Secondo uno studio riportato da Scientific American, in un secolo e mezzo la temperatura media di un essere umano è scesa da 37 gradi a 36,4. Ora è finalmente chiaro il perché un maschio con 37,2 è moribondo.
Ultimo aggiornamento: 2020-01-17 12:55
Secondo uno studio riportato da Scientific American, in un secolo e mezzo la temperatura media di un essere umano è scesa da 37 gradi a 36,4. Ora è finalmente chiaro il perché un maschio con 37,2 è moribondo.
Ultimo aggiornamento: 2020-01-17 12:55
La notizia non è che la Consulta ha bocciato la proposta di referendum abrogativo presentata dalle regioni a trazione centrodestra (e quindi oggi ocme oggi Lega). La notizia non è nemmeno la motivazione per la bocciatura, cioè l'”eccessiva manipolatività del quesito referendario”. Tradotto in italiano, quando fai un referendum elettorale devi lasciare una legge funzionante, perché non si sa mai quando si vota; il che rende difficile modificarla a tagliuzzamenti vari. (Abolire in toto il Rosatellum non sarebbe stato un problema, da quel punto di vista). Ma visto che togliere la parte proporzionale avrebbe lasciato un parlamento monco di seggi, i proponenti avevano affermato (al di fuori del quesito) che tanto la legge che si stava in parte abrogando dava al governo la delega per rifare i collegi elettorali, e quindi era tutto a posto. La Suprema Corte ha invece rimarcato che a questo punto si tirava troppo per la giacchetta il governo. Sono abbastanza certo che anche i promotori, o almeno quelli con un minimo di cultura legale, sapevano perfettamente che non è che se ti danno l’incarico di ristrutturare una casa allora tu puoi anche buttarla giù e rifarla da capo perché il committente ha cambiato idea.
La (brutta) notizia è che la Consulta ha ritenuto di dover esplicitamente anticipare questa parte della sentenza: evidentemente si immaginava i trenta giorni di polemiche sul nulla nel caso di attesa della sentenza. Ma tanto l’arbitro non viene più considerato dal teatrino della politica, anzi dall’avanspettacolo che ormai è diventata.
Ultimo aggiornamento: 2020-01-17 09:18
Leggo della chiusura della libreria torinese Paravia, e il mio primo commento è “ma non l’avevano già chiusa anni fa?” A mia parziale discolpa, ero passato due anni fa per via Garibaldi e non l’avevo più vista: non sapevo che si era spostata dietro piazza Arbarello, un posto che in effetti pur essendo in pieno centro è lontano dai flussi normali di transito. Motivo della chiusura? Il calo dei lettori, colpa di «Amazon che prima ha attirato i clienti solo con sconti esagerati, poiché in Italia manca una legge che tuteli i librai, e poi li ha abituati ad avere i prodotti a casa in tempi rapidissimi e con un assortimento incredibile» secondo le proprietarie della libreria, cosa ribadita in maniera un po’ più lirica da Paolo di Paolo che scrive «Perché mettere piede in una libreria non significa solo avere il libro che si cerca (come con un clic) ma trovare un libro che non stavamo cercando. E imparare a non fidarsi solo di sé stessi.»
Parlando al solito in prima persona, ecco un mio ricordo del 2011, subito prima della legge Levi (Levi che tra l’altro ora è presidente dell’AIE, l’associazione degli editori). Stava uscendo il mio primo libro Matematica in relax e volevo comprarmi alcune copie da regalare agli amici. Mi è stato più comodo prenderle da Amazon, che mi offriva lo stesso sconto del 40% che avrei avuto come autore. (E il 40% era un buono sconto autore, ci sono editori che ti fanno di meno). Diciamo che prima del 2011 c’erano indubbiamente delle storture a favore dell’e-commerce. Ma adesso non è che uno sconto del 15% sia così importante, pur essendo interessante, nella tipologia del mercato; e sono ragionevolmente certo che i lettori forti frequentatori di librerie ce l’hanno comunque (quando c’era la Celid e io vivevo a Torino gli sconti li avevo). E lasciamo poi perdere gli sconti surrettizi che spesso fa Amazon: certo, non puoi comprare altri libri perché sarebbero fuori legge; ma tutto il resto sì.
Il punto è per me un altro, e lo si vede anche in trasparenza nelle parole delle due librarie. Per quanto mi riguarda, mi sta benissimo vietare tutti gli sconti nei primi sei mesi di uscita di un libro; questi sì che drogano il mercato (e abbassano il guadagno dei librai). Dopo quella data, l’acquisto di un libro è spesso abbastanza ponderato; non è tanto il 15% di sconto né la disponibilità (quasi) immediata che fanno la differenza, quanto il sapere della sua esistenza. Ma in un mercato come quello italiano che ha superato i 70000 titoli annui l’unica possibilità per una libreria è specializzarsi in un qualche settore di non-novità. Il libraio non può più sapere tutto, anche se si mettesse a leggere le schede inviate dagli editori; ma un libraio che non sappia suggerire non dà nessun valore aggiunto. Io posso tranquillamente aspettare una settimana perché mi arrivi un libro, tanto poi finisce nel metro lineare di roba cartacea che devo ancora leggere. (Quella elettronica non la conto nemmeno) Però se tanto sono io che devo fare tutto il lavoro a questo punto lo faccio online.
Il guaio è che so benissimo che è facile dire “il libraio dovrebbe specializzarsi”, ma all’atto pratico non saprei assolutamente come fare. Nella fighetta Milano si tende ormai alla libreria-dove-si-mangia-e-beve; spero che i margini migliori aiutino, ma non sono così sicuro che sia quella la vera risposta. Ma magari quella dei libri è una battaglia persa in partenza, e dobbiamo farcene una ragione.
