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matematto non praticante

Misteri misteriosi

Da questo blog è possibile inviarmi un messaggio. Non che me ne arrivino molti, ma ogni tanto qualcuno mi scrive: tipicamente ho un messaggio o due al mese. Ieri sera invece me ne sono arrivati ben due. Il primo parlava di racconti e di Fantamatematica. Il secondo, dal titolo “Caffè fidel”, è questo (copio verbatim):

Mi è stato detto che il caffè ex fidel è identico al Vs caffè smart :beh non è assolutamente vero .naturalmente il caffè smart oltre a costare di più fa proprio schifo .assaggiatelo ,fate un confronto e sentirete che differenza.NON COMPRERO PIU DA VOI IL CAFFÈ

Ho davvero molte difficoltà a capire come sia possibile che qualcuno pensi che questo blogghettino sia degli eredi Caprotti.

tentativo di sondaggio

Ieri sera alle 20 sono stago chiamato da un numwro che il mio furbofono indica come “sospetto spam”. Rispondo. Un tipo si presenta come Ipsos, e dice che deve fare un sondaggio sull’ascolto della radio. Gli chiedo quando sarebbe durato (essendo io fortunello, la sera avrei avuto una riunione di condominio) e mi risponde “meno di mezz’ora”. “Venti minuti?” “Boh, dipende da quante radio ascolta”. Alla fine, per non sprecare tempo, dico che va bene. Il tipo mi snocciola tutto il pippone privacy, mi chiede se io o qualcuno della mia famiglia lavora nel campo dei sondaggi o della radio, e parte con le domande di profilazione. Una volta arrivato alla residenza e scoperto che sto a Milano, mi dice “un attimo che guardo la coda… no, è chiusa. Niente da fare. Arrivederci.”

Insomma non potrò aumentare lo share percepito di Radio Popolare :( Per quel poco che so io di statistica, immagino che la mia demografica fosse già piena. Però mi pare strano…

Anagrammi che non lo sono

Capisco perfettamente che non si può parlare solo e unicamente della guerra in Ucraina. Però forse Repubblica poteva evitare di dedicare un articolo al libro di Carlo Gaudio, che non contento di essere primario di cardiologia alla Sapienza ha una carriera parallela di scrittore. Nella sua ultima opera, L’urlo di Moro, pare ci spieghi con dovizie di particolari che nelle prime lettere scritte da Aldo Moro durante la sua prigionia avremmo potuto scoprire dove era detenuto: bastava anagrammare alcune frasi. Così per esempio la frase “Che io mi trovo sotto un dominio pieno ed incontrollato” diventa “E io so che mi trovo dentro il p.o uno di Montalcini n.o otto”, mentre “Io poso gli occhi dove tu sai e vorrei che non dovesse mai finire” sarebbe “O forse che io dovevo essere chiuso prigione di via Montalcini”.

Non che ci sia qualcosa di male nel pensare che Moro abbia cercato di inviare messaggi in codice. Peccato però che dovremmo immaginare che sapesse dove si trovava (evidentemente si era guardato in giro mentre lo portavano nel primo covo, oppure qualche brigatista si è lasciato scappare un “certo che un covo come questo di via Montalcini 8 fa proprio schifo”…). Ma soprattutto di anagrammi di un’intera frase ce ne sono così tanti che con un po’ di pazienza, e soprattutto lavorando a posteriori, si può trovare davvero di tutto. Senza scomodare Bartezzaghi, ricordo che la frase di Galileo SMAISMRMILMEPOETALEUMIBUNENUGTTAURIAS, che lo scienziato pisano scrisse come anagramma di ALTISSIMUM PLANETAM TERGEMINUM OBSERVAVI (“Ho osservato il pianeta più alto trigemino”: data la bassa risoluzione del suo telescopio, credette che Saturno avesse due satelliti anziché gli anelli), fu letto da Keplero come SALVE UMBISTINEUM GEMINATUM MARTIA PROLES (“Salve, prole di Marte, gemelli furiosi”).

Non essendo Moro uno stupido, insomma, non avrebbe mai pensato di inviare informazioni per mezzo di un anagramma: se davvero sapeva dove si trovava, sarebbe stato molto più sensato usare un acrostico, magari preceduto da un’espressione che sua moglie avrebbe immediatamnte trovato strana, tipo un vezzeggiativo sbagliato. Scervellarsi per tirare fuori un anagramma più o meno sensato può al più andare bene nella trama di un romanzo alla Dan Brown…

Che ne sapete del Digital Services Act?

La scorsa settimana il trilogo ha approvato una formulazione più o meno finale per il Digital Services Act, che assieme al gemello Digital Market Act rappresenterà la regolamentazione dell’Unione Europea per i servizi digitali. Anche Wikipedia ne sarà toccata; stasera alle 21:30 chiacchiererò con Marco Schiaffino nella trasmissione di Radio Popolare Doppio click. Spero di sapervi dare qualche notizia… i documenti ufficiali non sono infatti ancora stati pubblicati.

