Black Friday

Black Friday
Sarò mentalmente incapace, ma non riesco davvero a capire tutto il casino che c’è stato con il titolone del Corriere dello Sport di ieri. Un insipido gioco di parole, come da decenni i nostri quotidiani amano fare, a partire da due importanti giocatori delle squadre in campo stasera: non dei Luther Blissett, insomma. Se questo getta benzina sul fuoco del razzismo, allora probabilmente c’è qualche falla del tessuto spaziotemporale che ha permesso di produrre i cori contro Lukaku un paio di mesi fa a Cagliari.

Io come sempre commetto peccato e penso male, ma mi sa tanto che questo alzarsi di scudi non sia altro che un’arma di distrazione di massa per evitare di fare qualcosa per risolvere o almeno ridurre il problema del razzismo negli stadi, che poi è una perfetta unione tra il razzismo più o meno strisciante nella vita di tutti i giorni e il becerume tipico degli ultras. D’altra parte, se la lotta viene portata avanti mettendo la polvere sotto i tappeti che si può pretendere?

Mattarella grazia Bossi

Insomma ieri Mattarella ha graziato il Senatur. Per la precisione, «L’atto di clemenza individuale ha riguardato la pena detentiva ancora da espiare (un anno di reclusione) inflitta per il delitto di offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica (c.d. vilipendio: art. 278 c.p.), in riferimento a fatti commessi nel 2011.»

Io sono generalmente contrario al concetto di reato di opinione, ma posso comprendere quello al capo dello Stato, anche se un anno mi pare un po’ tanto per un “terrone” e un gesto delle corna che a noi vecchietti ricorda tanto Giovanni Leone. Ma in fin dei conti c’è chi è multato per aver dato dello juventino a un arbitro. E posso capire che una volta sancito il principio Napolitano possa aver detto che tutto è perdonato, permettendo a Mattarella di firmare il decreto di grazia. Ma continuo a chiedermi cosa sarebbe successo, o più propriamente cosa succederà, con gli altri casi simili dove gli imputati non sono famosi…

Trump e la Web Tax

In tutta la storia sulla riunione per commemorare i settant’anni della Nato, forse non ha avuto molta eco la minaccia di Trump di imporre dazi alla Francia (e a seguire a Italia, Turchia e Austria) in ritorsione alla Web Tax approvata dai transalpini.

Sì, lo sappiamo tutti che Trump ha poche idee ma fisse, e una di queste è quella dei dazi. E sappiamo anche tutti che i giganti del web pagano ben poche tasse, e soprattutto non le pagano in Italia o in Francia. Però la situazione complessiva è un po’ più complicata, se non ricordo male (e se mi ricordo male so benissimo che ci sarà qualcuno che mi correggerà). Uno dei punti fondamentali del commercio elettronico USA è che non paga la “sales tax”, a differenza di quanto accade in un qualsiasi negozio fisico. Ricordo che alla fine dello scorso millennio c’era stato un tentativo di togliere questo privilegio, tentativo che è stato prontamente rintuzzato. Ecco che quindi per un americano vedere uno stato, anche estero, che ti chieda delle tasse su un bene comprato online è un’eresia. Il fatto che a guadagnarci siano le aziende americane è bello, ma secondario.

Il guaio è che da un lato questa situazione non dovrebbe esserci, ma dall’altro risolverla significherebbe avere un vero coordinamento mondiale, e non mi pare che la cosa sia in vista… Insomma, aspettatevi tempi ancora più interessanti.

