La filosofia della matematica è ancora meno studiata della filosofia della scienza, o perlomeno è meno nota al pubblico anche colto. Si sente parlare di Popper e Kuhn, se non proprio di Lakatos e Feyerabend: ma per la filosofia della matematica? Ho preso così questo libretto (Ettore Casari, La filosofia della matematica del ‘900, Sansoni 1973, pag. 95), che pur avendo ormai quasi secolo di vita permette di avere un rapido compendio dello sviluppo della materia, dai primi vagiti a inizio dell’Ottocento fino alla metà del secolo scorso. Il compendio in realtà occupa sì e no un terzo del libro, perché Casari ha scelto poi di presentare alcuni stralci delle opere dei filosofi in questione, in modo da permettere al lettore di vedere le loro parole vere e proprie (ancorché tradotte). In definitiva, il testo non è certo per il grande pubblico, ma secondo me ha ancora un suo valore.
Archivi annuali: 2020
“metodo scientifico”
(scrivo qua e non inoltro nemmeno sui social, perché non vale la pena di fare più pubblicità del previsto: però c’è un punto che io ritengo abbastanza importante per parlarne almeno ai miei ventun lettori)
Stamattina mi è arrivato questo messaggio da un indirizzo dell’INFN: (Non ho ovviamente idea di chi sia questa persona, e del perché non abbia usato una mail personale)
Caro Codogno, in riferimento al suo ultimo articolo sul Post : non credo sia obbligato a scrivere qualcosa per forza, se non ha niente da dire stia zitto…
Cordialmente
Presumo che il post in questione sia questo. Ora, io posso avere scritto delle fregnacce. Ogni tanto mi capita. E capisco perfettamente che con la storia che i commenti sul Post sono riservati agli abbonati (e io tra l’altro non sono abbonato…) non c’è la possbilità di fare una discussione. Però a un commento di questo tipo non avrei comunque risposto, per una banale ragione: non spiega assolutamente nulla dei motivi per cui non avrei dovuto scrivere quel post. (Per la cronaca: io non ho nessun obbligo di scrivere o non scrivere: non mi pagano per scrivere sul Post, e pubblico quando ho voglia di dire qualcosa).
Come chi mi legge qui sa, io sono sempre disposto a discutere nel merito su quello che ho scritto, e qualche volta cambio anche idea :-). Però se il merito non c’è allora non vedo perché dare da mangiare ai troll: per quanto mi riguarda la scienza procede in questo modo e non con affermazioni apodittiche. Ah, se qualcuno volesse commentare sul merito il post del Post, c’è sempre la copia da me…
Ultimo aggiornamento: 2020-11-13 11:16
Stasera do i numeri in diretta Facebook e YouTube
Oggi è venerdì 13. Quale migliore giorno per parlare di matematica? Come vi avevo preannunciato, stasera alle 18:30 sarò in diretta con Roberto Zanasi in una conferenza dal titolo “Chi ha paura della matematica?”. Potrete vederci su Facebook oppure su YouTube.
Aggiornamento: Il video della conferenza è presente su YouTube.
Ultimo aggiornamento: 2020-11-20 10:18
Google ha finito i giga
Come diceva Heinlein, TANSTAAFL: There Ain’t No Such Thing As A Free Lunch. Io ricordo quando il primo aprile 2004 venne lanciata Gmail, con un intero gigabyte di spazio, quando i servizi commerciali ti davano sì e no 10 o 20 MB: ero assolutamente convinto fosse un pesce d’aprile. Addirittura all’inizio non era nemmeno così facile cancellare un messaggio che non interessava; bisognava andare a frugare nei menu. (Con il senno di poi, a Mountain View serviva una grande quantità di dati per tarare i suoi filtri, e questo era il sistema più rapido per ottenerli). Ricordo il passaggio a cinque giga, e l’unione di tre servizi diversi per arrivare a 15 giga. Ricordo anche i due anni in cui regalavano due giga in più se facevi il controllo sicurezza; di nuovo, probabilmente il costo marginale di quello spazio era inferiore ai vantaggi di sapere esattamente chi sei e dove sei.
Poi le cose sono cominciate a cambiare. Lasciamo stare le chiusure preistoriche, come la parte di Deja News dopo l’acquisizione e la “fusione” con Google gruppi: quello non era certo un problema di spazio quanto di scelte politiche, un po’ come la chiusura di Google Reader che spazio praticamente non ne occupava. Ma già a ottobre la cancellazione dopo 30 giorni dei file nel cestino di Google Drive mi era suonata un po’ strana. Dal mio punto di vista di utente non cambiava molto: quei file contavano nella quota. Ma dal punto di vista di Google magari davano fastidio. L’abolizione dello storage illimitato per foto “ad alta qualità” (che per uno come me che non guarda mai le foto e comunque le scatta male andava più che bene) è un segno che probabilmente comincia a esserci troppo materiale stivato nei server di Google… oppure che la grande G non ha più bisogno di troppo materiale per i suoi algoritmi. In ogni caso, è sempre un utile ricordo dell’effimeralità delle nostre cose in rete… e della nostra bulimia nel salvare TUTTO.
Aggiornamento: (11:40) in effetti, come si può leggere sul blog di Google, Mountain View farà anche “PULIZIA KONTATTI”: gli account inattivi da più di due anni potranno vedersi i loro file cancellati, come segnala anche Mashable. Ma quello che è peggio è che – sempre da giugno 2021 – «any new Docs, Sheets, Slides, Drawings, Forms or Jamboard file will begin counting toward your free 15 GB of allotted storage or any additional storage provided through Google One.» (e lo stesso vale per i documenti già esistenti ma modificati). Non so voi, ma io uso abbastanza spesso Google Docs proprio perché non contava come spazio Google. Certo, lo spazio realmente usato è poco, ma a quanto pare Google sta davvero finendo i giga…
Ultimo aggiornamento: 2020-11-12 18:06
Nomine
Alessandro Gilioli è il nuovo direttore editoriale di Radio Popolare. Cosa mai potrà andare male?