Insomma Elon Musk si compra Twitter?

musk e twitter Allora, dicono che il consiglio di amministrazione di Twitter ha accettato l’offerta di Elon Musk, ed entro la fine dell’anno Twitter sarà completamente in mano sua. Permettetemi di avere qualche dubbio al riguardo: Musk ci ha abituato a fare giravolte di ogni tipo.

Del resto, non sono il solo ad avere dubbi sul modello di sostenibilità che pare essere l’idea di Musk per Twitter: da una libertà totale di parola, compreso il far ritornare l’attualmente bannato Donald Trump, al passaggio da un sistema di proventi basato sulla pubblicità a uno che si fonda sugli abbonamenti “per evitare di vedersi vendere i propri dati”. È vero che Twitter non è mai riuscito a trovare un suo modello, pur avendone cambiati parecchi. Io mi ci trovo relativamente bene, ma è anche vero che seguo pochissime persone e non entro quasi mai nelle discussioni; ma ho il sospetto che la cura-Musk potrebbe farmi allontanare da quel social, un po’ come – pur per ragioni completamente diverse – mi sono allontanato da Facebook. Rimarrò con i miei ventun lettori, insomma…

scorciatoie alla Peppa Pig

Siamo stati in Slovenia perché Cecilia aveva una gara di trampolino elastico. Venerdì pomeriggio, avvicinandoci a Venezia, i cartelli a messaggio variabile ci suggerivano di fare il giro lungo con A27 e A28. Io conosco quel giro – è quello che faccio se vado a visitare i parenti – ma farlo da Vicenza sarebbe stato un conto, mentre così avrei allungato di una cinquantina di chilometri. Così ho preso la tangenziale di Mestre e poi tirato fuori Waze, e fatto un giro turistico per le strade locali; davanti a me una macchina con bicicletta legata al portellone posteriore e una targa gialla FL qualcosa ha proseguito per l’autostrada. Rientrato un bel po’ più avanti, a Noventa, mi sono trovato davanti… la stessa auto con bici dietro. Mi è subito venuta in mente la scena dove la famiglia di Peppa Pig si trova in coda, e a un certo punto Mamma Pig dice “conosco una scorciatoia!”, sterza, si arrampica su e giù per la montagna per ritornare esattamente allo stesso posto nella fila… Ma devo dire che io personalmente preferisco muovermi a velocità normale che fare stop and go continui.

La cosa più divertente è che sabato pomeriggio al ritorno ho preso invece il passante, e quando siamo arrivati allo svincolo dove la tangenziale rientra nell’A4 ho visto entrare un furgoncino color mattone e bianco che con ogni probabilità era quello che avevo superato prima di prendere il passante :-)

Quizzino della domenica: Meglio non giocare a poker

Come sapete, le combinazioni possibili a poker sono coppia, doppia coppia, tris, scala, colore (tutte le carte di un solo seme), full, poker e scala reale. Se avete un mazzo di 52 carte, qual è il numero minimo di carte che dovete estrarre per essere sicuri di avere almeno una coppia?

[scala reale]
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p578.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Peter Winkler, Mathematical Puzzles; immagine di ShannonW, da OpenClipart.org)

La scrittura su Wikipedia come strumento didattico (ebook)

Scrivo su Wikipedia dal 2004. Questo significa che ero presente durante praticamente tutta l’evoluzione dell’enciclopedia, e anche se non posso dire di ricordarmi sempre tutte le minuzie dei template e delle regole e regolette varie so comunque come muovermi. Questo significa però che mi risulta difficile comprendere come Wikipedia venga vista “da fuori”. Ben vengano dunque i libri come questo, dove Enrico Marello (professore di diritto all’università di Torino) guarda l’enciclopedia dal suo punto di vista e poi racconti cosa sia successo – nel bene ma anche nel male – quando ha fatto fare alcuni lavori a due gruppi di studenti. La versione elettronica del testo, secondo lo spirito wikipediano, è stata rilasciata con una licenza CC-BY-SA, tanto che ce ne siamo immediatamente appropriati e ora il libro è anche disponibile su Wikisource, la biblioteca (libera!) dei progetti Wikipedia. È ovvio che dal punto di vista di Marello c’è un’enorme differenza tra i testi presenti in Wikipedia e quelli della letteratura giurisprudenziale (e ci mancherebbe altro, aggiungo io), e che la qualità di quei testi è spesso molto bassa (purtroppo, aggiungo di nuovo io). Però alla fine Wikipedia non ne esce così male, pur notando alcuni punti deboli legati alla struttura editoriale non esistente. Ma a parte le conclusioni, ritengo che tutto il testo sia da leggere da parte di chi non ha mai scritto su Wikipedia, per capire come ci si può accostare senza troppi rischi di essere rimbalzati via dai cattivi utenti… che poi spesso sono solo troppo oberati di lavoro per avere il tempo di dare spiegazioni comprensibili.

(Enrico Marello, La scrittura su Wikipedia come strumento didattico, Ledizioni 2022, pag. 164, € 18, ISBN 9788855266420)