Second Death of E.A. Poe and Other Stories (ebook)

[Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
Mi ha fatto sorridere vedere alcuni altri recensori lamentarsi che il titolo di questo libro è fuorviante, perché i dieci racconti qui contenuti non sono nello stile di Poe. Eppure la cosa dovrebbe essere chiara, visto che si parla della sua (seconda) morte… In realtà questa raccolta contiene testi scritti in stili diversi. Quello che dà il titolo è in effetti abbastanza simile a Poe, ma per esempio i primi due (Trophy for an Earnest Boy e Stop Killing the Innocence mi ricordano più Roald Dahl.
In generale la maggior parte dei racconti termina con un anticlimax: Matthews era molto bravo a costruire un ambiente che avvince il lettore… fino alla fine, che come avrebbe detto T.S. Eliot arriva not with a bang but a whimper”. The Waitress and the Relic è probabilmente l’esempio più chiaro; A Story Not About Richardson invece gira intorno senza meta. Confesso di non aver capito il finale di Delusional Gymnosis, ma il motivo potrebbe essere il mio inglese lungi dall’essere perfetto. Indispensable Ghosts termina anche in un tono minore, ma visto il racconto ci sta; The Kiss mi fa invece pensare al bacio della morte (chissà se l’idea era quella). Il racconto migliore è senza dubbio il più lungo, Dark Machinery, anche se avrei comunque eliminato la prima parte che non ha relazione con la seconda a parte l’essere ambientata in Italia nella seconda guerra mondiale.

(Jack Matthews, Second Death of E.A. Poe and Other Stories, Personville Press 2022, pag. 210, € 2,73, ISBN 9781005300623)
Voto: 3/5

Cina, Wikipedia e copyright

Probabilmente non ve ne sarete accorti, visto che la notizia è passata solo su Wired (dove il titolista fa ancora fatica a distinguere Wikipedia da Wikimedia…) e CorCom: per il terzo anno consecutivo la Cina ha bloccato l’ingresso del movimento Wikimedia come osservatore in WIPO, l’agenzia delle Nazioni Unite che ha lo scopo di incoraggiare l’attività creativa e promuovere la protezione della proprietà intellettuale nel mondo. Dopo due anni in cui Wikimedia Foundation ha inutilmente cercato di essere accreditata, stavolta le richieste sono state fatte da alcuni capitoli nazionali (Francia, Germania, Messico, Svezia e Svizzera oltre all’Italia), e la richiesta esta stata portata al Comitato Permanente sul Copyright e i Diritti Connessi (SCCR) di WIPO. Niente da fare: come le altre volte, la Cina ha dichiarato he anche i capitoli Wikimedia locali sono complici nel diffondere disinformazione. Negli anni passati il dito veniva puntato contro Wikimedia Taiwan, indicato come eterodiretto dalla Foundation: quest’anno direi che non c’è nemmeno stato bisogno per i cinesi di cercare di spiegare quale disinformazione sul copyright cinese viene propagata da Svezia o Messico. A questo punto Nicaragua, Bolivia, Venezuela, Iran e Russia hanno colto la palla al balzo e fatto rinviare la decisione sull’accreditamento per mancanza di unanimità.

Anche ammettendo che Wikimedia Taiwan faccia opera di disinformazione assoldando persone che scrivano sulle varie edizioni linguistiche di Wikipedia, resta il punto di partenza. Qui stiamo parlando di un comitato che parla di copyright e diritti connessi – cosa che ci ha sempre visti coinvolti come Wikimedia Italia. Essere membri osservatori non ci avrebbe per definizione dato il diritto di voto, ma ci avrebbe permesso di far sentire meglio la nostra voce su temi di cui ci occupiamo da sempre. Invece nulla da fare, e questo per ragioni prettamente politiche e indipendenti dal tema istituzionale. Non che ci aspettassimo chissà cosa, ma resta un peccato…

Monarchie elettorali

Le elezioni presidenziali nelle Filippine sono state vinte dal figlio dell’ex dittatore Marcos, mentre la vicepresidenza è andata alla figlia dell’attuale presidente Duterte. Il trend non è certo limitato all’est asiatico: pensate alla famiglia Bush negli USA (e al tentativo fallito di Hillary Clinton, per essere bipartisan). Certo, il trend non è nuovissimo: anche solo nel nostro orticello italiano possiamo ricordare Giorgio La Malfa figlio di Ugo e Mariotto Segni figlio di Antonio: però mi pare che negli ultimi decenni sia cresciuto.

Un tempo avevamo i re (e poi le regine, man mano che la legge salica perdeva terreno e i primogeniti di qualunque sesso andavano bene). Col passare dei secoli il loro ruolo è in genere diventato più che altro cerimoniale, il che significa che anche se per la regressione alla media ci troviamo un regnante non molto furbo possiamo andare lo stesso avanti. Ora però stiamo rifacendo le dinastie in questo modo surrettizio, e visto che l’oclocrazia è sempre in agguato il figlio stupido / malvagio / paranoico può tranquillamente essere eletto pensando alle qualità vere o presunte del padre, con l’aggravante che in questi casi il potere è spesso tutt’altro che simbolico. Non so voi, ma la cosa mi preoccupa parecchio…

Libertà di parola violata?


