Archivio mensile:Marzo 2021

La nuova app BikeMi

BikeMi ha cambiato modo per collegarsi: o meglio, ha aggiunto un app che man mano sostituirà il vecchio accesso con la tessera. Mercoledì ho usato un po’ le biciclette; ecco come funziona il prima e il dopo.

Prima:
(1) mi avvicino al totem
(2) tiro fuori la tessera (è quella ATM, visto che era finalmente stata unificata l’anno scorso)
(3) la passo sull’apposita zona;
(4) una volta su due me la piglia
(4′) altrimenti continuo a passarla ovunque, soprattutto su certe stazioni
(4″) disperato, apro il telefono, leggo i codici temporanei che l’assistenza mi aveva mandato, mi abbasso per evitare errori di parallasse e li digito
(5) prendo la bici
(6) faccio il mio giro
(7) poso la bici
(8) aspetto che la lucina verde smetta di lampeggiare
(9) passo la tessera sul totem per accertarmi che sia stata posata bene
(10) se il totem non legge la tessera, incrocio le dita e aspetto con calma la mail di conferma.

Adesso:
(1) apro l’app e clicco sulla stazione bici
(2) mi avvicino alla stazione
(3) quando sono abbastanza vicino, compare il pulsante “sblocca bici”
(4) clicco, e mi viene detto quale bici prendere
(5) prendo la bici
(6) faccio il mio giro
(7) poso la bici
(8) riapro l’app
(9) mentre la luce lampeggia, mi arriva la segnalazione “bici restituita”

Vi garantisco, è una gioia.

Vaccinazioni in azienda

A quanto sembra, il nuovo protocollo permetterebbe alle aziende di vaccinare in proprio i loro dipendenti, dopo che la Lombardia ha fatto da apripista. Premesso che nel documento nazionale c’è scritto “Sarà inoltre possibile, qualora le dosi di vaccino disponibili lo permettano, vaccinare all’interno dei posti di lavoro, a prescindere dall’età, fatto salvo che la vaccinazione venga realizzata in sede, da parte di sanitari ivi disponibili, al fine di realizzare un notevole guadagno in termini di tempestività, efficacia e livello di adesione” (grassetto mio), c’è un punto che non capisco per nulla.

Dal mio punto di vista, non c’è nulla di strano a voler vaccinare prima le persone che devono stare a contatto col pubblico per tutta la loro giornata lavorativa, tipo gli addetti dei supermercati. Già avrei più dubbi sui cinque operai di una boita (una fabbrichètta, se preferite), che in un certo senso formano una piccola bolla. Ma in queste linee guida non c’è scritto nulla di tutto questo. Paradossalmente, se la mia grande azienda decidesse di fare un accordo con la regione, farsi dare un po’ di dosi di vaccino, prendere qualche medico e infermiere e vaccinare me – come ha fatto a dicembre per l’influenza – sarebbe tutto a posto, nonostante io stia lavorando da casa da un anno e non abbia nessuna ragione pratica per avere il vaccino prima di altri.

La mia domanda non è “chi ha suggerito di scrivere una cosa del genere?”, perché la risposta è chiara. Ma è “perché hanno accettato di scrivere una cosa del genere?”

Ultimo aggiornamento: 2021-03-11 13:32

Il connubio lombardo di sanità e informatica

Vabbè. Ci si è accorti che le mail “strettamente riservate e personali” che le AST milanesi hanno mandato al personale sanitario sono state girate a non si sa quante persone che sono tranquillamente andate a vaccinarsi saltando la fila.

Ora, gl’ingegni minuti potranno questionare sull’incapacità del sistema informatico lombardo di preparare email “strettamente riservate e personali” che non hanno un codice identificativo univoco, se non proprio il codice fiscale un hash ricavabile da quello. Potranno anche domandarsi come mai non sia stato almeno aggiunto un codicillo per minacciare inenarrabili pene nel caso si sfruttasse codesta mail senza averne il diritto. Ma tali ingegni minuti non hanno considerato l’Altissimo Piano di Fontana Moratti Bertolaso &co.

Qual è l’unico vero modo che abbiamo in Italia per costringere la popolazione a fare qualcosa? Semplice: convincerli di stare fregando qualcun altro. È insomma ovvio che tutta la procedura nasce per istigare la popolazione lombarda a farsi vaccinare…

È grande questo numero? (ebook)

Sarà perché è il secondo libro di fila che leggo sulla spannometria, ma non è che questo lavoro (Andrew C. A. Elliott, È grande questo numero? [Is That a Big Number?], Raffaello Cortina 2021 [2018], pag. 432, € 18,99 (cartaceo: 26), ISBN 978-88-3285-309-4, trad. Valeria Lucia Gili) mi sia piaciuto così tanto. Elliott punta molto sulla capacità di visualizzare i grandi numeri, e quindi da un lato lavora su immagini facilmente riconoscibili, come quella di uno stadio gremito di gente e diviso in vari settori, e dall’altro inserisce enormi elenchi di misure che dovrebbero servire da ancore per avere un’idea delle dimensioni in vari campi. Ecco, secondo me quella non è una grande idea, per l’ottima ragione che ti limiti a sostituire un numero sconosciuto con un altro numero che però non ti dice molto: più semplice imparare a fare confronti con cose vicino a noi, tipo visualizzare il debito pubblico calcolando quale parte ciascuno di noi si troverebbe a proprio carico. Altre parti sono più interessanti, però: per esempio, la sua difesa dei logaritmi è assolutamente condivisibile. In definitiva, non me la sento di consigliarlo, nonostante la buona traduzione di Valeria Lucia Gili. (Che stranamente non era indicata nella versione che ho preso da MLOL; però mancava parte del colophon, probabilmente era uscita male)

Ultimo aggiornamento: 2021-06-10 18:43

Il solito tempismo

L’anno scorso avevo una prenotazione per una visita oculistica di controllo, che si è persa come lacrime nella pioggia causa Covid. Alla fine mi sono fatto fare una nuova impegnativa e sono andato a ottobre in un’altra struttura.

