Leggo via hookii che negli USA le biblioteche hanno notevoli problemi con gli ebook, nel senso che i cinque grandi gruppi editoriali internazionali stanno ponendo condizioni capestro. L’ultimo caso è quello di Macmillan, che vieta alle biblioteche di acquistare più di una copia di un nuovo libro nei primi due mesi dalla sua uscita. Posso capire la ragione di questo embargo, anche se mi parrebbe più logico definire un numero massimo di copie proporzionale al numero di utenti della biblioteca. Già mi risulta più difficile capire perché una biblioteca debba pagare un ebook più di un comune utente (sempre Macmillan fa pagare la prima copia 30 dollari, e quelle ulteriori dopo la fine dell’embargo 60 dollari cadauna). Ma quello che ritengo inammissibile è che questi ebook non hanno una licenza perpetua (per la biblioteca, non per chi li prende in prestito), ma limitata: tipicamente due anni, ma HarperCollins prevede un numero massimo di 26 prestiti.
Immagino che i gruppi editoriali si giustificheranno dicendo che devono tutelare i propri autori (e incidentalmente i propri interessi). Ed è vero che – anche se per noi lettori un libro e un ebook sembrano essere la stessa cosa, sempre testo e figure sono – essi sono molto diversi da un punto di vista logico. Un libro cartaceo è una risorsa implicitamente limitata, nel senso che se io ho una copia di quel libro tu non puoi avere quella copia lì; inoltre copiarlo è costoso. Con l’ebook il costo marginale di fare una copia è pari a zero a tutti gli effetti, e quindi occorre limitare esplicitamente la risorsa con i DRM. Ci sono poi altre differenze per così dire contrattuali: un libro cartaceo lo compriamo e poi possiamo farne quello che vogliamo, un ebook lo prendiamo in licenza, proprio come il software, e quindi non è in realtà nostro. Ricordate il caso di Amazon che aveva cancellato dai Kindle degli acquirenti alcuni libri? (Ironicamente erano quelli di George Orwell). Ma detto tutto questo, se passa il concetto che una biblioteca ha un minore diritto sugli ebook non ci vorrà molto a dire che la stessa cosa vale per i libri di carta. Dal punto di vista del prestito agli utenti, infatti, la situazione non cambia. Certo, è molto più facile avere una licenza che scade automaticamente: ma come da noi ci sono gli omini SIAE che vanno a verificare se è stato preparato il borderò per la festa aperta al pubblico ci potrebbero essere altri omini che vanno in giro per biblioteche per scoprire le ignobili violazioni. Non una bella cosa.
In Italia, a quanto ne so, la situazione è migliore: abbiamo MLOL che è una società privata che fa da intermediatore, e almeno a quanto ne so io non ci sono di queste limitazioni, anche se non ho conoscenze di prima mano. Ma non si sa mai cosa potrà succedere in futuro… Tenete insomma gli occhi aperti!