Mi è capitato di leggere questo articolo di Matteo Gracis (“fondatore de L’Indipendente”). Ora, io leggo che Matteo Gracis “è stato assistente alla comunicazione di un Deputato della Repubblica Italiana.” Devo dire che a questo punto trovo davvero preoccupante una frase come quella citata qui sopra. Passi per i laureati all’Università della vita, vita che evidentemente ha delle limitazioni; ma dal fondatore di una testata giornalistica registrata mi aspetterei qualcosa di meglio. Poi se anche voi credete che nella Costituzione «c’è un articolo specifico che garantisce la libertà di parola e pensiero e che chiunque – sottolineo chiunque – deve rispettare se vive, agisce o opera sul territorio nazionale» vi inviterei a scrivere alla Rai – servizio pubblico, tra l’altro… che si ostina a non invitarmi a nessuna sua trasmissione televisiva: eppure la libertà di parola (mia) è garantita dalla Costituzione, no?

Non vedo neppure un grande senso a lamentarsi perché «utilizzare tale “canale” è un mio diritto e voglio, anzi pretendo, che sia rispettato. Tanto più se lo utilizzo per svolgere la mia professione». Potremmo forse parlarne per il caso di un account legato direttamente alla testata giornalistica, ma la professione (di giornalista, immagino) non la si svolge su Facebook bensì sulla propria testata. Altrimenti di nuovo tutti gli iscritti all’ordine dei giornalisti dovrebbero essere presenti sulla Rai. Ok, mettiamola così: anche se Gracis non avesse terminato il suo articolo con la ritrita citazione deandreiana, leggere un pezzo così mi ha tolto ogni interesse a verificare com’è questo L’Indipendente elettronico.

la chiavetta ritrovata

In ufficio abbiamo le macchinette del caffè. Oltre che con le monete, si può usare un’app per connettersi alla macchina. Magari poi capita come nella macchinetta più vicina al mio open space, dove il QRCode era completamente sbiadito e illeggibile, e quindi ci siamo arrangiati per conto nostro: prima generando su PC il codice corrispondente al numero identificativo della macchina, fotografandolo con l’app e aggiungendo quella macchina tra i preferiti, poi stampando direttamente il codice e appiccicandocelo sopra. Ma si può ancora usare la cara vecchia chiavetta.

Ero miracolosamente riuscito a non perdere la mia chiavetta nei due anni di lockdown, e ancora più miracolosamente funzionava ancora. Solo che giovedì scorso non l’ho messa via: me la sono sentita in tasca venerdì e sabato, poi domenica non l’ho più trovata nonostante l’abbia cercata ovunque: ieri mattina ho dovuto per forza usare l’app. Stamattina sono a casa per contratto di solidarietà: sono uscito ad accompagnare a scuola i gemelli, sono poi andato in palestra, e rientrando ho preso l’ascensore. Il nostro ascensore ha un mancorrente dal lato opposto alla porta. Mi casca l’occhio… e c’era la mia chiavetta lì sopra, evidentemente messa da qualcuno che l’aveva trovata.

Per la cronaca, io non scendo mai con l’ascensore, anche se abito al quinto piano, e spesso salgo comunque a piedi: ma almeno ieri sera devo averlo preso senza vedere nulla :-) Ora devo solo ricordarmi di lasciarla in un posto dove non la perderò…

mascherine a mezz’asta

Venerdì sera sono andato a fare la spesa all’Esselunga. Praticamente tutti avevano la mascherina, anche se come sapete l’obbligo non c’è più. Quello che però mi lascia perplesso è che c’erano un po’ di persone con la mascherina che copriva solo la bocca. Ti dà fastidio? Bene, non metterla. Ma così non è che serva a molto…

Quizzino della domenica: Perdere ai dadi

Vi propongo un gioco. Voi lanciate sei dadi, e contate i valori diversi che appaiono: per esempio, 314155 vale 4. Il vostro punteggio è la quantità di numeri diversi che ottenete: in questo caso 4. Voi vincete 1 euro se il vostro punteggio è 4, perdete un euro altrimenti. Vi conviene giocare?


(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p580.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Peter Winkler, Mathematical Puzzles, “Losing at dice”; immagine di manio1, da OpenClipart.org)

Back To The Future Volume 1 (ebook)

Prima raccolta dei fumetti su Back in the Future. Bob Gale nell’introduzione spiega che proprio perché coi viaggi nel tempo si può fare di tutto occorre porre dei limiti molto stretti: nei film si aveva fondamentalmente uno one-shot, mentre in questi fumetti si è scelto di raccontare parti della storia (delle storie?) che non sono state trattate nei film. A parte il numero enorme di copertine – venticinque? – al termine del libro che servono solo a riempire pagine – ma questo mi sa sia abbastanza comune in questo tipo di graphic novel – la qualità delle storie è mediamente bassa. Si salvano giusto “When Marty met Emmett”, in parte “Looking for a few good scientist” ambientato ai tempi della seconda guerra mondiale, la prima parte di “Clara’s Story” (appunto, la storia di Clara prima di conoscere Doc) e soprattutto “In search of Clavin Marty Klein”, che a parte la scena da Rocky Horror Picture Show fa tornare alla memoria il primo film. Personalmente mi pare un po’ poco. La grafica è naturalmente anch’essa molto diversa tra i vari autori, ma apprezzarla o meno è troppo soggettivo per poter dare un giudizio.

(Bob Gale, Back To The Future Volume 1 : Untold Tales and Alternate Timelines, IDW 2016, pag. 142, € 8, ISBN 9781623029777)

Voto: 2/5