Wikipedia vuole oscurare Angela Luce. Perché?

Il titolo di questo post non è ovviamente mio: arriva nientepopodimeno che dal comunicato stampa di un evento tenutosi ieri al Palazzo delle Arti di Napoli, con un intervento di un docente di Diritto Costituzionale, di cui purtroppo non ho trovato fonti istituzionali.

Facciamo un passo indietro. Ieri nel tardo pomeriggio, dopo una di quelle sessioni estenuanti di lavoro in cui non si riesce a far funzionare nulla, scopro che ci sono stati due giornalisti di testate diverse che hanno chiesto informazioni su Angela Luce: uno è stato gestito autonomamente dallo staff di Wikimedia Italia, all’altro ho poi risposto io dopo aver cercato di capire esattamente cosa poteva essere successo; non mi era ancora chiaro che il tutto arriva dopo la conferenza stampa, e quindi avevo solo a disposizione le informazioni che potevo ricavare direttamente dalla cronologia della voce di Wikipedia.

In effetti, rispetto a quello che capita di solito – qualcuno che si ritiene importantissimo ma che in realtà non si fila nessuno e quindi viene espunto da Wikipedia – non ci sono dubbi che la signora Luce sia una persona rilevante: la voce su lei è presente sull’enciclopedia sin dal 2007. Qual è allora il problema? Cito direttamente dal comunicato stampa, presumibilmente opera di Giovanna Castellano:

Come sarà spiegato nel corso della conferenza stampa, si tratta di persone (almeno 3) che conoscono molto bene sia l’artista che il suo percorso e tuttavia, scientemente, hanno deciso di eliminare dalla sua pagina, eventi importantissimi che la riguardano. E, quel che è peggio, trincerandosi dietro l’anonimato garantito dai nick-name e forti del “potere” di controllo, potere che nel caso di Angela Luce viene usato in maniera distorta e schizofrenica.

Occhei, forse rileggendolo non è molto chiaro. O almeno a me non è chiaro come si possa sapere che quelle persone “conoscono molto bene sia l’artista che il suo percorso” considerando che “si trincerano dietro l’anonimato”. Qualcosa in più si può forse comprendere leggendo la parte fuori dal paywall dell’articolo del Mattino al riguardo:

la Luce vorrebbe inserire alcuni premi, come quello letterario di Camaiore, gli incontri con principesse e presidenti della Repubblica, serate in suo onore, i complimenti e i biglietti di stima ricevuti dai grandi artisti.

Ora non c’è nulla di male se la signora Luce viene intervistata e racconta di tutti i “complimenti e i biglietti di stima” da lei ricevuti. Ancora più naturale è che una sezione del sito personale della signora Luce riporti tutti questi complimenti e biglietti di stima. Ma voi vi aspettereste forse che una voce sull’Enciclopedia del Cinema Treccani riporti quelle notizie? E allora perché dovrebbero esserci su Wikipedia? Cosa c’entra – sempre citando dal comunicato stampa – che “tutto l’apparato di gestione della
sedicente enciclopedia è tenuto in piedi grazie a donazioni di privati”? (Ah, ricordo che l'”apparato di gestione” è in mano alla Wikimedia Foundation americana ed è la gestione tecnica del sito; la gestione delle singole voci è tenuta in piedi grazie al lavoro volontario e gratuito di chi ci scrive).

Comunque se volete scoprire “quanto è stato rimosso” per il momento non ci sono problemi: basta aprire la cronologia della voce (è un tab in alto in mezzo alla pagina) e cercare. L’ho appena fatto e ho scoperto che per esempio a fine 2017, per una decina di volte, un’utente che si trincera dietro il nick-name “Marisa roberti” voleva tra l’altro far sapere a tutti i lettori della voce che

Angela Luce ha avuto tre incontri con gli studenti: all'[[Università di Bologna]] e alla [[Federico II di Napoli]] con una lezione-spettacolo su [[Raffaele Viviani]] e la sua opera, e ancora a Napoli, nell’Aula Magna della Facoltà di Sociologia.

Purtroppo non ci era comunque dato di sapere qual è il suo piatto preferito per colazione; ma immagino che nel caso ce lo potrebbe dire la signora Giovanna Castellano, che presumo sia pagata per gestire l’immagine della signora Luce – nulla di male in questo, figuriamoci! – e quindi ha scelto questo modo per guadagnarsi il suo onorario – ecco, qui un po’ di male c’è, perché se vuoi metterti a fare qualcosa in un posto che non è tuo magari cominci prima a studiarti le regole di quel posto.

