Blangiardo e i libri a pagamento

Ieri sera, mentre ero stipato in metropolitana, il tipo vicino a me stava leggendo e sottolineando un libro dal titolo “Immigrazione. La grande farsa umanitaria”. Inutile dire che quando alla fermata successiva il tipo è sceso e soprattutto lo spazio a disposizione era un po’ aumentato mi sono fiondato a fare una ricerca, e ho trovato la pagina Amazon. Detto questo, le mie curiosità sono aumentate. L’editore, Aracne, pubblica spesso a pagamento e sicuramente come print-on-demand: come mai Gian Carlo Blangiardo – che oltre che essere attualmente il presidente dell’ISTAT è comunque professore ordinario in Bicocca – e i suoi coautori hanno scelto due anni fa di pubblicare in quel modo, libro che tra l’altro sembra essere un’edizione ampliata di quello che avevano dato alle stampe sempre per Aracne l’anno prima? E soprattutto, com’è che le tre recensioni (tutte a cinque stelle, ci mancherebbe altro!) sono tutte monoriga, non entrano nel merito del testo, ma sono “acquisti verificati”?

Ah, i curiosi possono vedere l’indice del libro direttamente sul sito di Aracne.

7 pensieri su “Blangiardo e i libri a pagamento

  1. Bubbo Bubboni

    Mah, non mi pare strano che un autore di libri scolastici e scientifici pubblichi in proprio o con altro editore dei testi di tipo più politico, magari volti all’assegnazione di future cariche.
    Del resto, se ho capito bene, taluni valutano che ci sarebbe mercato per un partito “””pro-immigrati””” al centro, se la lega lascia dello spazio spostandosi un po’ più a dx.
    Mi aspetto che anche loro pubblicheranno in modo variegato e ben recensito le loro teorie fondanti.

  2. Daniele A. Gewurz

    Non so niente di questo libro, ma (empiricamente, da lettore), vedo che Aracne pubblica anche molti validi libri di validi accademici. Ipotizzo che si avvalgano di qualche finanziamento da università o enti di ricerca (e quindi sia, almeno parzialmente, una diversa forma di pubblicazione a pagamento).

    1. .mau. Autore articolo

      Che Blangiardo abbia pagato (direttamente o no) per pubblicare il libro a me interessa di per sé poco; posso anzi immaginare che come per il mio Scimmie digitali ci possa essere un contratto con zero anticipo.

      Mi interessava di più discutere sulle tre recensioni di “utenti verificati” (e che quindi dovrebbero aver comprato il libro…) che in realtà non recensiscono nulla, e mi chiedevo come mai fosse capitato loro di comprarlo.

  3. Mestesso

    Ho letto le prime pagine disponibili e sono abbastanza inorridito e mi verrebbe da dire che l’autore voglia attirare un certo endorsement politico più che fare accademia. Di sicuro è un prof da cui girerò alla larga.
    Sulle finte recensioni beh, se amazon le tollera vuoi che aracne non se ne faccia uso?

    1. .mau. Autore articolo

      le finte recensioni sono su Amazon, non ho nemmeno cercato su Aracne.

      1. Mestesso

        Ah, che notizia…lo sai vero che c’è un floridissimo mercato di recensori a pagamento conto merce (io ti regalo un buono amazon/articolo tu fai recensione 5 stelle) non solo in Italia, ma anche all’estero? Da mie personali stime su certi beni il 20% delle recensioni sono fake.
        Ripeto, perché per questo libraccio dovrebbe essere diverso?

      2. Bubbo Bubboni

        Mah, su Amazon ne vedo una finta all’80% e una finta al 60%. Le altre mi sembrano al più limitate ma non vedo grossi indizi di falsità o di automatismo.
        Ogni tanto guardo le recensioni a qualche capolavoro della letturatura mondiale e trovi chi anziché valutare l’edizione ti dice se il testo gli è piaciuto… quindi recensire senza argomentare bene per me non è segno di falsità ma di contemporaneità.

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