governo e opposizione

Il mio giudizio su come il governo – e in primis “Giuseppi” Conte – sta gestendo la cosiddetta “fase 2” è negativo. Non tanto sulle misure di sostegno a chi non sta lavorando, sulle quali non ho sicuramente competenze, quanto sul balletto di aperture – non aperture – autodichiarazioni. Sono convinto che questa confusione peggiori solo le cose, e ho il sospetto che in molti abbiano già deciso che ne hanno a basta ed escono tranquillamente. Probabilmente poi c’è alla base un concetto sbagliato, quello di decidere che tutta l’Italia deve stare allo stesso livello di restrizioni alte salvo restringere ancora di più da parte degli enti locali. Onestamente la situazione in Lombardia è ben diversa che in Calabria, ma quello che è successo in pratica è che la governatrice Santelli ha deciso di fregarsene delle norme e rilassarle (cosa che poteva anche avere senso, se non fosse che è vietato) mentre i sindaci locali hanno subito fatto contrordinanze e il caos regna sovrano.

Ma non è che l’opposizione sia messa meglio, leggendo l’intervista al senatore leghista Centinaio che rivendica la grande idea di occupare di notte – ben distanziati, mi raccomando – il parlamento, manco fossero liceali in autogestione. Io mi sarei aspettato un cronoprogramma di opposizione, non i soliti slogan triti e ritriti. Capisco però che (a) ci vuole qualcuno che scriva questo benedetto cronoprogramma, (b) ci vuole qualcuno che se ne prenda la responsabilità politica e (c) si corre il rischio che qualcuno mostri come le misure proposte funzionino ancor peggio: in fin dei conti abbiamo tutti sott’occhio i risultati ottenuti da Fontana qui in Lombardia. Ma tanto ciò che conta è avere un po’ di spazio sui giornali, mica risolvere i problemi!

Siete pronti all’implementazione italiana della direttiva copyright?

Ve la ricordate la direttiva europea sul copyright, vero? E vi ricordate che entro due anni, cioè per l’aprile 2021, dovrà essere recepita anche dal governo italiano, vero? Bene. A quanto si legge su Robinson, il governo italiano nei ritagli di tempo che gli rimangono mentre studia l’implementazione delle fasi 2, 1 e mezzo, quasi 2, eccetera si sta preparando: entro l’anno avremo la legge.

Ho scritto “governo” e non “parlamento” perché a essere intervistato è il sottosegretario con delega all’editoria Andrea Martella, e soprattutto perché «la nuova legge sullo sfruttamento del copyright da parte dei colossi di Internet» (sfruttamento di copyright? che senso ha questa frase? Beh, io ve l’avevo detto due anni fa che la direttiva non serviva a far rispettare il copyright ma ad aggiungere nuovi balzelli) ma soprattutto perché si parla di una «legge di delegazione»: vale a dire, nella legge il parlamento dà mandato al governo di scrivere il testo vero e proprio. Ieri a quanto pare c’è già stata una videoaudizione messa su in tutta fretta: purtroppo noi di Wikimedia Italia non siamo ancora riusciti ad accreditarci come rappresentanti della società civile. Martella dice che l’Italia vuole fare come la Francia, anche se lì le cose non stanno proprio andando come previsto, e si specifica che si parlerà di «Pirateria e sostegno pubblico all’editoria» il che mi suona piuttosto strano, visto che i soldi, almeno secondo le idee del governo, arriverebbero dai GAFAM (Google, Apple, Facebook, Amazon e Microsoft).

Repubblica, già che c’era, ha ricicciato sotto il capoverso LA LUNGA LOTTA DEGLI EDITORI (che non è attribuibile a Martella, ripeto per chi non è stato attento) che «Non rientrano nella direttiva le biblioteche online, Wikipedia, meme, gif, parodie, citazioni, critiche, pastiche, recensioni, cloud e software in open source.», il che non è propriamente vero, almeno a priori… ed è per questo che noi vaso di coccio vogliamo comunque portare le nostre richieste sul testo della legge, richieste che non sono le stesse dei giganti del web e tra l’altro in molti casi non hanno a che fare con gli editori. Però si sa, repetita iuvant. Magari qualcuno alla lunga si convince.

