Green Pass e controlli

Non entro nel merito della dichiarazione della ministra Lamorgese che specifica che non sta agli esercenti controllare che l’identità di chi presenta un green pass sia proprio quella indicata. Non faccio nemmeno battute sul fatto che chi compra una sim i documenti li deve presentare eccome: in quel caso c’è una legge che lo impone, mentre qui la legge – scientemente o no – richiede solo la verifica del green pass. E in fin dei conti tutta la storia del green pass funziona male, visto che io posso presentare un QRCode stampato o salvato nella galleria delle immagini anche se mi sono poi ammalato. Però…

A qualcuno è venuto in mente di far partire controlli a campione, magari cominciando con quelli che secondo la vulgata non chiedono la certificazione? Se sì, tutto ok. Altrimenti è la solita presa per i fondelli.

Senza ritegno

Tra le varie misure approvate giovedì scorso dal consiglio dei ministri c’è anche il decreto legislativo attuativo della direttiva europea sul copyright, quello per cui si erano dimenticati di audire Wikimedia Italia e Creative Commons Italia. Tra i toni trionfalistici del comunicato possiamo leggere

Nel recepire la direttiva europea, il decreto prevede, nello specifico, che il materiale derivante da un atto di riproduzione di un’opera di arte visiva, per la quale sia stata superata la durata della tutela, non sia soggetto al diritto d’autore o a diritti connessi, a meno che non si tratti di opera originale frutto della creazione intellettuale propria del suo autore. Ciò permette la diffusione, la condivisione online e il libero riutilizzo di copie non originali di opere d’arte divenute di pubblico dominio

Di per sè questo è quanto scritto nell’articolo 14 della direttiva europea, e quindi non c’è nulla di strano, anche se finché non sarà pubblicato il testo del d.lgs non possiamo sapere se si sono ricordati di aggiungere i palazzi… Quello che però viene esplicitamente aggiunto nel comunicato è l’inciso

ferme restando le altre discipline specifiche in materia di utilizzazione di immagini digitali del patrimonio culturale.

A parte l’obbrobrio di “utilizzazione” – già “utilizzo” per me è troppo… – volete una traduzione in italiano? “Codice dei beni culturali e del paesaggio“: per gli (eventuali) amici, il Codice Urbani poi modificato da Art Bonus. Se andate a leggere gli articoli 107 e 108 scoprirete che continuerà a essere richiesto un canone per fare foto, visto che il canone non ha a che fare con il diritto d’autore. Io non sono così esperto di diritto da poter affermare con sicurezza che l’Unione Europea potrebbe far partire una procedura di infrazione, visto che la direttiva chiedeva per l’appunto la libertà di uso; ma sicuramente parlare di “libero riutilizzo” è una presa per i fondelli. Sapevàtelo.

Aggiornamento: (11 agosto) qui trovate il testo approvato.

Quizzino della domenica: impacchettare quadrati

Qual è il metodo più efficiente (che cioè lascia meno spazio vuoto) per impacchettare sei quadrati di lato unitario: metterne quattro più due in un semicerchio come nella parte di sinistra della figura, o fare una scaletta all’interno di un quarto di cerchio, come nella parte destra?


[quadrati impacchettati]
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p536.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema di Catriona Agg.)


Big Data, Big Dupe (libro)

Come contraltare a Caos quotidiano che aveva tessuto le lodi della non-strtutturazione ho preso questo libretto (Stephen Few, Big Data, Big Dupe : A Little Book About a Big Bunch of Nonsense, Analytics Pr 2018, pag. 84, € 13,20, ISBN 9781938377105) che ha una tesi completamente diversa: i Big Data non sono altro che l’abbindolamento che ci fa chi vende hardware e servizi di rete. Per amor di completezza, Few con i dati ci lavora; la sua tesi però – esposta in capitoli dai titoli esplicativi “Big Data, Big Whoop”, “Big Data, Big Confusion”, “Big Data, Big Illusion”, “Big Data, Big Ruse”, “Big Data, Big Distraction”, “Big Data, Big Regression”, è che in realtà non c’è nulla di davvero nuovo, nemmeno la grandezza relativa dei dati in questione; quello di cui abbiamo bisogno è avere persone in grado di comprendere i dati, e non credere che le macchine possano fare tutto da sole. Quello che funziona in realtà non sono i Big Data, ma per esempio il machine learning. Generalmente io sono d’accordo con Fry, anche se non arrivo alle sue posizioni talebane di un movimento Slow Data. D’altra parte, il penultimo capitolo “Big Data, Big Brother” dimostra che questi dati vengono usati eccome…

