Archivi annuali: 2019

Larry Sanger e lo sciopero dai social media

Probabilmente avete letto della proposta di “sciopero dai social network” lanciata da Larry Sanger: sciopero che naturalmente non c’entra nulla con Wikipedia come riesce a scrivere Repubblica. Sanger si definisce “co-fondatore di Wikipedia”. Di per sé la sua autoattribuzione è questionabile, nel senso che probabilmente l’idea di un sito wiki per scrivere definizioni enciclopediche è stata in effetti sua, ma la sua idea non aveva nulla a che fare con i concetti alla base di Wikipedia, cioè qualcosa che si crea senza un controllo da parte degli esperti. Ma tanto nemmeno lo sciopero ha a che fare con Wikipedia, se non in un senso molto collaterale.

Sanger infatti propone il suo sciopero con uno scopo ben preciso, esplicato nella sua Dichiarazione di indipendenza digitale: chiedere una decentralizzazione dei social media, in modo che ciascuno di noi sia in grado di gestire i propri diritti sui propri dati e sulla privacy personale, e che i grandi e piccoli social network siano interoperabili: vale a dire che sia facile scrivere del software che permetta ad essi di “parlare tra di loro” e quindi inviare i contenuti che noi utenti procediamo dall’uno all’altro social senza doverli copiare e quindi dispedere eventuali commenti.

Dal punto di vista degli utenti una soluzione del genere sarebbe ottima: a parte il controllo sui propri dati, sarebbe possibile creare un nuovo social con caratteristiche tecniche migliori senza farlo partire da zero come contenuti, e quindi dandogli una chance di riuscire a entrare nell’arena senza essere schiacciato in partenza. Per dire, nemmeno Google ci è riuscita con la buonanima di Google+… Ma proprio per questa ragione Facebook fa di tutto per rinchiudere i suoi utenti nel suo orticello – occhei, “fazenda” o “latifondo” forse sono termini più corretti – impedendo in ogni modo la condivisione. Tanto per dire, l’anno scorso Facebook ha cambiato le sue API (le specifiche per connettersi da parte di un programma) per impedire di postare automaticamente i tweet e non solo quelli. Chi glielo fa fare a Zuckerberg di tagliare il bel ramo frondoso su cui ormai è piazzato?

Insomma, la proposta di Sanger è bella ma velleitaria. Certo, qualcuno potrebbe ribattere che anche Wikipedia era qualcosa di velleitario che pure è riuscita ad avere un successo planetario: ma c’è una differenza di base. Wikipedia è potuta nascere e crescere perché un piccolo numero di persone ci si è dedicato con tanta passione e cura; ancora adesso i contributori sono una minima parte degli utenti del sito. Uno sciopero dei social media funzionerebbe solo se ci fosse davvero una maggioranza di utenti che non producono contenuti: ma se pensate anche solo ai vostri conoscenti vi accorgerete subito che alla stragrande maggioranza di loro tutti questi ragionamenti non importano un fico secco; tutto quello che vogliono è postare foto di gattyni oppure litigare furiosamente di calcio politica e quant’altro, cosa per cui Facebook funziona più che bene. D’altra parte qualcuno di voi si ricorda ancora di Google Wave, un sistema “federato” di collaborazione remota sotto forma di social network? E pensate che – a parte i miei ventun lettori – qualcuno abbia mai sentito parlare di Diaspora, che pure è vivo o almeno vegeto? (No, Diaspora non lo uso neppure io, tanto per dire :-) )

Ultimo aggiornamento: 2019-07-03 07:06

statistiche del sito per giugno 2019

Diciamo che siamo ormai chiusi per ferie. Stavolta ci sono stati 14.089 visitatori per 36.476 visite, le pagine accedute sono state 80.478 e gli accessi 239.956. In pratica ci sono circa 1100 visite per giorno. Per la Top 5, abbiamo:

  1. Eupnoico: 1.575 visite
  2. inPoste.it®, tNotice®, SHA-7, e le “raccomandate certificate”: 422 visite
  3. Trova il massimo: 237 visite
  4. Strani a capo: 235 visite
  5. Mobili da smontare e viti da avvitare: 235 visite

Il maggior numero di referrer arriva da hookii.org; ma anche il “quasi locale”Planet Wikimedia se la cava bene.

Ultimo aggiornamento: 2019-09-03 07:35

Chi conta

È bellissimo (si fa per dire). Siamo impallati nella definizione delle cariche europee, con il FacenteFunzione che prima dice che gli va bene Timmermans e poi dice che si era confuso. Intanto che cosa succede? Che il presidente (formale, vista la situazione attuale) della Libia Sarraj vola in Italia a parlare… con il ministro degli Interni. E ovviamente il dialogo non avviene a Roma, anche perché prima si sarebbero dovute togliere tutte le ragnatele dal Viminale.
Come li chiamate voi? Messaggi trasversali?

