Jetpack Social a pagamento

Io scrivo i post sui miei blog, e poi generalmente li condivido su Twitter e Facebook, a volte anche su Linkedin, raramente su Tumblr. Per farlo, usavo Jetpack Social (di Attomatic, quelli di WordPress). L’altro giorno mi sono accorto che c’era una scritta “You currently have 21 shares remaining”, e ho scoperto che da qualche settimana la condivisione è limitata a 30 item al mese, a meno che non voglia pagare 12 euro al mese e arrivare a 1000 condivisioni al mese. Non che te lo dicano sul sito… anzi lo danno ancora free.

Sto cercando di capire quali sono le alternative possibili: NextScript, Social Media Auto Publish o Blog2Social parrebbero le migliori. Ma ci penso con calma.

il customer care Autogrill lavora anche la vigilia di Natale

Venerdì 23 mi sono fermato a pranzarwmo all’autogrill dei Giovi mentre andavamo a Chiavari. Era una pausa usuale prima del covid, perché ci trovavamo molto bene. Stavolta l’esperienza è stata bruttissima. Ho scritto un reclamo venerdì sera tardi e mi hanno risposto sabato a pranzo. Nulla di eclatante, ma a meno che non usino una AI così sofisticata da chiedere se era Giovi ovest oppure est significa che un poveretto lavora la vigilia di Natale… (io mi aspettavo un’eventuale risposta martedì, in effetti)

Aggiornamento (29 dicembre) A santo Stefano mi era arrivata una chiamata da un numero mobile che non conosco, e l’ho lasciata. Stamattina il numero mi ha richiamato, e io l’ho persa. Poi ha chiamato un fisso, ed era la sede di Autogrill, che oltre a scusarsi mi hanno detto che appunto quel numero era del punto vendita, se volevo parlare con il capo area (no, che me ne faccio?) E che mi offrivano un “coffee drink” (no grazie, messa così sembra tanto una presa per i fondelli). La mia domanda è se il mio reclamo fosse stato così assertivo, per evitare altri termini, oppure non ci siano poi così tanti reclami…

Le memorie del paniere (ebook)

Credo che tutti noi abbiamo detto più e più volte che il famigerato paniere Istat è tarato per farci credere che l’inflazione sia molto minore di quello che vediamo davvero. Confesso di averlo pensato anch’io: ecco perché questo libro è importante. Barbieri e Giacché, che hanno lavorato a lungo in Istat, compongono una storia del paniere che si intreccia con quella dell’Italia e con quella di cinema, televisione e canzoni italiane, immagino per passione degli autori. Dalle spiegazioni dettagliate su come beni e percentuali relative sono cambiate negli anni vediamo una lenta ma continua evoluzione della nostra nazione. Non sono taciuti i problemi – tanto per dire, le rilevazioni non sono fatte in tutta Italia ma solo in alcuni capoluoghi di provincia – ma si spiega anche il duplice motivo per cui l’inflazione percepita è molto maggiore della reale. In pratica ci sono due ragioni: la prima è che noi tendiamo ad accorgerci più dei rincari che dei ribassi, che pure ci sono: si pensi al costo delle telecomunicazione. La seconda è che un prodotto entra nel paniere quando la spesa relativa per i consumi delle famiglie è uguale o superiore a un millesimo della spesa totale da esse sostenuta. Questo implica che i prodotti entrano quando sono ancora cari, e man mano che vengono adottati calano di prezzo. Consiglio vivamente la lettura anche e soprattutto a coloro che credono che la statistica sia solo un insieme di aridi numeri.

(Giovanni A. Barbieri e Paola Giacché, Le memorie del paniere : La statistica racconta: un secolo, mille prodotti, cento film, Donzelli 2022, pag. 228, € 7,10 (cartaceo: € 18), ISBN 9788855224307)
Voto: 5/5

primel

Il mio amico Salvatore Mulliri mi ha presentato questo gioco di David Lawrence Miller. Funziona esattamente come Wordle, se non per il fatto che si possono solo usare numeri primi (di cinque cifre).

