Ancora niente nuovo Padre Nostro

Mi era noto da mesi che il Messale Romano sarebbe stato aggiornato e sarebbe entrato in vigore con la prima domenica d’Avvento 2020. Per esempio se ne è parlato su Hookii. Tra le varie modifiche, oltre a quelle sui testi liturgici di cui tanto non si accorgerà nessuno, cambierà anche il Padre nostro, nel quale non si dirà più “e non ci indurre in tentazione” ma “e non abbandonarci alla tentazione”, oltre all’aggiunta di un “anche” a quando rimettiamo i debiti, e il Gloria nel quale la pace in terra sarà agli uomini “amati dal Signore” e non “di buona volontà”

Come sapete, gli ambrosiani fanno le cose per conto loro, e quindi ieri era già la prima domenica di Avvento. Però non è successo assolutamente nulla. Come mai? Semplice. Gli ambrosiani fanno le cose per conto loro, e quindi adotterano il loro messale con la calma che li contraddistingue. Ma del resto anche la versione per il resto degli italofoni partirà in ordine sparso, con le preghiere della comunità che arriveranno solo a Pasqua.

Insomma la Chiesa si rinnova

Quizzino della domenica: quattro operazioni

Nella figura qui sotto sono raffigurate tutte e quattro le operazioni aritmetiche. È possibile completare lo schema inserendo nei quadrati otto delle cifre da 1 a 9. Qual è quella che non apparirà?


lo schema

(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p483.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Louis Thépault, Le chat à six pattes et autres casse-tête.)


La filosofia della matematica del ‘900 (libro)

[copertina] La filosofia della matematica è ancora meno studiata della filosofia della scienza, o perlomeno è meno nota al pubblico anche colto. Si sente parlare di Popper e Kuhn, se non proprio di Lakatos e Feyerabend: ma per la filosofia della matematica? Ho preso così questo libretto (Ettore Casari, La filosofia della matematica del ‘900, Sansoni 1973, pag. 95), che pur avendo ormai quasi secolo di vita permette di avere un rapido compendio dello sviluppo della materia, dai primi vagiti a inizio dell’Ottocento fino alla metà del secolo scorso. Il compendio in realtà occupa sì e no un terzo del libro, perché Casari ha scelto poi di presentare alcuni stralci delle opere dei filosofi in questione, in modo da permettere al lettore di vedere le loro parole vere e proprie (ancorché tradotte). In definitiva, il testo non è certo per il grande pubblico, ma secondo me ha ancora un suo valore.

“metodo scientifico”

(scrivo qua e non inoltro nemmeno sui social, perché non vale la pena di fare più pubblicità del previsto: però c’è un punto che io ritengo abbastanza importante per parlarne almeno ai miei ventun lettori)

Stamattina mi è arrivato questo messaggio da un indirizzo dell’INFN: (Non ho ovviamente idea di chi sia questa persona, e del perché non abbia usato una mail personale)

Caro Codogno, in riferimento al suo ultimo articolo sul Post : non credo sia obbligato a scrivere qualcosa per forza, se non ha niente da dire stia zitto…
Cordialmente

Presumo che il post in questione sia questo. Ora, io posso avere scritto delle fregnacce. Ogni tanto mi capita. E capisco perfettamente che con la storia che i commenti sul Post sono riservati agli abbonati (e io tra l’altro non sono abbonato…) non c’è la possbilità di fare una discussione. Però a un commento di questo tipo non avrei comunque risposto, per una banale ragione: non spiega assolutamente nulla dei motivi per cui non avrei dovuto scrivere quel post. (Per la cronaca: io non ho nessun obbligo di scrivere o non scrivere: non mi pagano per scrivere sul Post, e pubblico quando ho voglia di dire qualcosa).

Come chi mi legge qui sa, io sono sempre disposto a discutere nel merito su quello che ho scritto, e qualche volta cambio anche idea :-). Però se il merito non c’è allora non vedo perché dare da mangiare ai troll: per quanto mi riguarda la scienza procede in questo modo e non con affermazioni apodittiche. Ah, se qualcuno volesse commentare sul merito il post del Post, c’è sempre la copia da me

Google ha finito i giga

Come diceva Heinlein, TANSTAAFL: There Ain’t No Such Thing As A Free Lunch. Io ricordo quando il primo aprile 2004 venne lanciata Gmail, con un intero gigabyte di spazio, quando i servizi commerciali ti davano sì e no 10 o 20 MB: ero assolutamente convinto fosse un pesce d’aprile. Addirittura all’inizio non era nemmeno così facile cancellare un messaggio che non interessava; bisognava andare a frugare nei menu. (Con il senno di poi, a Mountain View serviva una grande quantità di dati per tarare i suoi filtri, e questo era il sistema più rapido per ottenerli). Ricordo il passaggio a cinque giga, e l’unione di tre servizi diversi per arrivare a 15 giga. Ricordo anche i due anni in cui regalavano due giga in più se facevi il controllo sicurezza; di nuovo, probabilmente il costo marginale di quello spazio era inferiore ai vantaggi di sapere esattamente chi sei e dove sei.

Poi le cose sono cominciate a cambiare. Lasciamo stare le chiusure preistoriche, come la parte di Deja News dopo l’acquisizione e la “fusione” con Google gruppi: quello non era certo un problema di spazio quanto di scelte politiche, un po’ come la chiusura di Google Reader che spazio praticamente non ne occupava. Ma già a ottobre la cancellazione dopo 30 giorni dei file nel cestino di Google Drive mi era suonata un po’ strana. Dal mio punto di vista di utente non cambiava molto: quei file contavano nella quota. Ma dal punto di vista di Google magari davano fastidio. L’abolizione dello storage illimitato per foto “ad alta qualità” (che per uno come me che non guarda mai le foto e comunque le scatta male andava più che bene) è un segno che probabilmente comincia a esserci troppo materiale stivato nei server di Google… oppure che la grande G non ha più bisogno di troppo materiale per i suoi algoritmi. In ogni caso, è sempre un utile ricordo dell’effimeralità delle nostre cose in rete… e della nostra bulimia nel salvare TUTTO.

Aggiornamento: (11:40) in effetti, come si può leggere sul blog di Google, Mountain View farà anche “PULIZIA KONTATTI”: gli account inattivi da più di due anni potranno vedersi i loro file cancellati, come segnala anche Mashable. Ma quello che è peggio è che – sempre da giugno 2021 – «any new Docs, Sheets, Slides, Drawings, Forms or Jamboard file will begin counting toward your free 15 GB of allotted storage or any additional storage provided through Google One.» (e lo stesso vale per i documenti già esistenti ma modificati). Non so voi, ma io uso abbastanza spesso Google Docs proprio perché non contava come spazio Google. Certo, lo spazio realmente usato è poco, ma a quanto pare Google sta davvero finendo i giga…