Il nostro pranzo di Natale vedeva a tavola solo noi quattro. Avrei dovuto prendere i miei suoceri ultraottantenni, ma giustamente mio suocero ha detto “forse sarebbe meglio fare un tampone per sicurezza”; peccato che in questi giorni tutti abbiano pensato la stessa cosa e il risultato è stato “niente tamponi faidatè da nessuna parte”. Vabbè, almeno c’è stata un po’ di attennzione sul tema che non mi pare affatto una brutta cosa, visto l’aumento dei casi. (Per chi leggesse qua per caso: Anna, io e i suoceri abbiamo tutti tre dosi di vaccino e i gemelli ne hanno due per l’ottima ragione che di più non ne possono fare. Però siamo tutti consci che il vaccino aiuta a ridurre il rischio ma non lo blocca certo)
Però ci sono anche altri problemi. Domenica Cecilia parte per il campus montano di trampolino elastico, ed è stato chiesto un tampone (oltre naturalmente al green pass vaccinale) da farsi al più tardi 48 ore prima dell’arrivo, previsto per le 18 del 2 gennaio. Venerdì 24 Anna e io siamo andati in farmacia e abbiamo fortunatamente trovato un posto per le 17.10 del giorno di Capodanno. Il 31 era tutto prenotato, immagino da quelli che sarebbero andati a fare il veglione se non fosse stato bloccato all’ultimo momento. Domenica 2 mattina era anche tutto prenotato, immagino dai novax che il 3 devono portare un tampone per andare a lavorare. Ora, è vero che chi non è vaccinato ha una probabilità maggiore di essersi contagiato e quindi ha senso fare più tamponi “preventivi” a loro. Ma siamo sicuri che la percentuale di tamponi ai non vaccinati sia in linea con questa statistica? Mi sa di no, che ne fanno molti di più. A questo punto ha senso creare una scarsità nel numero di tamponi che si possono fare? Di nuovo, mi sa di no. Insomma, i tamponi continueranno a mancare fino a che rimarremo in questa situazione, mi sa.
Questo libretto ha la mia età, e lo si sente anche nella traduzione piuttosto arcaica di Luigi Maracchini. Quello che ho trovato interessante è stato il tipo di approccio di Ore, che presenta la teoria e i suoi sviluppi in modo molto più legato agli esempi pratici di quanto si faccia al giorno d’oggi. Il lettore insomma può vedere che alcuni teoremi fondamentali non nascono per caso ma arrivano in modo naturale. Il capitolo 7 sulla dualità della teoria dei grafi con quella sulle relazioni è stato per me illuminante; molto interessante, pur se piuttosto compressa, la dimostrazione che cinque colori bastano per colorare una mappa, unita al motivo per cui un approccio di quel tipo non è sufficiente per dimostrare il teorema dei quattro colori (che all’epoca della pubblicazione del libro non era ancora stato dimostrato).
Leggendo questo libretto si vede facilmente il passare del tempo: sia nella traduzione di Maria Spoglianti che risente dei quasi sessant’anni – chi scriverebbe ancora “dicesi” per cominciare una definizione? – sia per la gestione dei vari insiemi di numeri, che stranamente lascia da parte le costruzioni di Dedekind e accenna ai risultati di Cantor solo in modo per così dire quantitativo. Dal punto di vista prettamente matematico, direi che la parte migliore è quella dove viene dimostrata l’esistenza di numeri trascendenti con i teoremi sulle approssimazioni sfruttati da Liouville, anche se a questo punto mi sarei aspettato qualcosa sulle frazioni continue.