E ti dovremmo anche pagare

C’è una persona (qui sul blog non faccio nomi, ma visto che uno dei tanti posti in cui ha scritto è un forum pubblico potete trovarvelo da voi, almeno fino a che non cancellerà il post) che si lamenta perché su Wikipedia hanno cancellato un testo scritto da Lui. Fin qua, nulla di nuovo, come non è neppure nuovo che cerchi qualcuno che gestisca Wikipedia Italia – anche se mi piacerebbe che questo qualcuno venisse trovato, così almeno potrei mandargli tutta la gente che fa queste domande.

Quello che è un po’ diverso dal solito, e che mi ha convinto a scrivere questo post, sono un paio di sue affermazioni:

«Tralaltro nonostante i fondi e la normativa non ti pagano neanche»

«non c’era un sito …cera la mia parola… così facendo credo sia diffamazione»

Posso immaginare che “la normativa” sia la direttiva sul copyright, spiegata benissimo dalla stampa tutta. Già comincio ad avere seri problemi a comprendere perché se non Ti si fa scrivere da qualche parte qualcosa “sulla Tua parola” Tu parli di diffamazione: io avrei piuttosto detto “censura”, ma evidentemente i Tuoi processi mentali ti fanno dedurre che se io [*] non credo alla Tua parola allora ti sto diffamando. Ma l’apoteosi è pensare che qualcuno debba essere pagato per scrivere quello che lui stesso vuole scrivere: in un sito privato, tra l’altro, ma anche se Wikipedia fosse pubblica non cambierebbe nulla. O forse no: potremmo proporre al nostro governo che attualmente si trova un po’ in difficoltà di aprire un sito italiani.gov.it e pagare chiunque voglia scriverci su. Anziché il reddito di cittadinanza avremmo il reddito di scrittura!

[*] Qui e in seguito “io” è da intendersi in senso generico: non ho mai avuto a che fare con la persona in questione, per mia fortuna.

Il pane calpestato

So già che – soprattutto su Facebook – ci sarà chi se la prenderà con me. Però la storia del pane calpestato nelle proteste contro i rom portati a Torre Maura (o Torre Spaccata, mi dicono i romani) mi fa proprio incazzare. Ci fosse stato qualcuno che avesse espropriato i panini urlando “prima gli italiani” o robe del genere e li avesse poi distribuiti a borgatari ciento pecciento avrei capito, non approvato ma comunque capito. Quello che è successo è per me pura e semplice barbarie. Sarà che la mia è una famiglia che non è più contadina da al massimo due generazioni, ma sprecare il cibo in quel modo è una vergogna.

XXX is requesting more info about your post

Da qualche giorno, nelle notifiche che mi arrivano sui post della pagina Facebook “.mau.” (che è diversa dalla mia bacheca, tipico caso di sdoppiamento di personalità) il testo è cambiato: non mi viene scritto “XXX commented on the link you shared” ma “XXX is requesting more info about your post.”
Non ricevo mai moltissimi commenti, quindi non sono ancora riuscito a capire se questa è una nuova risposta generica per vedere se sono attento o un messaggio che parte automaticamente quando c’è una frase con un punto interrogativo o ancora qualcos’altro. Voi che ne sapete?
(Dopo avere preparato il post, mi sono arrivati un classico “commented on the link you shared” e un “is requesting more info about your post”, nessuno dei quali aveva un punto di domanda. Anzi, le “maggiori informazioni richieste” erano nel primo commento, non nel secondo.

“Living in Italy Guide”

Su Spotify mi sta arrivando la pubblicità del governo inglese per gli expat in Italia che saranno (ovviamente) toccati dalla Brexit. La prima cosa che si può dire è che non è vero che Her Majesty’s Government non sta facendo nulla. La seconda è che forse non dovrei stare a sentire la playlist Sixties Top 2500…

I segreti del newsfeed di Facebook

Perché non ho pensato che la notizia di ieri secondo cui Facebook avrebbe finalmente spiegato perché una certa notizia appare nel nostro newsfeed non era un pesce d’aprila? Semplice. Un pulsante “perché vedo questo post?” non dà nessuna vera indicazione su come funziona l’algoritmo, esattamente come la lista degli ingredienti su una lattina di Coca-Cola non ti permette di rifare la ricetta.

Quello che ti verrà detto, insomma, non sarà né più né meno che quanto una persona un minimo sveglia ti saprebbe dire già ora: il post appare perché è di uno con cui hai interagito tanto, oppure di uno che hai appena amicato, o magari è un post che ha avuto tante interazioni e quindi probabilmente è interessante. Al massimo ci sarà qualcosa di ancora più vago: chessò, “a te piacciono i post dove ci sono immagini di paesaggi”. La cosa davvero interessante dell’annuncio è insomma il fatto che Zuckerberg si sente costretto a “mostrare qualcosa”. Sarà un effetto della direttiva copyright? :-)

Statistiche del sito per marzo 2019

Che dire di questo marzo? Mah. I dati mi sembrano simili a quelli di gennaio, con
Ci sono stati 19.669 visitatori per 44.655 visite, le pagine accedute sono state 130.006 e gli accessi 340.028. La top 5 vede un classico, due post “politici” e due strani post vecchi:

  1. IEupnoico: 1.243 visite
  2. Strana targa: 945 visite
  3. Battisti, Wu Ming e confessioni: 700 visite
  4. Indro verniciato/a>: 562 visite
  5. Quizzino della domenica: sette e undici: 492 visite

C’è anche un post che racconta le donazioni a Wikipedia e Wikimedia Italia con 468 visite, ma è di due anni fa :-)

Addio ofo

Dopo il mio test di fine 2017 non ho più usato ofo (o MoBike, se per questo, ma non è questo il punto del post). Ho continuato ad andare in bicicletta, ho continuato a usare BikeMi, ma non mi sono più avventurato sull’uso delle biciclette “free float”, cioè a flusso libero, cioè “le lasci dove cavolo ti pare”.

Ora leggo che il Comune di Milano ha revocato l’autorizzazione a ofo – principalmente perché non ha pagato, mi sa tanto – e quindi le bici gialle dovranno essere rimosse non si sa bene per finire dove. I miei dubbi per una volta erano fondati: non è affatto semplice gestire un free float. Non che sia semplice gestire il BikeMi, come ben sa chiunque veda in giro i camioncini di ClearChannel; ma almeno c’è una parvenza d’ordine. La prossima domanda è “quanto reggerà MoBike?”

P.S.: quelli che mi pare vadano adesso di moda sono gli scooter free-flow. Ma probabilmente un motorino è più difficile da nascondere di una bici.