Ultimo aggiornamento: 2019-07-02 10:02

Autunno caldo

Se la mattina del 28 giugno qualcuno fosse capitato sulla pagina di Wikipedia dedicata all’autunno caldo (era questa: Wikipedia non butta via mai nulla…) a prima vista non avrebbe notato nulla di strano. La voce era sufficientemente ampia, e soprattutto ricca di fonti. Se però la persona in questione si fosse messa a leggere la voce in questione, avrebbe trovato affermazioni piuttosto sconcertanti. Si partiva dalla frase nell’incipit secondo la quale l’autunno caldo è «ritenuto il preludio del periodo storico conosciuto come anni di piombo» agli emendamenti parlamentari allo Statuto dei Lavoratori che «furono in gran parte peggiorativi, perché nel merito offrirono il modo di penalizzare i buoni lavoratori, a vantaggio dei cattivi: inoltre rimasero nel documento le norme che proteggevano i diritti dei dipendenti, cancellando il passaggio secondo cui quei diritti dovevano essere esercitati “nel rispetto dell’altrui libertà e in forme che non rechino intralcio allo svolgimento delle attività aziendali”».

A questo punto dobbiamo sperare che il nostro ipotetico lettore abbia i suoi neuroni funzionanti e non sia semplicemente in modalità copincolla. Se è sufficientemente sveglio noterà che la prima frase da me riportata non ha nessuna fonte al riguardo, e quindi dovrebbe pensare “e chi l’ha detto?”; per la seconda, si accorgerà che le fonti riportate per quella parte dell’articolo si riducono a una sola, il libro L’Italia degli anni di piombo scritto dai due noti pericolosi bolscevichi Indro Montanelli e Mario Cervi. Mettiamo pure che il lettore sia un diciottenne che non ha mai sentito parlare di loro: dovrebbe comunque essergli saltato agli occhi che di fonte ce n’è una sola e che magari essa potrebbe essere di parte.

Insomma, quella voce era fatta male. Questo è un fatto, indipendente dall’essere o meno presente su Wikipedia: si possono fare le medesime considerazioni se il testo fosse stato trovato in un qualunque altro luogo. Visto che però quello non era un luogo qualsiasi, se il tizio in questione fossi stato io avrei fatto qualcosa: avrei cancellato la frase sugli anni di piombo commentando “senza fonte”, e avrei aggiunto un avviso di non neutralità (c’è un testo apposito da inserire), in modo che anche il successivo lettore non troppo sveglio sapesse subito che c’era qualcosa che non funzionava. Purtroppo non siamo ancora stati capaci di insegnare agli insegnanti queste operazioni elementari, in modo che loro poi le spiegassero ai loro studenti; ma diciamo che posso capire uno che si lamenta dicendo che la voce è “sbagliata”.

Il duo Gad Lerner-Michele Serra ha scelto un’altra strada. Forte del fatto che loro sono loro, e soprattutto scrivono sul secondo quotidiano più letto d’Italia, «Con un uno-due ben coordinato […] abbattono Wikipedia.» (La frase è di Massimo Mantellini, per la cronaca). Non si sono limitati a lamentarsi, ma Lerner se l’è presa contro “wikicialtroni” che a quanto pare sono gli unici che di solito riescono a intervenire nelle voci, mentre Serra rincara la dose contro quei cattivoni degli anonimi: scrive «Ma chi l’ha scritta, o almeno assemblata, e riletta, e giudicata, non lo sapremo mai.» In verità la voce sull’autunno caldo è sostanzialmente così da tre anni, senza nessuna guerra di edit, il che significa che non c’è mai stato nessun altro a interessarsene; e le frasi incriminate saranno anche state inserite da un utente anonimo, ma sono state scritte da Montanelli e Cervi.

Non penso che quest’ira funesta che nel weekend ha preso il duo sia un problema generazionale: in fin dei conti io ho solo nove anni meno di loro. Non penso nemmeno sia un problema di scienziati contro umanisti: come Mantellini scrive nel suo post, all’estero non ci si fa problemi a fare edit-a-thon anche e soprattutto su temi lontani dalle scienze dure, che tanto vanno già avanti per conto loro. Quello che io credo è che ci sia un problema tutto italiano, legato a un certo nucleo di persone abituate al loro orticello che si vedono insidiato. In effetti sarebbe divertente pensare a cosa avrebbe detto Montanelli al riguardo :-) Il tutto è esacerbato dalla banale considerazione che il numero di persone che si occupano davvero di portare avanti disinteressatamente Wikipedia è sempre troppo basso, e quindi – come dicevo – è fin troppo facile per alcune persone far dire quello che si vuole a certe voci scegliendo oculatamente le fonti, sapendo che chi potrebbe rimettere le cose a posto è troppo impegnato oppure ha deciso da molto tempo di abdicare.