Ultimo aggiornamento: 2020-11-11 11:01
C’è Wikipedia e Wikipedia
Ieri mattina sul Bar di Wikipedia – il posto dove si possono fare discussioni generali sull’enciclopedia – un utente anonimo ha scritto questo:
Non ho inserito apposta la notizia del vaccino del covid, annunciato dalla Pfizer già da più di 2 ore, per realizzare sotto quale sasso vivono gli utenti di it.wikidpedia. La versione inglese ha già aggiornato, si vede che là ogni tanto escono da sotto il sasso
Con buona probabilità il tipo in questione è un troll, considerando i suoi ulteriori commenti “Come ho detto, vivete sotto un sasso. Fonte terza cartacea? [nota: io avevo commentato parlando di “fonti terze”, non certo cartacee] Come nel 1.800? Manco accendete la TV, figurarsi le news finanziarie, sarebbe troppo. Wikinotizie? Piuttosto lo metto su un blog a caso, che ha gli stessi visitatori” e “Nel mentre è stato aggiunto….giustamente, e da un IP anonimo, mentre i wikipediani esperti chissà quale voce del 1.800 stanno ampliando, che leggeranno solo loro…attenzione che sotto i sassi fa umido”. Ma questo non è poi così importante, considerato che quelle frasi possono essere pensate da tanta altra gente che non ha ben chiaro come dovrebbero funzionare le cose. (Occhei, è probabilmente vero che pubblicando qui ho più o meno gli stessi ascoltatori che se scrivessi su Wikinotizie, ma quella è un’altra storia). Provo quindi a spiegare ancora una volta ai miei ventun lettori come dovebbero funzionare le cose.
Una notizia come quella del vaccino viene da noi bollata come recentismo: qualcosa di cui non si sa ancora quanto sia effettivamente importante nel lungo periodo. Ma come, direte voi, un vaccino per il Covid non è una notizia importante? Sì, quando effettivamente avrà l’ok delle autorità sanitarie lo sarà. Peccato che in questo momento il vaccino non ci sia: dopo i titoloni vari e il boom in borsa, si è scoperto che Pfizer si era “casualmente” dimenticata di aggiungere che il suo vaccino è ancora in corso di sperimentazione, e i risultati pubblicati erano preliminari. Insomma, non esattamente una notizia per cui non avere aggiornata la voce Pfizer dopo due (2) ore dall’annuncio fa cascare il mondo: nulla di troppo diverso da tutti i vaccini Covid fatti in Russia. Scrivere “informazioni” come quelle serve giusto come cassa di risonanza ai comunicati stampa aziendali. Non serve per nulla a chi sta cercando una notizia, visto che – come scrivevo qualche giorno fa – Wikipedia non è internet, e la notizia era presente più o meno ovunque. Ricapitolando: correre dietro i comunicati stampa serve solo a distogliere l’attenzione dal resto, e porta il rischio di scrivere falsità. Falsità che poi si possono correggere, certo: ma non si fa più in fretta a non scriverle direttamente?
Ultimo punto. Wikipedia in lingua inglese ha fatto una scelta diversa? È un loro diritto. Ogni edizione linguistica ha la sua comunità e fa delle scelte. Su en.wiki c’è una quantità di roba a mio parere assolutamente inutile; ce n’è parecchia anche su it.wiki, ma lì si va a ordini di grandezza superiore. Lo spazio disco costa poco, ma questo non significa che bisogna infilare di tutto: più roba c’è, tra l’altro, più è difficile controllarla. Io ritengo che le scelte di Wikipedia in lingua italiana siano migliori di quelle dell’edizione inglese: voi fate pure come volete :-)
lockdown da operetta
I gemelli sono in prima media, e la loro scuola è a quattro chilometri da casa: questo significa che (a) hanno ancora didattica in presenza – anche se Cecilia al momento è in isolamento fiduciario e quindi fa DAD – e (b) che io li debba portare a scuola e riprendere. Avevamo cominciato ad andare con i mezzi pubblici, ma dalla seconda metà di ottobre siamo passati all’automobile causa progredire della pandemia.
Bene. Posso assicurarvi che alle 7.45 del mattino il traffico per le strade di Milano è esattamente quello della settimana scorsa. L’unica differenza è che faccio meno fatica a lasciare al volo la gioventù, perché ci sono meno genitori che fanno la stessa cosa. Non chiedetevi poi perché le misure non servono a nulla.
Ultimo aggiornamento: 2020-11-10 09:06
Mi pareva che ci fosse qualcosa di strano…
Due mesi fa scrivevo a proposito del contratto firmato tra AssoDelivery e UGL “Però mi chiedo come mai questa scelta di firmare in autonomia: probabilmente c’è qualche ragione specifica ma non ne ho alcuna idea…”. Oggi ho scoperto la ragione: come spiega (bene) il Post, in questo modo le aziende rappresentate da AssoDelivery cercavano di evitare quanto richiesto dalla legge 128/2019, forse il più grande successo di Giggino Di Maio, che inseriva i rider nel contratto collettivo della logistica e quindi li inquadrava come lavoratori dipendenti.
Mi limito a rimarcare la consonanza di intenti tra datori di lavoro che vogliono risparmiare il più possibile e un sindacato che vuole dimostrare di essere “importante”…
Ultimo aggiornamento: 2020-11-09 15:59