Statistiche del sito per novembre 2019

Stranamente il mese di novembre ha portato un deciso aumento delle visite, non dico come ai bei tempi ma un 20% in più dei mesi precedenti, almeno come visitatori e visite. Ci sono stati 18.685 visitatori per 39.909 visite, le pagine accedute sono state 80.870 e gli accessi 193.089. Il 13 e il 21 novembre sono stati giorni eccezionali, chissà perché. Tra le pagine più viste, troviamo però grandi classici:

  1. Eupnoico: 1.147 visite
  2. Codice bianco all’Ikea: 741 visite
  3. Centro operativo postale: 455 visite

  4. Il “genio matematico” e l’insipienza dei media
    : 319 visite
  5. Ricordatevi che anche questi votano: 316 visite

Tra gli archivi abbiamo il sistema operativo da montare con 560 accessi e il tutto al 90% con 376 accessi; sulle altre pagine il romanaccio con 622 accessi, gli accordi musicali con 522 accessi, la prova del nove con 291 accessi e il calcolo della radice quadrata”> con 285 accessi.

Ma la cosa più interessante sono sicuramente le otto (!) ricerche con la stringa “vorrei sapere gli accordi di tantavogli di lei in do maggiore”. Immaginando che siano tutte dalla stessa persona, visto il refuso, mi spiegate perché repetita juvant?

Le nuove bici elettriche di BikeMi: recensione

Ieri sono state immesse nella rete BikeMi 700 nuove bici elettriche, prima parte di un rinnovo totale. Approfittando della promozione “per dicembre la prima mezz’ora è gratis”, dell’avere la mia bicicletta scassata e di poter provare una bici sicuramente carica, ieri ho fatto due viaggi con le nuove biciclette, che secondo la descrizione hanno nuove caratteristiche: «Il sellino è sostenuto da un tubo triangolare graduato che ne impedisce la rotazione. Il nuovo telaio ha il 50% di plastica in meno, rendendo la bici più leggera (24.8 kg) e completando il circolo virtuoso della sostenibilità che coinvolge tutto il servizio.» Sul sellino confermo che finalmente non ruota; ho qualche dubbio sul fatto che la plastica in meno renda la bici apprezzabilmente più leggera, però.

Ma veniamo alla prova su strada. La bicicletta è molto meno maneggevole della BikeMi classica, quella gialla; ogni tanto facevo fatica a tenerla dritta. Inoltre ero convinto che l’aiutino fosse presente fino a che si raggiungono i 25 all’ora; in realtà già sotto i 20 stacca, e rimani a pedalare con una bici pesante, facendo insomma più fatica. Se me ne ricordo, domani provo a fare la salita della Biblioteca degli Alberi per vedere come funziona in quelle condizioni: nei miei viaggi di oggi l’unico vantaggio della pedalata assistita è partire con maggiore facilità ai semafori, ma il risultato pratico è che non mi conviene affatto usarla, perché faccio più fatica. Diciamo insomma che queste bici a pedalata assistita possono essere utili per chi vuole farsi una passeggiatina in bicicletta, ma non per chi ritiene la bici un mezzo di trasporto che serve a spostarsi da un punto all’altro in fretta

Basta con le modeste proposte

Ieri Pierluigi Ricolfi ha scritto un editoriale intitolato “La civiltà del silenzio/ Una modesta proposta per combattere l’odio sul web”. Direi che è arrivato un po’ in ritardo, non tanto rispetto a Jonathan Swift quanto a Christian Rocca che questa primavera ha pubblicato il pamphlet Chiudete Internet – una modesta proposta (il libro non mi è piaciuto, ma ne parlerò a fine settimana tra le mie recensioni).

Su Twitter trovate qualche commento, con Fabio Chiusi che scrive “Purtroppo invece è importante perché fornisce l’ennesima conferma di come si concepisce Internet in certi ambienti (che contano): come una Grande Tv”, riferendosi immagino alla frase «molti sarebbero ben felici di pagare un abbonamento, verosimilmente meno costoso di quelli del calcio, per proteggersi dal flusso di informazione indesiderata che ci tormenta 24 ore su 24.» Potrei chiosare che non c’è nulla di nuovo. Raoul Dhesi ancora alla fine degli anni ’80 del secolo scorso proponeva un sistema in cui era necessario fare un micropagamento per inviare mail a qualcuno; nel caso la mail fosse stata accettata, i soldi spesi sarebbero stati rimborsati. Putroppo non se ne è fatto nulla, perché anche settando una cifra assolutamente infima lo spam diventerebbe ineconomico. Ma non divaghiamo.

