passante chiuso, e Trenord ci marcia

Dopo aver trovato il consumo anomalo di un binario, Trenord ha bloccato il transito dei suoi treni nel Passante di Milano “per disposizione delle autorità”. Occhei. Solo che guardando il comunicato, c’è parecchio che non torna.
Capisco che ci siano molti treni da rimettere in sesto, e che in questi giorni stiano lavorando per aggiustarli. Capisco anche che se S2 viene fatta passare in superficie le tracce disponibili sono quelle che sono, e quindi si dimezza la frequenza. Ma per tutto il resto, mi sarei aspettato come minimo che si dicesse “il servizio è dimezzato/sospeso in attesa che i treni siano di nuovo disponibili”. Quello che invece è successo è il solito taglio selvaggio, giusto fatto con una scusa.
Poi mi chiedo se fosse proprio impossibile istituire un percorso di bus nel tratto urbano del Passante. Sono in molti che lo usano come linea metropolitana aggiuntiva: è vero che un bus ci mette una vita, ma dover cercare percorsi alternativi può anche essere peggio…

Aggiornamento (31 luglio): Oggi Trenord ha pomposamente annunciato di aver “potenziato il servizio nelle ore di punta” (tradotto in italiano: rimesso alcune delle corse soppresse nella parte di percorso che non tocca il passante): ergo, non è un problema di treni da rimettere in sesto. Aggiungiamo anche l’accordo con ATM che permette a chi ha un abbonamento “solo treno” di prendere alcune linee metropolitane e filobus di circonvallazione. Tutto bellissimo. Mi chiedo solo chi a Porta Garibaldi prende la lilla (passando dai tornelli della verde) possa poi uscire…

Non “quella” Ragusa

Se l’avessi visto su Libero non ci avrei nemmeno fatto caso. Ma Repubblica forse poteva evitare di usare il termine “Ragusa” per parlare di Dubrovnik. Il problema non è un’antiitalianizzazione forzata (comunque “Ragusa” è latino e la città-stato è stata “italiana” solo per due anni nella repubblica napoleonica): dire che il ponte termina a Sabbioncello e non a Peljesac mi sta benissimo. Ma Ragusa è anche una città siciliana, e mischiare così i nomi complica solo le cose…

È davvero meglio tacere?

Dopo l’uscita di ieri del leader della Lega (così non arriva nelle ricerche :-) ) sugli appelli per cognome in modo da non infastidire “i bambini fluidi” sono arrivate le usuali critiche a quelli che l’hanno commentato, “perché così si fa solo il suo gioco”.

Premetto che non ho alcun dubbio che quell’uscita fosse stata accuratamente preparata, e che sia stata fatta per essere condivisa dai propri sodali, non credo proprio che se io ne parlo nella mia bolla cambierà una iota nel consenso verso di lui. Quello che eviterei di fare è limitarsi a sbeffeggiare un’ignoranza che in realtà non esiste affatto: quello sì che genera il risultato opposto.

HIGH TEMP ALERT

37 gradi È la prima volta dal 2018, quando ho cominciato a ricevere i messaggi degli amici del Centro Meteorologico Lombardo, che la temperatura nella stazione più vicina a casa mia tocca i 37 gradi. Sono andato ad aggiungere un avviso per i 38, non si sa mai.

Appello per cognome

In questo video si sente Matteo Salvini tuonare contro il fatto che nelle scuole elementari (e in una media!) gli appelli si facciano per cognome e non per nome (Non mi è chiaro cosa significhi “sul registro”, ma sorvoliamo), “perché magari a sette anni qualche bambino si sente fluido”.

Ora io non so che scuole abbia fatto il leader della Lega. Ma io ricordo perfettamente l’appello delle medie: “Campione, Cavacini, Cavallo, Cerrato, Codogno…” dove ovviamente gli insegnanti usavano i cognomi. (Quello delle elementari non me lo ricordo, ma era comunque per cognome) L’unico caso in cui venivano aggiunti i nomi è stato il liceo, ma solo per distinguere i due Spina. Quello che mi chiedo è se lui pensi che i suoi elettori non si ricordino di quando andavano a scuola e si faceva l’appello…

(Ma a parte questo, a me preoccupa di più il suo messaggio subliminale con tutti gli italianissimi nomi di battesimo che ha snocciolato)

viva Joycare!

Avevo un vecchissimo misuratore di pressione Joycare che Anna aveva comprato quando era incinta (quindi parliamo di 13 anni fa). Ho provato a usarlo, ma mi dava dati completamente sballati, e ho pensato che non lo mettessi correttamente. L’altro giorno ho scritto alla Joycare chiedendo se per caso avevano ancora il pdf del manuale: tempo un’ora me l’hanno spedito. Complimenti per l’assistenza al cliente!

The Dawn of Everything (libro)

copertinaQuesto libro ha avuto un grande clamore mediatico, e non semplicemente perché David Graeber è morto poco dopo la sua pubblicazione. In effetti il testo – scritto da un antropologo e un archeologo – ribalta completamente quanto tutti noi crediamo di sapere sullo sviluppo della civiltà: che cioè le bande di cacciatori-raccoglitori hanno cominciato ad addomesticare piante e animali, siano diventati stanziali e con il surplus di risorse alimentari a disposizione hanno fatto nascere la “civiltà”, intesa nel senso di avere qualcuno – re, sacerdoti e se volete filosofi – che potevano permettersi di non lavorare, perché c’era chi produceva i beni per loro. A quanto pare, invece, i ritrovamenti archeologici degli ultimi cinquant’anni mostrano che tutto questo è falso: molte popolazioni sono andate avanti e indietro tra i due modelli di vita, o addirittura sceglievano l’uno o l’altro a seconda della stagione; inoltre l’attrazione del tipo di vita stanziale non c’è mai stata, e popoli dei due tipi convivevano tranquillamente nella stessa zona. Graeber e Wengrow ritengono che la narrazione attuale nasca dai tempi di Hobbes e Voltaire, spiegando a lungo le loro ragioni.
Ecco: il problema del libro per me è proprio quell'”a lungo”. Non sono le decine di pagine di note che mi spaventano, ma la quantità enorme di testo, dove gli stessi temi sono ripetuti quasi alla nausea (ripeto, questo vale per me. Altri potranno apprezzare questa loro ridondanza). Diciamo che cento pagine in meno avrebbero fatto bene.

(David Graeber e David Wengrow, The Dawn of Everything : A New History of Humanity, Farrar 2021, pag. 704, € 14,99, ISBN 9780241402450)
Voto: 3/5