È notte. Piove a dirotto. State guidando la vostra Smart per una strada sperduta in mezzo al niente: l’ultimo paese passato è a venti chilometri di distanza, e la città dove state andando è anch’essa a venti chilometri. A un certo punto vi accorgete che sotto una pensilina ci sono tre persone che cercando di ripararsi. La prima è un vostro amico d’infanzia, che tanti anni fa vi salvò la vita ma non avete mai potuto ringraziare perché vi eravate persi di vista. La seconda è un’infermiera con il volto chiaramente distrutto: è in pericolo di vita, e deve arrivare il più presto possibile all’ospedale. Guardate la terza che a sua volta vi guarda: è chiaro che è la persona della vostra vita. Se aveste una Smart for 4, non ci sarebbero stati problemi; carichereste tutti, e via verso la città. Ma la vostra Smart è a due posti. Cosa fate?

(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p554.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Jaume Sués Caula, Giochi di ingegno per esercitare il cervello, Armenia 2017, problema 32; immagine da FreeSVG)
A dire il vero Giovanni Sebastiani è un fisico e non un matematico, lo dice anche lui nel libro. Ma a parte che lavora in un istituto matematico del CNR, conoscenti comuni mi assicurano che la sua forma mentis è in effetti più da matematico che da fisico. Ad ogni modo, in questo libro Sebastiani racconta una sua giornata – spero non “tipo”… – mostrando come la matematica ne faccia parte per il suo lavoro ma anche su cose di cui tipicamente non ci accorgiamo. Lo stile molto colloquiale lo rende ideale per chi si è sempre chiesto che cosa mai possa fare un matematico nella vita: tante cose, ve lo assicuro.
Siamo sotto le feste, e quindi sono in tante le fondazioni che ci chiedono soldi, ricordandoci quanta gente è bisognosa, eccetera eccetera. Fin qua non ci sarebbe nulla di male. Quello che però ho notato è che negli ultimi tempi le lettere di richiesta fondi hanno sempre più spesso incluso un “regalo”, come le matite qui fotografate. Qui però io comincio ad arrabbiarmi. Non è che la cosa nasca solo al giorno d’oggi. Quando ero piccolo, ricordo le cartoline della
Comincio subito con un disclaimer: sono stato un collega di Roberto, quando da neoassunto ero entrato in Cselt a fare riconoscimento della voce e prima che lui prendesse il volo per gli USA. La sua esperienza nel campo è quarantennale, e lo si vede bene in questo testo dove non si limita a parlare di Siri, Google Assistant e compagnia varia ma traccia sia la storia che ha portato alla loro creazione sia tutti i tipi di tecnologia dietro a essi, notando come lo stato dell’arte attuale, sicuramente ancora di gran lunga perfettibile, richiede comunque una collaborazione tra campi diversissimi tra loro. Un bignami utilissimo per non rimanere intrappolati dall’hype e capire come e perché (oltre che “se”…) questi strumenti funzionano.