P.S.: ho scritto “per il momento” non perché Wikipedia o la Wikimedia Foundation voglia cancellare le tracce di quanto successo – non ce ne sarebbe nessuna ragione – ma perché l’articolo del Mattino lascia intuire che verrà sporta denuncia per conto della signora Luce contro la Wikimedia Foundation ed eventualmente coloro che hanno editato la voce: in questi casi la policy della WMF prevede che la voce in questione sia oscurata fino alla fine della contesa legale, per evitare ingerenze. È vero che ci saranno tanti altri luoghi della rete dove avere tutte le informazioni e notizie sulla signora Luce, però sarebbe sempre una perdita che Wikipedia non possa fornire quelle principali.

Gli archivi vaticani di papa Pio XII

E così papa Francesco aprirà «alla consultazione dei ricercatori la documentazione archivistica attinente al pontificato di Pio XII». Ma lo farà tra un anno, con la scusa dell’ottantunesimo anniversario dell’elezione al soglio pontificio di papa Pacelli. Considerando che per quanto il tre sia un numero caro alla Chiesa cattolica non credo proprio che Bergoglio abbia pensato a scegliere una cifra tonda in base di numerazione 3, e soprattutto considerando che sarebbe più logico stabilire una data tonda dalla morte e non dall’elezione, diciamo che annunciare ora che tra un anno si permetterà l’accesso agli archivi dà tanto l’aria di avere bisogno di un po’ di tempo per verificare se si potrà desecretare proprio tutto.

Detto questo, non credo che in un modo o nell’altro ci saranno chissà quali nuove rivelazioni né in un senso né nell’altro. Pacelli, ricordo, è stato un “papa diplomatico”: prima di diventare segretario di Stato vaticano sotto il suo predecessore Pio XI era stato nunzio apostolico. Secondo voi un personaggio così salvava documenti che avrebbero potuto essere usati contro di lui? :-)

Manifestammo

Non so quanta gente ci fosse sabato scorso alla manifestazione milanese: posso garantire che erano davvero tanti. Noi ci siamo andati, anche se in modalità più da gita che da marcia, tanto he ci siamo anche fermati a prendere un gelato (richiesto in primis dai novemezzenni).

Quello che è piaciuto alla parte maggiorenne della famiglia? Vedere tanta gente giovane, vedere gente di buon umore (e non è così banale, in un corteo… ci sono sempre gli incazzati di loro e quelli che sfruttano la situazione per rovinare tutto), e non vedere poi così tanta polizia. Anche i blocchi stradali per le auto erano gestiti dai vigili: un plauso a chi in corso Matteotti è rimasto serafico davanti alle urla incazzate dell’automobilista che ha dovuto aspettare due minuti per attraversare la strada.

Secondo me tutte queste persone hanno voluto far sapere (a loro stesse, visto che a quanto pare i telegiornali hanno molto minimizzato) che non è affatto vero che la gente segua solo chi urla e sbraita “contro”. Credo che questa iniezione di fiducia sia davvero utile per evitare di scoraggiarsi ogni volta si sente parlare Quelli Che Contano…

Statistiche del sito per febbraio 2019

Febbraio è un mese corto e quindi notoriamente le visite scendono, ma direi che quest’anno il calo ricorda quello della produzione industriale italiana, anche se correlation does not mean causation.
Ci sono stati 16.746 visitatori per 38.032 visite, le pagine accedute sono state 97.690 e gli accessi 261.399. La top 5 risente immagino di un’offerta Lidl e vede questi post in cima:

  1. Il mistero della stazione meteorologica Lidl: 941 visite
  2. No al 5G: 855 visite
  3. Eupnoico: 807 visite
  4. Come non resettare un telefono: 599 visite
  5. Coglionaggine: 562 visite

Se volete, la cosa buffa è che ha superato le 500 viste anche un post del mio blog ausiliario sui libri. Beh, direte, è appena uscito Numeralia, no? Però il post è del 2014, su Bookcity, e ha avuto 539 visite. Misteri.

