La compagnia Mauri-Sturno aveva messo in scena Re Lear subito prima della pandemia; sono passati due anni e lo spettacolo è arrivato anche al Piccolo, dove Anna e io avremmo voluto vederlo… peccato che un’emergenza (fortunatamente risoltasi poi bene) ci ha costretto a scappare qualche minuto dopo l’inizio del secondo tempo. La recensione è pertanto molto parziale.
Capisco che il regista Andrea Baracco descriva il Re Lear come «una delle più nere e per certi versi enigmatiche» tragedie scespiriane: però a mio parere ha esagerato con la musica, che era già cupa nel primo tempo dove in fin dei conti la situazione regge ancora abbastanza. Anche la recitazione degli altri attori è stata a mio parere piuttosto forzata, il che strideva con la scelta degli abiti da scena (Edmond, per dire, pareva Angelino Alfano…). Niente da dire invece sulla scenografia, abbastanza minimale a parte l’ascensore che fa arrivare Glauco Mauri come deus ex machina. Tra l’altro, mi ha stupito la sua voce davvero fermissima nonostante l’età – no, non ditemi che era doppiato… – oltre naturalmente alla sua presenza in scena. Anche Sturno è stato un perfetto conte di Glouchester, così come Dario Cantarelli nella parte del matto. Di più, purtroppo, non vi so dire…

Nell’introduzione del libro si legge (traduzione mia) che è “un tentativo di avere racconti su base scientifica composti da scrittori di estrazione diversa, per esplorare un futuro che è diventato frammentato per colpa di un presente caotico”, e che questo obiettivo è raggiunto “combinando le predizioni di persone che non sono abitanti naturali del mondo della fantascienza, con scienziati o autori veterani che danno loro supporto”. Non sono certo che il risultato sia all’altezza delle aspettative. Uno dei guai è probabilmente il fatto che quasi tutti i racconti sono molto brevi, e non è affatto facile scrivere in quel modo; in effetti il racconto più lungo, Safe From Harm di Tim Maughan, è il migliore del gruppo. Altre storie interessanti sono Conjugal Frape di Jamie Watt, Biohacked & Begging di Stephen Oram, Anomaly in the Rhythm di Viraj Joshi, Brain Dump di Frances Gow, Trial by Combat di John Houlihan, ed EPILOGUE [citation needed] di Ken MacLeod (“Lo dimostri.” :-) ). Non credo sia un caso che tutti loro siano scrittori di fantascienza; certo, è la prova che stiamo parlando di narrativa di genere: ma è proprio per questo che sono loro a sapere come scriverla.