La cosa più buffa di tutto questo è che noi abbiamo molti punti di contatto con i giornalisti! Sempre a proposito delle direttive europee, in questo periodo si sta approntando il regolamento TERREG sul contrasto dei contenuti terroristici. Il problema è che come al solito il regolamento ha tante buone intenzioni ma è stato scritto male; in Germania hanno così scritto una lettera aperta al governo, segnalando i vari problemi. Bene: questa lettera aperta è stata scritta congiuntamente da Wikimedia Germania, dall’equivalente tedesco della FNSI e da quello del sindacato dei giornalisti. Chissà se prima o poi riusciremo anche noi ad avere queste sinergie!

La Grande Battaglia contro Telegram

Se non ve ne foste accorti, un paio di settimane fa è partita un’offensiva da parte della FIEG contro i canali Telegram che mettono (illegalmente) a disposizione degli iscritti le versioni elettroniche dei quotidiani, con una richesta al Garante per le Comunicazioni di chiudere la piattaforma. La prima battuta che ho sentito raccontare è stata “per forza, prima li si leggeva al bar ma ora con il lockdown si deve stare a casa”. La seconda battuta è stata “oh, finalmente ho trovato la lista dei canali con i giornali da scaricare!” Più seriamente, molti si sono chiesti “Ma come! Io i giornali li scarico da Whatsapp, mica da Telegram. Perché non parlano di loro?” La risposta a questa domanda potrebbe essere interessante. Forse il problema è che è più difficile controllare un canale Telegram di uno Whatsapp: non so se sia vero che il revenge porn e la pedofilia stiano sulla prima piattaforma e non sulla seconda, visto che non è roba che frequento, ma sicuramente nessuno ha fatto partire una campagna su quei canali.

Ad ogni modo, sembrava che la montagna avesse partorito il proverbiale topolino: in questo comunicato Agcom affermava che Telegram “ha rimosso [volontariamente, nota mia] 7 degli 8 canali segnalati da FIEG”. Nel testo del provvedimento, il Garante faceva notare che il blocco può essere solo a livello provider (e se lo diventasse, con il solito sistema del settare il dns a 127.0.0.1, ho come il sospetto che saranno in tanti a passare ai dns di Google) e che non è possibile “ordinare la rimozione selettiva dei soli contenuti illeciti, in quanto ciò comporterebbe l’impiego di tecniche di filtraggio che la Corte di giustizia europea ha giudicato incompatibili con il diritto dell’Unione.” (ammesso di poter filtrare un canale in https). Non che mi sia chiaro il suggerimento nemmeno troppo mascherato di cambiare la legge per “considerare stabiliti in Italia gli operatori che offrono servizi della società dell’informazione nel territorio italiano utilizzando risorse nazionali di numerazione.” Non mi è infatti chiaro quali siano le risorse nazionali di numerazione usate da Telegram.

Ma ieri c’è stato un colpo di scena! Una procura pugliese (no, malfidati, non è stata Trani ma Bari) ha sequestrato 19 canali (o forse 17). Non mi è ben chiaro cosa significhi “sequestrare un canale”: forse se fossi stato iscritto a uno di essi mi sarei trovato i sigilli, ma non è questo il caso. Devo comunque stigmatizzare la scarsa conoscenza aritmetica della FIEG, secondo cui gli utenti sono “quasi raddoppiati […] dai 395.829 iscritti dell’8 gennaio 2020 ai 574.104 del primo aprile 2020” (+45%, diciamo che la frase funziona per un valore molto ampio di “quasi”); e soprattutto dei soldi persi, che “in una ipotesi altamente conservativa, si parla di 670 mila euro al giorno, circa 250 milioni di euro all’anno.” (anni di 373 giorni). La stima equivale a dire che ciascuno degli iscritti, ammesso e non concesso che nessuno facesse parte di più di un gruppo, scaricherebbe un po’ più di un quotidiano al giorno (se non erro, il costo di una copia elettronica è minore di quello di una copia cartacea; e se non lo è allora gli editori ci lucrano sin troppo). Anche immaginando che tutti costoro avrebbero regolarmente comprato la loro copia ufficiale se non ci fossero stati quei canali, l’ipotesi implicita è che ci si iscriva per leggersi ogni giorno a sbafo il giornale; a nessuno è venuto in mente che magari molti iscritti non scaricano quasi mai nulla, a meno che non serva loro uno specifico articolo; e che se ci fosse un sistema di micropayment “10 centesimi per una singola pagina” non ci penserebbero nemmeno a usare un sistema illegale.

