Archivi annuali: 2021

“manca il vino”

In questi giorni ero da mia mamma a Usseglio, nelle montagne piemontesi. Ci vengo da quarantacinque anni, quindi conosco abbastanza bene i posti. Sabato pomeriggio ho portato mia mamma a messa: chiesona praticamente vuota, eravamo in quindici compreso il prete che era un sostituto: un mesetto fa il parroco è caduto ed è ancora in ospedale. Comincia la messa, vado all’ambone per le letture, si arriva all’offertorio e il prete si ferma, dicendo “non c’è vino”.

Diciamo che l’opzione “trasformare l’acqua in vino” non era molto praticabile, per le nostre limitazioni: dunque che fare? In teoria avrei potuto uscire sotto la pioggia, andare al negozio che si trova a cento metri e comprare una bottiglia. (Tecnicamente per la validità di una consacrazione eucaristica basta che il vino sia d’uva, non ci vuole necessariamente il vin santo) Più prosaicamente, il sacerdote mi chiama per aiutarlo a cercare di un po’ di vino in sacrestia: entro, comincio a guardare in giro e trovo una bottiglia di dolcetto, imbottigliato in proprio, e sperabilmente adatto. Essendo io come al solito in giro con il mio marsupio, avevo il mio coltellino svizzero con cavatappi e ho aperto la bottiglia. Diciamo che il vino era come minimo molto marsalato, almeno dall’odore… ma comunque adatto all’uso. Così per la prima volta in vita mia ho fatto il chierichetto e versato il vino direttamemte dalla bottiglia :)

Quizzino della domenica: due triangoli

Nel triangolo equilatero ABC, il lato AC è diviso in tre parti uguali AD, DE, EC. La perpendicolare ad AC che passa per D incrocia il lato AB in un punto F. Qual è l’area del triangolo CDF rispetto a quella del triangolo ABC?


[la figura]
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina https://xmau.com/quizzini/p530.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema di Ed Southall.)


Ultimo aggiornamento: 2021-08-01 07:39

La rivoluzione silenziosa (libro)

[copertina] L’informatica come disciplina teorica ha più o meno ottant’anni di vita, ma si è già ritagliata un posto di tutto rispetto… che però è ancora poco conosciuto anche a chi studia materie scientifiche. Ben venga pertanto un libro come questo (Bruno Codenotti e Mauro Leoncini, La rivoluzione silenziosa : Le grandi idee dell’informatica alla base dell’era digitale, Codice Edizioni 2020, pag. 240, € 18, ISBN 9788875788841) dove vengono rapidamente descritte le varie branche dell’informatica. Ve lo dico subito: non si parla per niente di programmazione, e nemmeno di architettura dei computer. Troverete invece informazioni sulle macchine di Turing, sulla complessità computazionale dei problemi, sulla teoria dell’informazione, sulla crittografia – sia standard che a chiave pubblica – per arrivare alle dimostrazioni a conoscenza zero che sono una sfida al nostro modo di pensare legato all’idea greca di passaggi formali si presume incontrovertibili. Il libro contiene molti esempi semplificati, utili per chi ha una conoscenza di base di matematica; il lettore casuale può tranquillamente saltarli senza preoccuparsi di non comprendere il resto del testo. Il libro è insomma consigliato a tutti!

L’elettrico è il futuro

È vero che qui a Usseglio ci sono le centrali elettriche Enel (anche se la frazione dove vive mia mamma è andata avanti per una settimana con un generatore esterno mentre i tecnici cercavano di riparare un guasto alla linea a media tensione); ma mentre per trovare un distributore di benzina bisogna fare 30 chilometri e scendere a valle, ci sono ben due colonnine di ricarica elettrica :-)