A parte usare una tabella di numeri primi per evitare di sentirsi sempre dire “questo numero non è primo” (ci sono circa 7600 primi tra 10000 e 99999, quindi c’è una probabilità su 12 che un numero preso a casa sia primo; anche tenendo conto che un primo può solo terminare in 1, 3, 7, 9 restiamo su una probabilità su 8), io continuo a incartarmi e usare cifre che non possono esserci. Evidentemente uso due aree del cervello diverse per cercare numeri primi e vedere i pattern, o magari non ne uso nessuna…

La circolare di Valditara sul divieto di uso dei cellulari

La scuola che i gemelli frequentano ha messo sul sito la circolare del prof. Giuseppe Valditara sul (non) uso dei cellulari in classe, e così ho finalmente avuto la possibilità di verificare direttamente le fonti.

Bene. La circolare ricorda che «con circolare del 15 marzo 2007, n. 30, sono state emanate da questo Ministero “linee di indirizzo ed indicazioni in materia di utilizzo di telefoni cellulari e di altri dispositivi elettronici durante l’attività didattica, irrogazione di sanzioni disciplinari, dovere di vigilanza e di corresponsabilità dei genitori e dei docenti”.» Spiega poi che «Pertanto, come si evince dalla suddetta circolare, vige in via generale un divieto di utilizzo in classe di telefoni cellulari.» mentre «È viceversa consentito l’utilizzo di tali dispositivi in classe, quali strumenti compensativi di cui alla normativa vigente, nonché, in conformità al Regolamento d’istituto, con il consenso del docente, per finalità inclusive, didattiche e formative, anche nel quadro del Piano Nazionale Scuola Digitale e degli obiettivi della c.d. “cittadinanza digitale” di cui all’art. 5 L. 25 agosto 2019, n. 92.», invitando i dirigenti «a favorire l’osservanza di quanto rappresentato».

Insomma, non c’è nulla di nuovo. In altri termini, la circolare è stata assolutamente inutile, se non evidentemente per mostrare ai media che il prof. Giuseppe Valditara è vivo e lotta insieme a n… occhei, lotta.

Help! Google Docs e la conversione a Word

Ho scritto una cinquantina di cartelle di testo in Google Docs (mi sa che non lo farò più…). Ho fatto il lavoro a spizzichi e bocconi, a volte copiando testi in PDF e rimettendoli a posto per conto mio, a volte scrivendo da zero. Alla fine ho convertito in docx, e mi sono trovato un testo che ogni tanto aveva un font stranissimo, nonostante tutto il testo originale fosse nello stile Normal e avessi passato il “paint style” per sicurezza.

Da Word ho scoperto che il font stranissimo era Gungsuh (coreano, anche se comprato da Microsoft). Vabbè, una volta capito qual era il busillis non mi ci è voluto molto a convertirlo in Times New Roman nel documento Word: ma mi resta il dubbio su come sia stato possibile averlo in qualche proprietà nascosta di Google Docs, e soprattutto come fare a toglierlo in originale. Qualche idea?

Anglofilia

Per comprensibili motivi, io ricevo la rassegna stampa su Wikipedia e Wikimedia. È un po’ sgarrupata, nel senso che devo scartare tutti gli articoli che hanno semplicemente una foto (giustamente) accreditata a Wikimedia Commons, ma va bene così. In genere trovo dai 10 ai 20 articoli: oggi ce n’erano ben 71, quasi tutti dedicati al nuovo “portale enciclopedico” russo presentato ieri e quasi tutti copiati più o meno verbatim dal lancio Adnkronos. Le testate più oneste lo segnalano, le altre fanno finta di niente.

Gli unici fuori dal coro sono stati quelli di Tag43, che hanno intitolato “La Russia prende le distanze da Wikipedia, ecco Znanie”. Naturalmente Znanie in russo significa “conoscenza”, esattamente come l’inglese Knowledge. Solo che evidentemente lo stagista di Adnkronos ha preso un lancio in lingua inglese, l’ha tradotto e non ha pensato che forse i russi non avevano usato un nome inglese per il loro portale; e tutti gli altri stagisti dei quotidiani hanno copincollato il lancio d’agenzia senza farsi troppe domande, che presumo non siano compatibili coi miseri emolumenti che prendono. A questo punto però tanto valeva fare gli autarchici e scrivere che si chiamerà “Conoscenza”, no?

Io non ho nessuna idea di quale sia la linea editoriale di Tag43, ma ho molto apprezzato come hanno trattato questa notizia.