Riuscirà Google a rendere il tracciamento pubblicitario più anonimo?

Qualche settimana fa Google ha presentato un nuovo modello per inviare pubblicità mirata “rispettando la privacy degli utenti”. In pratica, si supererebbe il modello attuale in cui ogni volta in cui accediamo a una pagina web viene creato un certo numero di cookie (informazioni di base) che vengono poi passati agli inserzionisti per far loro scegliere quali pubblicità inviarci; si avrebbe invece un sistema chiamato FLoC (Federated Learning of Cohorts) nel quale si mischierebbero i dati di gruppi di utenti con interessi simili, in modo che chi fa pubblicità potrebbe comunque mandare annunci personalizzati, pur non sapendo a chi arriverebbero.

Di per sé i cookie sono necessari, perché il protocollo HTTP (e la versione crittata HTTPS) che serve per leggere le pagine web non ha memoria; ogni pagina viene data da zero. Con i cookie è possibile per esempio salvare la password di accesso a un sito, oppure gestire l’e-commerce o le transazioni con la propria banca online. Purtroppo però non c’è voluto molto tempo perché ci si accorgesse che li si poteva sfruttare anche per recuperare dati personali dell’utente e usarli in applicazioni di terze parti. Ultimamente però questa dittatura pubblicitaria è diventata sempre più pesante e molti browser permettono di bloccare i cookie non legati al sito su cui ci si collega. Ha cominciato Firefox, ma anche il browser Apple (Safari) lo sta facendo. Google a questo punto è dovuta correre ai ripari e si è inventata questo modello che ha reso poi pubblico, invitando i creatori degli altri browser a unirsi.

Premetto che non ho studiato a fondo il modello, e quindi potrei dire più castronerie del solito. So anche che Google ha abbastanza potenza di fuoco per creare qualcosa di completamente diverso. Però, a parte ricordare che Google continuerà a usare i cookie traccianti nei propri siti, temo che la soluzione non sia poi così favolosa. Anche se pensate che l’EFF esageri, chiunque sia abituato a trattare dati sa benissimo che non è difficile deanonimizzare dati aggregati se si hanno altre informazioni a disposizione sugli utenti. Io personalmente avrei visto meglio un sistema sempre basato su dati interni al browser e non mandati in giro (come appunto fa FLoC) ma che possano essere almeno in parte gestiti dal singolo utente, per esempio cominciando a segnalare quali sono i tipi di pubblicità che lui ritiene più pertinenti, e con un sistema di bonus esplicito che si attiva quando uno si trova una pubblicità che apprezza. (Ho più dubbi sul malus nel caso in cui ci siano pubblicità non volute, perché è una cosa molto facilmente superabile).

Ma a parte tutto questo, chiedo a chi non ha ancora messo un ad blocker: ma davvero la pubblicità che vedete è così mirata sui vostri gusti? O è tutta fuffa, perché bisogna vendere agli inserzionisti l’idea che la pubblicità viene mandata solo ai potenziali interessati e quindi bisogna che paghino di più?

7 pensieri su “Riuscirà Google a rendere il tracciamento pubblicitario più anonimo?

  1. mestessoit

    “O è tutta fuffa, perché bisogna vendere agli inserzionisti l’idea che la pubblicità viene mandata solo ai potenziali interessati e quindi bisogna che paghino di più?”

    Non è tutta fuffa, e la parte peggiore non è tanto la pubblicità mirata, ma la metrica. Per metrica intendo la parte di pura profilazione, non l’advertising. L’advertising è solo l’ultimo anello di una catena, quello operativo, ma i guai peggiori stanno prima. Tutte le ditte hanno fame di dati di profilazione, non tutte hanno fame di advertising. Per dire, sapere che i clienti che vedono qualcosa su pincopalla.com poi vanno su amazon.com, e non viceversa, è essenziale per qualsiasi ditta di una certa dimensione, ma non tutti fanno pubblicità online.

    E’ qui che entrano i famosi 1-pixel tracker nelle mail, cookie persistenti fra siti, e così via, ed è per questo motivi che i FLoC esistono in questa forma, per esigenze di profilazione. Big G ovviamente non può rovinarsi il suo business, su cui di fatto si regge tutta la baracca, ed il compromesso è quello che è (per me solo marginalmente superiore al sistema attuale). Non ho dati alla mano, ma il business di profilazione negli ultimi anni è aumentato parecchio e non mi stupirei se big G. lo consideri più strategico nel lungo termine dell’advertising.

  2. .mau. Autore articolo

    si usano ancora gli 1-pixel tracker? Pensavo fossero roba di 15 anni fa (e sono quelli che mi hanno fatto mettere di default “non mostrare le immagini” nelle email)

  3. Bubbo Bubboni

    Ogni tanto anche io provo a rispondere ai questionari e qualche giorno fa una banca di cui sono cliente voleva sapere quanto sarei contento se fornissero anche servizi assicurativi e se ho capito fino a che punto è bello che paghi gas e luce allo stesso fornitore. In sintesi il mito della profilazione per me è un sottoscarto della ricicciatura di presentazione business occidentali risalenti a inizio anni ’00.
    Non c’è la capacità di produrre quello che interessa (es. coperchi da 12 cm, servizi economici e non molesti, rassegne stampa senza spazzatura “sportiva” o sessista, wearable adatti agli umani del pianeta terra, ecc.) ma ci sono ancora vecchi miti su quanto si vende bene con la profilazione.
    Per me l’ad blocker non basta più, io uso anche le altre lingue (almeno, credo che quei segnetti stortignaccoli siano delle parole che non capisco).

  4. Oscar Collini

    Finché la pubblicità mirata è “ha cercato un copriwater, sicuramente gliene serviranno molti altri nei prossimi 6 mesi” possono continuare a inviarmi le pubblicità mirate (hanno il lato positivo che, essendo ripetitive, il mio cervello ci mette meno tempo a identificarle e ignorarle)

  5. FF

    La sola volta che mi hanno mandato delle pubblicità perfettamente in tema hanno sbagliato tutto; mi spiego….

    Anni fa era di moda nascondere i sondaggi elettorali effettuati nei periodi non permessi sotto forma di corse di cavalli: dopo un’elezione, per settimane ho visto solo pubblicità di selle, finimenti e accessori da equitazione…

  6. nicola

    Riuscirà Google a rendere il tracciamento pubblicitario più anonimo? Risposta: no. Esempio: https://coveryourtracks.eff.org/ – Cioè, io che ho una sensibilità maggiore su queste cose e ho alcune difese contro il tracciamento, cookie compresi, ho, secondo il test, una fingerprint unico. E quindi di cosa stiamo parlando?

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