da solo ha rovesciato il paradigma secolare della statistica; la parte più tecnica (quando parla di confonditori e mediatori, e fa i diagrammi con le frecce) è mischiata in modo tale che almeno io non sono riuscito a studiarla. Insomma, non mi sono portato a casa nulla. Ah: non c’entra con il libro, ma c’è stato un momento in cui il paperback costava cinque euro meno dell’ebook: poi il prezzo è stato allineato. Uno si chiede come mai ci siano queste variazioni…

Le dimenticanze del vaticanista di Repubblica

Aggiornamento (h 19) Paolo Rodari ha modificato l’articolo, indicando che il testo è stato ripreso da Wikipedia. Tutto è bene ciò che finisce bene!

la fabbrica di san Pietro - versione Repubblica
Martedì scorso Repubblica ha pubblicato un articolo, a firma del vaticanista del quotidiano Paolo Rodari, nel quale si racconta di come la gestione della Fabbrica di San Pietro sia stata commissariata dopo che sono stati scoperti appalti irregolari. Non so se tutto il mondo è paese: a quanto pare però il Vaticano risente dei nefasti influssi del Bel Paese. Fin qui, siamo sulla semplice cronaca.

Ma che cos’è effettivamente la Fabbrica di San Pietro, al di là del nome? Beh, probabilmente non sono in molti a saperlo, e quindi Rodari si è premunito di dare una spiegazione piuttosto ampia del suo scopo e di come si è evoluta in questi ultimi anni. Opera davvero meritoria… se non fosse per il fatto che è stata direttamente copiata dalla voce di Wikipedia al riguardo. Non che la cosa sia vietata, di per sé: Wikipedia nasce proprio per aumentare la conoscenza di tutti, sperando che quanto scritto sia corretto. Peccato che ci sia un piccolo particolare: che il contenuto di Wikipedia – proprio come Repubblica – è protetto da copyright. Gli articoli del giornale hanno tutti in fondo un bel “© Riproduzione riservata” che nasce come sberleffo legale alla legge sul diritto d’autore che (nel 1941!) riteneva che di norma un articolo di giornale potesse essere liberamente citato… salvo che ci fosse la formuletta magica in questione. Gli articoli di Wikipedia hanno un copyright molto più leggero: il materiale si può riusare, purché si citi la fonte originaria e il testo derivato abbia la stessa licenza.

D’accordo, possiamo essere buoni e immaginare che il testo in questione non sia altro che una citazione letterale, e quindi non richieda che tutto l’articolo di Repubblica sia sotto una licenza libera. So anche che la religione seguita dall’italica stampa ritiene anàtema mettere all’interno degli articoli un collegamento al di fuori del proprio gruppo editoriale, non sia mai che qualcuno se ne vada via dal sito e non ci ritorni più. Ma le tre paroline magiche “Come spiega Wikipedia,” non dovrebbero poi costare molto; anche se Rodari non aveva il tempo di fare modifiche più importanti di virgolettare “Pastor Bonus”, aggiungere un soggetto esplicito “La fabbrica” e rovinare l’italiano aggiungendo un “Venne” (detto tra noi, la frase “Venne nominato da Giovanni Paolo II” mi suonava così brutta che pensavo fosse la solita pessima prosa wikipediana, mentre invece il testo originale era più scorrevole), perché non le ha aggiunte?

P.S.: per chi si chiedesse “chi ha copiato da chi”, come si può vedere dall’immagine a destra io ho usato la versione del dicembre scorso della voce di Wikipedia. Diciamo che a meno di avere a disposizione una DeLorean modificata da Emmett Brown la linea temporale dovrebbe essere sufficientemente chiara. Poi, se proprio si vuole, si può anche consultare una versione più breve dell’articolo, quella presumo originale…

A qualche universitario interessa Prime Student?

Come forse sapete, se comprate libri (o qualunque altra cosa, a dire il vero) su Amazon dopo aver cliccato sul link a uno dei libri che recensisco io guadagno una piccola commissione. È la mia unica concessione alla pubblicità su questo sito, considerando che tanto non la si vede: evito anche accuratamente tutti gli altri banner di Amazon che ogni tanto mi vengono proposti.

Stavolta faccio un’eccezione per Prime Student, che è riservato agli studenti universitari e costa la metà di Amazon Prime (insomma, 18 euro l’anno). Considerato che da bravi pusher danno anche uno sconto di 10 euro, magari a qualcuno interessa. Nel caso, partite dal mio referrer, ché danno du’ spicci anche a me :-)