Però volete mettere la possibilità di fare grandi proclami?

Edilizia scolastica “leggera”

Repubblica parla della “scuola dopo il coronavirus” e tra le tante idee – o meglio, tentativi di idea – presentati racconta di un un Osservatorio dedicato che

proverà a virare i lavori già appaltati sulle nuove necessità e a dirigere i prossimi su “un’edilizia leggera” – il termine è questo – che consentirà con alcune migliaia di euro e tre-quattro mesi di cantiere di recuperare aule, piani, ali di edificio oggi inutilizzati (per la presenza di eternit, per esempio).

Vicino a casa mia c’è una scuola media, quella dell’istituto comprensivo dove i miei gemelli hanno fatto le elementari, che quattro anni e mezzo fa è stata chiusa da un giorno all’altro per la presenza di amianto, mandando tutti gli studenti nell’elementare dei gemelli, che per fortuna aveva un po’ di spazio. In questi quattro anni e mezzo non si è fatto nulla; a quanto ne sapevo gli interventi erano finalmente stati schedulati per il prossimo ottobre. La mia domanda è semplice: se sarebbero bastate poche migliaia di euro per rimettere a posto il tutto, è possibile che nessuno – nella fattiscpecie, il comune che immagino sia il proprietario dei muri – fosse riuscito a trovarli in questi anni? O forse sono improvvisamente spuntati migliaia di operai edili che con mascherine e tutto potranno finalmente lavorare in sicurezza? O magari si farà invece una finta messa a norma, perché tanto si muore più di coronavirus che di tumore ai polmoni?

Poi c’è anche la questione degli insegnanti che dovrebbero lavorare più delle 18 ore attuali per ovviare alle classi con meno bambini; lavoro “che andrà pagato meglio” bontà loro. La vedo bene anche quella. Insomma, nonostante tutte le task force qui siamo ancora alla fase zero, quella delle marinettiane parolibere. Ma almeno lui era un artista.

Il sistema sanitario lombardo al di là del Covid

Come forse ricordate, un paio di anni fa ho avuto un distacco della retina, risoltosi tutto sommato bene (con la scusa che mi hanno cambiato anche il cristallino, ci vedo persin meglio di prima) ma che mi obbliga a fare una visita di controllo l’anno. Avevo così prenotato l’OCT per oggi e la visita vera e propria per l’8 maggio.

Venerdì 13 marzo mi arriva un sms che mi segnala che l’appuntamento per la visita di controllo è stato annullato e sarà rischedulato quanto prima. Nulla di strano, penso, aspetteranno che finisca il lockdown per fare le visite. Però non mi arriva nessun messaggio per l’OCT. Mi connetto al sito della sanità lombarda, SPID e tutto: le prenotazioni continuano a esserci ma se provo a visualizzarle mi appare una classica schermata in cui è chiaro che nella base dati c’è qualcosa che non va. Telefono al numero delle prenotazioni: mi risponde un tipo che mi dice “ah, non sappiamo nulla, se non che i servizi sono aperti solo per le urgenze. Ma c’è tempo, richiami la prossima settimana”. Giovedì richiamo, e un’altra operatrice mi dice la stessa cosa, aggiungendo che ogni azienda ospedaliera fa per conto suo e di chiamare magari sabato, al che io sommessamente le ricordo che per la sanità il sabato sarà pure lavorativo, ma il 25 aprile no. Ad ogni modo, finalmente venerdì mi arriva l’sms che cancella anche l’OCT.