Quizzino della domenica: Quattro per cinque

Nella figura qui sotto ci sono dieci punti, messi in modo che ci siano tre linee per cui passano quattro punti. Riuscite a posizionare i punti in modo che ci siano cinque linee per cui passano quattro punti? No, non vale disegnare le righe per toccare una parte qualunque dei punti: il problema è puramente geometrico, e i punti sono… beh, puntiformi.


(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p369.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema classico.)

_La vita segreta_ (libro)

È raro che un libro mi faccia arrabbiare dalla sua prima pagina, ma Andrew O’Hagan ci è riuscito. Scrive infatti nell’incipit: «Quando racconto una storia vera, non mi sembra tanto di riferire delle notizie, quanto piuttosto di indagare la realtà, un’attività alla quale le tecniche del romanzo, lungi dall’essere estranee, sono spesso adeguate.» Ve lo dico subito: il mio voto basso al libro (Andrew O’Hagan, La vita segreta : Tre storie vere dell’èra digitale [The Secret Life : Three True Stories of the Digital Age], Adelphi 2017 [2017], pag. 222, € 22, ISBN 978-88-459-7947-7, trad. Svevo D’Onofrio, link Amazon) non dipende dallo stile di scrittura, che anzi è ottimo e ben tradotto da Svevo D’Onofrio. Quello che non mi è andato giù è proprio il suo stile programmatico, dove le “storie vere” sono tutto tranne che vere. Certo, non sono così ingenuo da pensare che una qualsivoglia biografia sia “vera”. Ma di solito il narratore cerca di nascondersi il più possibile per far risaltare le parti del narrato che ritiene più importanti, mentre qua abbiamo come vero protagonista O’Hagan mentre Julian Assange e Satoshi Nakamoto (o meglio, Craig Wright) sembrano solo dei comprimari. Paradossalmente la storia più vera è quella di Ronnie Pinn, che nella realtà era morto da decenni e la cui identità è stata fatta rivivere da O’Hagan. Lì infatti era naturale che il ruolo da protagonista fosse il suo: nelle altre due storie abbiamo O’Hagan che afferma di fare il giornalista ma parla per l’appunto più di sé che degli altri. In definitiva, se siete tipi che apprezzano la scrittura in sé o siete amanti del gossip, leggetelo; altrimenti lasciate perdere. PS: io ho preso il libro in prestito digitale, ma non riesco proprio a capire perché l’edizione digitale costi praticamente quanto quella cartacea. C’è qualcosa che non funziona.

Banksy e il Mudec: non tutto bene

Leggo da Oriella che qualche mese fa i tribunali italiani hanno avuto a che fare con una diatriba tra il famoso (e ignoto) artista Banksy e il milanese Museo delle Culture. In pratica il Mudec ha organizzato una mostra su Banksy e l’artista si è lamentato perché non era stato chiesto il suo permesso (che non avrebbe ovviamente concesso, ma questa è un’altra storia).

Il risultato è stato salomonico. Il museo ha il diritto di fare la mostra, perché le opere esposte sono state prestate dai legittimi proprietari; ha anche il diritto di usare le immagini per pubblicizzare la mostra, perché sono a scopo informativo; però ha dovuto ritirare tutto il merchandising banksiano, che non ha direttamente a che fare con la mostra. E il catalogo? Qui si è rimasti in un limbo. I proprietari hanno i diritti di proprietà sulle opere, ma hanno anche i diritti di utilizzo commerciale? Evidentemente no. Ma la Pest Control Office Limited, che tutela il marchio di Banksy e che ha citato in giudizio il Mudec, non può a sua volta dimostrare di averli senza rivelare il nome dell’artista. A questo punto il catalogo resta “per default” vendibile.

A parte quello che scrive exibart, che ovviamente ha una posizione ben precisa riguardo al copyright e alla gestione dei marchi, il problema resta. Quanti diritti ha un autore sul proprio lavoro, dopo che ha ceduto quelli economici? Non è banale, e mi sa che in effetti se ne parlerà a lungo.

Ho visto un gazebo del Codacons

Oggi, mentre sfruttavo la pausa pranzo per andare in palestra, sono passato come al solito da via Melzo per girare in via Spallanzani, e mi sono trovato la strada ingombrata… da un gazebo del Codacons! Insomma l’associazione non è solo un ectoplasma dell’avvocato Rienzi.

Se non fosse stato per il fatto che ho sempre i minuti contati mi sarei anche fermato a fare una foto :-)