Per la cronaca, se io avessi avuto parecchio tempo a disposizione, cosa che non ho praticamente mai, mi sarei magari lanciato alla ricerca di una fonte di orientamento opposto e avrei riscritto il testo per tenere conto delle due opposte visioni: è però anche vero che la storiografia contemporanea non è proprio il mio campo di competenze e quindi avrei lasciato volentieri il lavoro a chi può trovare fonti molto più in fretta. Il guaio è che adesso la voce è più o meno ritornata al livello di tre anni fa, il che significa che si è perso qualcosa: a me serve sapere che c’è stato chi ancora vent’anni dopo sentenziava livorosamente contro l’autunno caldo, come servirebbe sapere cosa era successo al tempo riguardo a quelle tesi revisioniste. Ma mi pare che né Lerner né Serra siano in realtà interessati a tutto ciò…

Quizzino della domenica: aree diverse

Visto che vi siete divertiti con i problemi sulle aree, eccovene un altro. I due quadrati hanno dimensioni diverse: quello più grande ha un vertice che coincide con uno del più piccolo e un altro vertice che biseca un lato del quadrato piccolo. Qual è la percentuale dell’area in rosso rispetto a quella totale della figura?
[i due quadrati]

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p391.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Mind Your Decisions.)

_BetOnMath_ (libro)

Questo (Chiara Andrà, Nicola Parolini, Marco Verani, BetOnMath : Azzardo e matematica a scuola, Springer 2016, pag. 170, € 23,99, ISBN 9788847039414, link Amazon) non è un libro di matematica, anche se si parla di matematica: è almeno a prima vista un libro di didattica della matematica portata avanti con un metodo sicuramente non standard né per il tema – il gioco d’azzardo – né per gli strumenti usati, cioè le app che nel percorso didattico svolgono un ruolo quantitativamente limitato ma emozionalmente intensissimo, oltre che avere un’ampia sezione – scritta dai membri dell’associazione AND – sugli effetti del gioco d’azzardo nei ragazzi. Ma io credo che sia più che altro un libro di filosofia della matematica, con gli autori che abbracciano la teoria della “embodied maths” e mostrano come in questo modo la didattica cambi completamente, con vantaggi quali il coinvolgimento molto maggiore degli studenti e svantaggi come la riduzione della memoria a lungo termine. Io sono notoriamente contro l’embodied maths, che secondo me può funzionare al più fino alle elementari: però ho molto apprezzato certe intuizioni, come lo spiegare agli studenti che gli errori in matematica non sono sempre nocivi, ma possono essere utili quando si cerca una strada verso la soluzione. Chi è abituato a confrontarsi con i problemi delle gare matematiche dovrebbe saperlo, almeno inconsciamente, ma io per esempio non ci avevo mai fatto caso…
Il progetto nasce soprattutto per la vita reale, perché dà agli studenti i mezzi per saper gestire le proprie emozioni nel gioco d’azzardo e non cascare nella ludopatia; ma credo che in generale le considerazioni più teoriche possono servire a tutti per avere un po’ meno paura della matematica.

L’Agenzia delle Entrate mi scrive (e mi telefona)

Premessa: io sono pigerrimo, e soprattutto mi dà un fastidio enorme – frammisto alla paura di sbagliare – dover fare i conti per le tasse. Così da quando è arrivata la dichiarazione dei redditi precompilata io mi sono affrettato ad accettarla ogni volta: magari qualche detrazione in più l’avrei trovata, ma non penso che valga la pena di fare tutta quella fatica per pochi euro. Insomma, anche quest’anno ho regolarmente accettato la mia dichiarazione, il giorno successivo a quando si poteva cominciare a farlo.

Mercoledì pomeriggio mi arriva una mail col minaccioso titolo Avviso dichiarazione precompilata, con il mio simpatico codice fiscale e il testo

la avvisiamo che è stata corretta una lieve anomalia nel Quadro D nella sua dichiarazione precompilata. Pertanto, se non lo avesse già fatto, la invitiamo a controllare attentamente gli importi inseriti nel rigo D3. Se riscontrerà degli errori la invitiamo a correggerli con l’invio di un modello Redditi correttivo del 730 inviato.

Mi viene anche detto che se do loro un recapito telefonico mi spiegano il tutto a voce “al più presto”. Vado sul sito dell’Agenzia, guardo il rigo D3 – sono i miei fantasmagorici ricavi come diritto d’autore – e noto che in effetti non è stata segnata la ritenuta d’acconto. Rispondo dunque all’indirizzo indicato segnando il mio numero di telefono. Il giorno dopo (cioè ieri) alle 13, mentre ero in palestra, sento squillare il telefono: numero romano. Era l’Agenzia delle entrate. La signora mi conferma quello che avevo intuito guardando il modulo, e mi suggerisce di entrare nel sito, fare un modello Redditi (credo il primo mai fatto in vita mia…) dove modificare i dati nel rigo equivalente al D3, e chiedere i soldi (saranno un trecento euro, tra ritenute che avevo già pagato e imponibile minore perché con le opere d’ingegno si conta solo il 75% e non il 100%) in compensazione nella dichiarazione dei redditi futura.

In tutto questo ho un po’ di domande alle quali so che nessuno mi darà risposta. (1) Come è possibile che il 730 precompilato possa avere un errore così marchiano? Ho guardato i cud di Hachette e Vallardi che mi hanno pagato, e non c’era nulla di separato. (2) Perché l’Agenzia – che in qualche modo si deve essere accorta della cosa – non ha direttamente corretto il 730? (3) Perché l’Agenzia ha comunque deciso di chiamarmi, considerando che io non me ne sarei mai accorto?