Ah, pare che Levi abbia detto che «tutti gli studi dimostrano che la lettura è connessa al Pil». Quindici anni fa si diceva che l’acquisto di libri (occhei, cosa diversa dalla lettura) era anticiclico, quindi cresceva al calare del Pil (occhei, sempre connessione è, anche se con correlazione negativa). Decidetevi.
Ultimo aggiornamento: 2021-04-20 12:18
Insomma, cosa è successo con la storia del libro che il cardinale Sarah ha scritto con papa Benedetto XVI – o forse invece no? Domanda intelligente, a cui non saprei rispondere: non è che io sia un grande vaticanista. Però qualche idea la posso avere.
È noto che Ratzinger ha sempre ritenuto il celibato ecclesiale una legge (non un dogma) alla quale non concedere deroghe se non in casi particolarissimi, come la (ri)ordinazione di sacerdoti anglicani che intendano passare al cattolicesimo. Né penso che abbia cambiato idea in questi anni. Cosa pensi Bergoglio al riguardo, io non lo so. Presumo che da bravo gesuita sia d’accordo con il principio ma sappia che teoria e pratica spesso divergano, e soprattutto ritenga che non sia corretto avere un’unica regola (di nuovo, non dogma) valido ovunque e quandunque. In altri termini, non pensate che aprirà ai preti sposati in Europa.
Entra in gioco il cardinale Iag.. ehm, Sarah. Ovviamente ha una sua idea, ben più restrittiva. Ovviamente sa che il papa emerito ha idee piuttosto simili. Ergo, gli chiede un po’ di materiale da lui scritto, che gli viene dato (ricordo che Ratzinger è un teologo, innanzitutto); subito Sarah pensa che sia un’ottima pubblicità per la sua causa pubblicare il libro “a quattro mani”, tanto non sono i soldi dei diritti d’autore che gli interessano. In tutta la storia, quello che mi stupisce è che nessuno in curia si sia accorto della cosa prima che il libro fosse già praticamente sugli scaffali – francesi, d’accordo, ma pur sempre scaffali.
Ora, io ho una grande stima di Benedetto XVI. Non entro ovviamente nella parte teologica, nella quale non ho certo competenze: ma sono certo che qualunque siano le sue idee lui non accetterebbe mai di essere messo in contrapposizione con l’attuale papa. Per quello ha fatto chiedere di togliere il suo nome dal libro: non perché ci siano falsità a lui attribuite, ma perché il suo pensiero viene strumentalizzato dai soliti noti, a partire da Magister che in questi giorni ha gongolato come non mai. E infatti Sarah ha poi twittato che – casualmente – il libro diventerà a nome solo suo “con un contributo di Benedetto XVI”… il che è una roba ben diversa.
Un ultima cosa: al 99% della gente, ma finanche al 99% dei cattolici praticanti, tutta questa storia interessa zero. Chiedetevi allora perché ci siano tutti queste articolesse.
Non siete mai riusciti a comprendere l’umorismo matematico, come il 99,7% di chi matematico non è? Ora avete una possibilità in più (per non capirlo, mi sa): Roberto Zanasi fa parlare il Vero Matematico e l’apprendista matematico nel Carnevale della matematica di questo mese… in attesa dei Rudi Matematici che a febbraio saranno carnascialeschi.
Premessa doverosa: a me tutta la storia di Guerre Stellari non è mai interessata. Sono stato costretto a vedere gli episodi IV, V e VI perché Jacopo era ed è fissato, e quindi quando è uscito il VII mi serviva sapere di cosa si parlava. Sono anche riuscito a non vedere l’episodio VIII, il che da quanto ho capito è stato un vantaggio perché così sono rimasto nell’universo di J.J.Abrams, che come sapete riciccia la roba vecchia e ha lasciato perdere gli sviluppi di Gli ultimi Jedi.
Il film per me è stato un (lunghissimo) fumettone di quelli di avventura dove la parte principale sono le battaglie varie. Non so quanto avere avuto Carrie Fisher scontornata per fare le nuove scene sia stato un miglioramento rispetto alla possibilità di ricreare digitalmente il suo volto; mi chiedo quanto abbiano pagato Harrison Ford e Mark Hamill per il loro cameo; per il resto ho passato due ore e mezzo senza infamia e senza lode.
Stamattina ho preso la solita BikeMi, con il totem che ci ha messo un po’ più di tempo del solito a svegliarsi: ho tolto la brina dal sellino, ho cercato inutilmente di alzare la suddetta sella, ho pedalato fino alla stazione vicino all’ufficio, l’ho lasciata, ho ripassato la tessera per verificare che la restituzione fosse registrata… e ho scoperto che secondo il sistema non l’avevo presa. Questa è la seconda volta che mi capita in una settimana, a parte la giornata in cui proprio non mi faceva prendere le bici. Ho come il sospetto che i “disservizi temporanei” indicati nella pagina del servizio – ma che risalgono al giorno in cui appunto sono dovuto andare a piedi – siano legati al freddo di questi giorni, anche se non riesco a capire la differenza con l’anno scorso… se non che adesso uso la tessera ATM e non quella BikeMi.
Ultimo aggiornamento: 2020-01-13 09:47
Cos’hanno in comune queste parole italiane così inopinatamente definite? ASTUZIA – INDEFORMABILE – MONOPOLIO – RINGHIERA – SUPERSTAR – TELEFILM.
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p424.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema mio.)