Se guardate questo file potrete scoprire che ci sono dentro anch’io (numero 12079). A che mi serve? a nulla, visto che non scrivo software per Internet. Di per sé nemmeno Wikipedia dice molto. Ma volete mettere?
Archivi annuali: 2020
Sessanta milioni di statistici
È ben noto che noi italiani siamo pronti a esprimere il nostro giudizio “informato” su qualunque argomento i media portino alla nostra attenzione. Quindi non mi stupisce che con il coronavirus siamo diventati tutti virologi. Quello che però mi lascia perplesso è sentire la gente discettare sulle curve di contagio, sparando modelli più o meno a caso senza considerare che i dati che abbiamo a disposizione sono ancora relativamente scarsi e soprattutto non coerenti: raccontavo sul Post di un picco cinese legato a un cambiamento di metodologia. Però possiamo vedere il bicchiere mezzo pieno: forse la paura del contagio fa ridurre un po’ quella dei numeri :-)
(Se volete un articolo chiaro, vi consiglio quello di Paolo Giordano di qualche giorno fa: è molto più bravo a fare il divulgatore che lo scrittore, secondo me…)
Ultimo aggiornamento: 2020-03-08 22:07
Quizzino della domenica: trova l’area
Nella figura qui sotto vedete un quarto di cerchio con all’interno un cerchio tangente a un raggio. Il segmento che la tangente parallela forma con il quarto di cerchio è lungo 12. Quanto vale l’area colorata? (quarto di cerchio meno cerchio più piccolo)
(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p436.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema di Catriona Shearer.)
Tout se tient
Nel mio socialino di nicchia è stato riportato un tweet di @xjokerscars: “Le strade del signore sono infinite ma quelli di Codogno le hanno percorse tutte.” Leggendolo, mi è venuto in mente che Santa Maria Francesca Cabrini, patrona degli emigranti (tanto che le è dedicata la Stazione Centrale di Milano) fondò la sua congregazione… a Codogno. Visto che tutto torna?
Ultimo aggiornamento: 2020-02-29 13:10
_La società calcolabile e i big data_ (ebook)
Tra i tanti libri che parlano di algoritmi dal punto di vista sociale, questo (Domenico Talia, La società calcolabile e i big data : Algoritmi e persone nel mondo digitale, Rubbetino 2018, pag. 128, € 6,99 (cartaceo: 13), ISBN 9788849853995) presenta degli spunti interessanti, soprattutto nella prima parte che va un po’ al di fuori del pensiero mainstream (che, aggiungo io, è di solito portato avanti da persone che non solo hanno un background diverso ma non pensano nemmeno di provare a vedere cosa c’è d’altro.) Peccato che la seconda parte, che così ad occhio riprende post scritti in occasioni diverse, non sia stata rivista per riunire i testi in un unicum che scorresse; leggendo, mi sembrava spesso di ritornare al punto di partenza. Resta comunque un’utile lettura per ampliare i propri orizzonti.
Ultimo aggiornamento: 2020-09-04 18:31
Gli assistenti vocali e il primo soccorso
Grazie agli amici di LSDI ho scoperto questo articolo di Mashable che riporta una ricerca dell’università dell’Alberta su quanto gli assistenti vocali “funzionino” nel caso di richieste legate al primo soccorso. Spoiler: non funzionano. Dei quattro sistemi testati, due non riuscivano nemmeno a capire le domande poste: gli altri due le comprendevano nel 90% dei casi, ma davano risposte sensate una volta su due.
Oggettivamente non mi sarei aspettato molto di diverso, almeno nel caso dei due assistenti meno peggiori: per gli altri due c’è effettivamente un problema, come quando alla domanda “voglio morire” la risposta è stata “come posso aiutarti?”. Il problema è che dovrebbe essere ovvio che gli assistenti non “sanno” nulla: al più sanno dove cercare le informazioni, e spesso la fonte è Wikipedia (o sperabilmente Wikidata, che ha informazioni più facilmente digeribili da una macchina). Qual è la probabilità che – per quanta cura ci si possa mettere – le informazioni sul primo soccorso ivi presenti siano valide? Ben poco. Basta vedere che già il triage ospedaliero, fatto da esseri umani qualificati, non sempre ci azzecca. Perché un assistente vocale possa dare risultati decenti occorre (a) che qualcuno metta su da qualche parte informazioni buone, coerenti e “macchinizzabili”, e (b) che chi programma gli assistenti vocali li faccia puntare a quella fonte quando si riconosce il campo d’azione. Io sono abbastanza convinto che chi fa il software di cui al punto (b) queste cose le sappia abbastanza bene, e non è certo un caso che sempre l’articolo riporta come quelli di Amazon abbiano chiesto lumi su come si potrebbe fare meglio; ma resta il punto di partenza che non si possono fare le nozze con i fichi secchi, e soprattutto che non è che pubblicizzi il tuo assistente vocale per mostrare come è bravo a suggerirti di chiamare il 112. Per quello basta il Salvavita Beghelli…
certe cose non cambiano mai
Oggi sono finalmente scappato dal telelavoro a casa (impossibile con due dieciemezzenni tra i piedi) e sono andato in ufficio. Il traffico non è che poi sia così ridotto, tranne ovviamente che davanti alle scuole: ho come il sospetto che ci sia più gente che vada in ufficio in auto per non infettarsi in metropolitana. Quello che sicuramente non cambia è trovarsi gli scooter che percorrono la finta ciclabile di viale Marche. Continuo a pensare che una telecamera per fare multe si ripaga in due giorni.
Ultimo aggiornamento: 2020-02-27 09:37
L’autoisolamento cinese
La cosa che mi ha fatto più specie facendo una passeggiata nella mia zona – che oltre che essere multietnica in genere ha un’ampia comunità cinese, pur senza arrivare ai livelli di via Paolo Sarpi – è la quantità di negozi cinesi chiusi: soprattutto bar, ma anche parrucchieri. Alcuni hanno lasciato un cartello scrivendo che stavano disinfestando i locali o semplicemente chiudevano per solidarietà; altri avevano semplicemente le saracinesche giù. Non so se lo fanno perché non entrava più nessuno a consumare oppure perché hanno paura che qualche esagitato entri e spacchi tutto.
Eppure se ci si pensa un attimo gli infetti sono tutti italiani. Certo, ci saranno sempre i complottisti che diranno “ovvio: proprio come i cinesi non muoiono mai stanno nascondendo i loro malati”. Ma non credo siano in così tanti a crederlo davvero: più semplicemente si va avanti bovinamente con l’idea “colpa dei cinesi” (che poi è quello che il resto del mondo sta facendo con “colpa degli italiani”, ma di questo non ci si accorge mica). Ad ogni modo politica e stampa hanno soffiato sul fuoco, ora si sono accorti che hanno esagerato e stanno cercando di smorzare i toni, ma naturalmente non ce la fanno. Come capita spesso, un bel risultato.