Fase 2 :-). Ieri pomeriggio provo a vedere se posso riprogrammare da sito le visite, e scopro che per il giorno dopo c’è un posto al Fatebenefratelli valido anche per chi come me ha una ricetta programmabile. Che bello, penso, e procedo alla modifica. Il sistema ovviamente si lamenta perché io ho una prenotazione già fatta (ma mi avete detto che è rimandata!). Cancello la prenotazione, e come d’incanto non risulta più nulla di prenotabile. Stamattina richiamerò il numero verde, anche perché tra un po’ la ricetta scade; però capite che se per queste che dovrebbero essere operazioni normali il risultato è simile non è che si possa immaginare che nelle emergenze si possa fare qualcosa di funzionante…

Quizzino della domenica: Verme

Avete una scacchiera 6×6. Qual è il più lungo verme che potete inserire? Un verme è un polimino, quindi un insieme di quadretti tra loro connessi, tale che ciascun quadretto sia connesso per un lato ad altri due, salvo gli estremi che ne toccano uno. Non è nemmeno permesso che il contatto avvenga solo in un angolo, se non nel caso di una curva del verme, dove un vertice del quadretto centrale ne tocca altri due. Nella figura qui sotto vedete un verme lungo 10 quadretti in una scacchiera 4×4, per darvi un’idea.


(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p444.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Math Stackexchange.)


Trump e la candeggina

Devo dire che stavolta Trump mi ha deluso. Non mi aspettavo che dopo la sua dichiarazione sulla candeggina da iniettare avrebbe dichiarato di essere stato sarcastico, il che mi fa tanto pensare che avesse detto quella frase credendoci davvero… conosciamo tutti le giustificazioni “sono stato frainteso” che sanno tanto di un aggrapparsi con le unghie ai vetri per cercare di nascondere la verità.

Il punto, come capita spesso, è che la frase di Trump è ancora peggio di quello che è stato riportato. Come potete leggere, il presidente USA parlava di uno studio secondo il quale la candeggina distrugge il virus in cinque minuti e l’alcol isopropilico ancora più in fretta, e la frase è stata questa:

And then I see the disinfectant where it knocks it out in a minute. One minute. And is there a way we can do something like that, by injection inside or almost a cleaning?

In pratica, non ha detto “perché non iniettiamo candeggina?” ma “perché non troviamo qualcosa da iniettare che funzioni come la candeggina?”. Solo che la frase non sta in piedi lo stesso, perché assomiglia all’esternazione del nostrano ministro Boccia che vuole che la scienza dia una volta per tutte una certezza. In pratica Trump ha dimostrato ancora una volta la sua ignoranza: per lui è inconcepibile che gli scienziati non mettano immediatamente in pratica le sue grandi idee, non essendo in questo molto diverso dal suo amicone Kim Jong-un.

Il guaio è che anche la stampa sembra oramai non essere in grado di spiegare le cose: da qui i titoli “Trump suggerisce di iniettare candeggina per eliminare il coronavirus” anziché il più corretto “Trump vuole una specie di candeggina da iniettare contro il coronavirus”. Quelli che mi ha stupito, come dicevo all’inizio, è che qui da noi la tattica della destra è proprio sfruttare gli stupidi titolisti e poi mostrare come non avessero capito quello che il Leader aveva detto, mentre qui siamo alla stupidità a 360 gradi ripetuta poi a pappagallo. Siamo messi male.

Buongiorno, matematica (ebook)

Devo dire che quest’ultimo libro di Anna Cerasoli (Anna Cerasoli, Buongiorno, matematica , Feltrinelli 2018, pag. 145, € 7,99 (cartaceo: € 13), ISBN 9788858833360) mi è piaciuto meno dei suoi precedenti. Credo che il problema non stia tanto nei temi trattati; la parte finale, con la preparazione di un “giardino matematico”, per esempio dà degli spunti interessanti. Quelle che trovo invece forzate sono le ambientazioni dei problemi: l’idea che a scuola ci sia qualche allievo che tiri fuori gli spunti matematici mi pare davvero fuori dal mondo. Le illustrazioni di Alessandro Baronciani sono carine e aggiungono valore al testo.