Ieri mattina mi è arrivato questo SMS:

ASST Nord Milano: se è ancora interessato alla prenotazione n xxxxxxx del 08/05/20 08:40 presso POLIAMBULATORIO LIVIGNO, sospesa a causa del Covid, risponda “SInnnn” entro il 13/03/21 e verrà ricontattato; se non interessato risponda “NOnnnn”

(i numeri sono stati cancellati per sicurezza).

Che ne dite? Devo congratularmi con la sanità lombarda per non aver perso la mia prenotazione?

Riuscirà Google a rendere il tracciamento pubblicitario più anonimo?

Qualche settimana fa Google ha presentato un nuovo modello per inviare pubblicità mirata “rispettando la privacy degli utenti”. In pratica, si supererebbe il modello attuale in cui ogni volta in cui accediamo a una pagina web viene creato un certo numero di cookie (informazioni di base) che vengono poi passati agli inserzionisti per far loro scegliere quali pubblicità inviarci; si avrebbe invece un sistema chiamato FLoC (Federated Learning of Cohorts) nel quale si mischierebbero i dati di gruppi di utenti con interessi simili, in modo che chi fa pubblicità potrebbe comunque mandare annunci personalizzati, pur non sapendo a chi arriverebbero.

Di per sé i cookie sono necessari, perché il protocollo HTTP (e la versione crittata HTTPS) che serve per leggere le pagine web non ha memoria; ogni pagina viene data da zero. Con i cookie è possibile per esempio salvare la password di accesso a un sito, oppure gestire l’e-commerce o le transazioni con la propria banca online. Purtroppo però non c’è voluto molto tempo perché ci si accorgesse che li si poteva sfruttare anche per recuperare dati personali dell’utente e usarli in applicazioni di terze parti. Ultimamente però questa dittatura pubblicitaria è diventata sempre più pesante e molti browser permettono di bloccare i cookie non legati al sito su cui ci si collega. Ha cominciato Firefox, ma anche il browser Apple (Safari) lo sta facendo. Google a questo punto è dovuta correre ai ripari e si è inventata questo modello che ha reso poi pubblico, invitando i creatori degli altri browser a unirsi.

Premetto che non ho studiato a fondo il modello, e quindi potrei dire più castronerie del solito. So anche che Google ha abbastanza potenza di fuoco per creare qualcosa di completamente diverso. Però, a parte ricordare che Google continuerà a usare i cookie traccianti nei propri siti, temo che la soluzione non sia poi così favolosa. Anche se pensate che l’EFF esageri, chiunque sia abituato a trattare dati sa benissimo che non è difficile deanonimizzare dati aggregati se si hanno altre informazioni a disposizione sugli utenti. Io personalmente avrei visto meglio un sistema sempre basato su dati interni al browser e non mandati in giro (come appunto fa FLoC) ma che possano essere almeno in parte gestiti dal singolo utente, per esempio cominciando a segnalare quali sono i tipi di pubblicità che lui ritiene più pertinenti, e con un sistema di bonus esplicito che si attiva quando uno si trova una pubblicità che apprezza. (Ho più dubbi sul malus nel caso in cui ci siano pubblicità non volute, perché è una cosa molto facilmente superabile).

Ma a parte tutto questo, chiedo a chi non ha ancora messo un ad blocker: ma davvero la pubblicità che vedete è così mirata sui vostri gusti? O è tutta fuffa, perché bisogna vendere agli inserzionisti l’idea che la pubblicità viene mandata solo ai potenziali interessati e quindi bisogna che paghino di più?

Quizzino della domenica: Il presiutto

Alberta, Beatrice e Carlotta mettono ciascuna 40 euro e comprano un prosciutto disossato dal valore di 120 euro. Alberta lo taglia in tre parti e afferma che sono uguali. Beatrice non è convinta, dice che si fida solo della bilancia di un suo amico sulla quale i tre pezzi hanno un peso corrispondente a un prezzo di 35, 40 e 45 euro rispettivamente. Carlotta a questo punto pesa i pezzi sulla sua bilancia, e trova dei valori ancora diversi. Come è possibile fare in modo che tutte e tre le (ancora per poco…) amiche prendano ciascuna un pezzo che per loro valga almeno 40 euro?


prosciutto

(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p504.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Hugo Steinhaus, One Hundred Problems in Elementary Mathematics, n. 49; immagine da freesvg.org)

menefreghismo o ignoranza?


Ieri, dopo la tac dentale, sono passato al Delicatessen di corso Buenos Aires a prendere pane e bretzel, pagando come sempre una schioppettata (quasi venti euro di roba). Stamattina guardo lo scontrino, e trovo scritto “Pagamento in contanti”. Inutile dire che avevo pagato con il bancomat: non per la lotteria degli scontrini – non perdo nemmeno tempo a chiedere se il negozio la fa – e nemmeno per il cashback, che tanto lo ottengo uguale, ma perché sono abituato a farlo.

Considerando che in questo caso non ci può essere nemmeno il piagnisteo per l’aggiornamento dei registratori di cassa, che evidentemente era stato fatto visto il testo scritto, come è possibile che non si sia nemmeno in grado di pigiare il tasto corretto?

Ultimo aggiornamento: 2021-03-06 12:11