Ultimo aggiornamento: 2021-07-30 09:18

La reggia di Venaria

un pezzo dei giardiniCredo che l’ultima volta che io avessi visitato la reggia di Venaria via Andrea Mensa fosse ancora aperta alle auto e della reggia non ci fosse praticamente rimasto nulla. D’altra parte quello che non aveva portato via Napoleone era stato riciclato dai Savoia per le altre loro residenze, e avere avuto per centocinquant’anni una caserma non aveva aiutato molto. Ho così sfruttato l’attimo e portato due gemelli (di cui uno molto recalcitrante come al suo solito) e mia mamma (che però si stanca subito) a vedere il palazzo.
Comincio col dire che i cartelli che indicano i parcheggi sono messi in posti così casuali che non sono riuscito a capire dove parcheggiare, e alla fine ho deciso di lasciare la macchina nella piazza del mercato, che sarà a 400 metri dalla reggia. Per quanto riguarda la visita vera e propria, la reggia è stata indubbiamente restaurata in modo superlativo, ma la mancanza della maggior parte degli arredi originari fa sì che molte stanze siano semplicemente state riempite di quadri e arazzi d’epoca, il che però non dice molto a un visitatore più o meno casuale come me. Anche i cartelli esplicativi potevano essere più completi. Tutt’altra cosa sono invece i giardini. Nel 2019 sono stati votati i più belli d’Italia, e devo dire che fanno un effetto incredibile. Con Cecilia ne abbiamo visto solo un pezzettino, mentre mia mamma si riposava e Jacopo sbolliva la rabbia, ma l’estetica unita alla cura è davvero spettacolare. Anche la parte delle scuderie ha presentato una bella sorpresa, con il bucintoro che i Savoia avevano comprato per scimmiottare i dogi veneti e che è l’unico rimasto al mondo; la cappella di sant’Uberto, pur essendo spoglia, mostra la maestria dello Juvarra, che era sicuramente un genio.

Ultimo aggiornamento: 2021-07-29 17:02

Figli di papà

Stranamente la polemica su Marco Travaglio che ha dato del “figlio di papà” a Mario Draghi non si è ancora spenta sui social. Evidentemente non c’è molto altro di interessante su cui parlare.

Ora, il dizionario registra che figlio di papà è “giovane favorito dalla ricchezza e dalla posizione sociale della famiglia”. Vabbè, Draghi non è giovane ma diciamo che lo è stato. Sappiamo anche che suo padre è morto quando aveva 15 anni, ma questo non è necessariamente rilevante nell’essere o no figlio di papà.

Ma la vera domanda è “Supponiamo pure che Draghi sia / sia stato un figlio di papà. E allora?” Quello che fa ora non funziona perché ha avuto una partenza avvantaggiata?

The Modern Myths (libro)

copertina [Disclaimer: Ho ricevuto il libro grazie al programma Early Reviewer di LibraryThing]
Philip Ball è un divulgatore scientifico: avevo già letto il suo Elementi che parlava di chimica. In questo caso (Philip Ball, The Modern Myths : Adventures in the Machinery of the Popular Imagination, U. of Chicago 2021, pag. 436, € 19,66 (cartaceo: $30), ISBN 9780226774213) il tema sono i miti moderni, che sono diversi da quelli degli antichi greci perché le persone vedono il mondo in modo diverso. Ball parte da sette miti da lui scelti. Robinson Crusoe: il self-made man; Frankenstein: il ridare la vita; Dr. Jekyll e Mr Hyde: la bestia in noi; Dracula: il sangue come vita; La guerra dei mondi: la distruzione aliena; Sherlock Holmes: la logica antiumana; Batman: oltre la legge. Anche le storie sugli zombie potrebbero diventare un mito, ma secondo Ball non lo sono ancora.
Ball definisce il mito come qualcosa che non può essere descritto oggettivamente e scientificamente, ed è per quello che poi ha una vita tutta sua, spesso al di là di quanto pensato e voluto dall’autore. Secondo lui, l’opera che fa nascere un mito – un tempo un libro, ma Batman per esempio è originariamente un fumetto e probabilmente in futuro sarà il cinema o la tv a generare nuovi miti – non è mai una vetta della letteratura: lo stile può essere bello, ma la storia ha dei buchi che saranno eventualmente sfruttati. Segue poi l’adattamento per bambini, la riscoperta del valore dell’opera e infine le parodie che sono il segno dell’ormai mitizzazione della storia.
L’unico problema che vedo nel testo è che è fin troppo preciso nel raccontare tutte le versioni che hanno contribuito a formare il mito: a volte facevo fatica a seguire la storia.

L’altra Italia reale

In questi giorni sono da mia mamma, che vive in un paesino delle montagne torinesi. Ci vado dalla metà degli anni ’70, e quindi nonostante la notoria scontrosità dei piemontesi mi conoscono tutti; così mi sono fermato un po’ a chiacchierare con un po’ di gente e si è parlato anche del Covid.

Bene: qui sono tutti vaccinati, e quelli con cui ho parlato non hanno nulla in contrario al Green Pass – non che in genere serva loro… – e sono solamente preoccupati per la risalita del numero di contagi. Insomma, una situazione ben diversa da quella che vedo regolarmente sui social network. Ecco, forse bisognerebbe cominciare a fare un po’ la tara su certe affermazioni.