Essendo io una brava persona, ho letto tutto l’editoriale di Ricolfi e devo dire (non ironicamente) che c’è un punto che mi trova a favore: quello dove afferma «Se vogliamo frenare la circolazione dell’odio, innanzitutto in rete ma non solo, la prima regola dei media dovrebbe essere: negare lo spazio. O, se preferite: non farsi strumentalizzare. Perché è un po’ ipocrita indignarsi per la volgarità della comunicazione pubblica quando ci si presta quotidianamente a farle da megafono.» È forse un paradosso, ma il fatto stesso che per la generazione di Ricolfi una cosa diventa importante solo se ne parlano i media permetterebbe di vedere quanto effettivamente i media fanno da cassa di risonanza: e non vorrei sbagliarmi, ma la cosa conta davvero. È purtroppo ovvio che con i media che cercano disperatamente click quella modesta proposta non sarà mai messa in pratica, però è bello baloccarcisi un poco, non trovate?

Gli Agnelli tornano nell’editoria

La situazione dell’italica stampa è sempre più tragica, e questo lo sappiamo tutti… o almeno lo sanno i pochi che leggono ancora i giornali. Alcuni quotidiani sono messi peggio di altri: a parte il Fatto Quotidiano, chi fa davvero fatica a trovare una sua posizione è certamente Repubblica. Due anni fa ci fu un tentativo di unirsi tra perdenti, quando Repubblica si prese ITEDI – dove La Stampa aveva a sua volta inglobato il Secolo XIX – per tornare ad avere una massa critica. Però a quanto pare la cosa non è stata sufficiente. Il mese scorso Carlo De Benedetti, che aveva ceduto le sue quote ai figli, ha pubblicamente fatto un’offerta di acquisto rimandata al mittente; altre voci si sono susseguite, ma ora sembra che la Exor di John Elkann stia facendo un’offerta che non si può rifiutare, nonostante il titolo in borsa stia andando malissimo. Cosa poi voglia fare Elkann, a parte le dichiarazioni formali «quello che prenderà avvio la prossima settimana è un progetto imprenditoriale coraggioso, tutto proiettato al futuro. Obiettivo: assicurare a Gedi condizioni di stabilità che consentano alla società di evolvere velocemente, compiendo scelte che non possono più essere rimandate» non è chiaro. Per dire, Il Sole-24 Ore parla addirittura di delisting.

Il nonno Giuanin Lamiera amava fare l’editore, tanto che c’è stato un periodo in cui oltre all’house organ La Busiarda (ehm, pardon, La Stampa) aveva anche il controllo del Corriere della Sera. Ma Elkann non è mai sembrato tanto interessato a buttare soldi in un settore notoriamente difficile, tanto che aveva fatto fuori praticamente tutte le sue quote azionarie. Perché questo ritorno di fiamma? Le malelingue affermano che ora che con l’accordo FCA-Peugeot la famiglia Agnelli si è praticamente sfilata dal mercato dell’auto c’è bisogno di avere una campagna di stampa positiva sulla scelta, ma mi pare un’idea piuttosto bislacca. Al limite penso che voglia diventare il Jeff Bezos de noantri e far diventare Repubblica l’equivalente del Washington Post: ma diciamo che anche questo mi pare improbabile. Vabbè, magari oggi salta tutto e quindi non potremo mai sapere cosa sarebbe successo :-)

Quizzino della domenica: Il Grande Torneo Aziendale di Tennis

Quest’anno il Grande Torneo Aziendale di Tennis (singolo) ha visto partecipare ben 199 persone, costringendo l’estensore del tabellone a fare i salti mortali per definire teste di serie e turni saltati. Dimostrate che alla fine del torneo il numero di persone che hanno giocato un numero dispari di partite è pari.


(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p418.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema dalla Colorado Mathematical Olympiad 1987; immagine da FreeSVG.org)