Rocchetto di filo


Ci ho perso un po’ per capire che il “rocchetto di filo” sarebbe un thread.
Non sono ancora riuscito a capire come mai – a parte la traduzione creativa – Twitter abbia deciso di mettermi l’intefaccia in italiano, visto che lavoro con Windows in inglese…

Poste Italiane e l’occultamento dei pacchetti


Prima o poi scriverò qualcosa su come è cambiato il mercato dei pacchetti dalla Cina dopo che dal primo luglio è obbligatorio pagare l’IVA anche per i colli sotto i 22 (o 23, non ricordo mai) euro. Per il momento la storia è un po’ diversa.

A fine giugno, quindi prima delle nuove disposizioni, ho acquistato dagli USA un libro usato. Da quelle parti c’è un interessante mercato secondario: se una biblioteca vede che un libro non è stato richiesto per un certo periodo di tempo, se ne disfa e lo cede all’equivalente statunitense dei remainders. Considerando che i miei interessi sono tipicamente di nicchia, sono decenni che sfrutto il sistema per recuperare libri a volte con un grande risparmio rispetto al prezzo di copertina (questo libro mi è costato 4,93€ comprese le spese di spedizione…) e a volte addirittura introvabili. Devo tipicamente aspettare un mesetto, ma non è chissà quale problema.

Ad ogni modo il 30 giugno parte l’ordine; l’8 luglio il libro viene spedito, come si vede dal tracking, e il 13 luglio arriva in Olanda, dove viene smistato due giorni dopo (il 15 luglio). Dopo i cinque giorni di viaggio intercontinentale, passano undici giorni prima che si riesca a fare la tratta europea; immagino che sia stato portato in bicicletta. Altri due giorni di smistamento, e arriviamo al 28 luglio, mercoledì. Bene, anzi male: dopo una settimana abbondante il libro non mi è arrivato. E non vivo in un paesino sperduto nella Barbagia, ma a Milano.

La domanda che mi faccio da anni è se quesoto è un banale problema di incapacità di gestione da parte delle poste italiane, oppure è una scelta ben specifica. La mia sensazione a pelle, corroborata da quello che succede con i pieghi di libri – un modo economico per spedire: un pacchetto fino a 2 kg costa 1,28 euro, confrontatelo con l’euro e 10 di una cartolina… – è che la risposta sia la seconda.

Antonio Pennacchi

Non ho nessuna intenzione di parlare delle idee politiche di Antonio Pennacchi, morto l’altroieri. Ho sempre trovato il concetto di “fasciocomunismo” qualcosa di insensato. Non posso nemmeno parlare del Pennacchi che scriveva narrativa: confesso di non avere mai letto Canale Mussolini. Però un suo libro l’ho letto: Fascio e martello, che racconta dei luoghi fondati dal fascismo in tutta Italia (ce ne sono quasi 150, da città come Latina a borghi di due o tre case). E vi assicuro che anche se tecnicamente è un saggio si legge come fosse un romanzo, il che significa che sapeva scrivere davvero bene. Ecco perché mi dispiace la sua morte.

Green Pass e musei

Non solo i ristoranti vedono una fronda contro l’obbligo di presentare il Green Pass per potere entrare. Come potete leggere su Facebook, l’annuncio del Museo Egizio che richiederà il Green Pass ha suscitato un vespaio, con le ormai ubique tifoserie che si insultano tra di loro, lamentandosi contestualmente di essere insultate.

Sono curioso di sapere quanti di coloro che fanno sprezzantemente sapere urbi et orbi che loro non metteranno più piede al museo (non che potrebbero farlo…) ci fossero andati negli ultimi anni. Ma soprattutto mi chiedo perché mai ci siano persone che si lamentino con il Museo Egizio che si limita ad applicare una legge senza aggiungere nessun commento. Avrei capito un’invettiva contro un governo Mengele che impedisce alla gente di acculturarsi se non accetta di diventare cavia di un esperimento genico (sic), ma così mi viene solo da sorridere tristemente.