Archivi annuali: 2019

BikeMI con seggiolino

BikeMI elettrica con seggiolino (da https://www.bikemi.com/it/info-servizio/info/la-bicicletta-elettrica-con-seggiolino.aspx )

Da dicembre la schermata iniziale quando uno prende una bici di BikeMI è cambiata. Non ci sono solo le possibilità di prendere una bici normale o a pedalata assistita, ma anche una (elettrica) con seggiolino per portare un bambino. In effetti mi è parso che di queste bici ce ne fossero abbastanza, anche se non so se è tutto un bieco trucco da parte di ClearChannel che le sposta rapidamente qua e là; seriamente, mi pare più preoccupante che abbia già visto almeno un paio di quelle bici senza il seggiolino.
Posso pensare che queste bici facciano parte di un progetto pagato dall’Unione Europea e quindi non risultino come costo per il servizio; ma la cosa continua a lasciarmi perplesso. Mentre la pedalata assistita ha un suo perché, come potrebbero persino averlo le minibiciclette per bambini lasciate d’estate nei parchi, voglio vedere – e in effetti non l’ho mai visto, ma questo non significa molto perché magari io mi muovo in orari non standard – un genitore che mentre è in giro con suo figlio decide improvvisamente che è meglio farsi una bella pedalata. Insomma, tanto fumo e niente arrosto…

Le auto elettriche caricate a gasolio

Nel weekend c’è stata una piccola polemica ulteriore sulla gara di Formula E che si è tenuta a Roma. A parte le solite storie per la città bloccata a causa del gran premio per le auto elettriche, ci sono state svariate foto delle colonnine per la ricarica delle auto elettriche… alimentate da generatori diesel. Se avete letto Repubblica con un minimo di attenzione, probabilmente vi sarete accorti di due cose: la prima è che c’è una citazione dell’autore della foto “presa dai social” (finalmente…); la seconda è che la linea scelta dal quotidiano è di arrampicarsi sugli specchi – in modo sbagliato, secondo me.

Già la frase

«Di certo questa colonnina che viaggia a gasolio – almeno questo… – non ha ricaricato le monoposto da corsa: quelle hanno bisogno di ricariche più potenti e l’organizzatore garantisce che usino solo energia elettrica ricavata da fonti rinnovabili.»

mi sa tanto di excusatio non petita: la rete elettrica è un tutt’uno, quindi quello che fai in pratica è scegliere (e pagare) un fornitore che ti garantisca di usare fonti rinnovabili, ma non puoi sapere come è stata generata l’energia che usi. Il punto è che comunque questi gran premi sono baracconi pubblicitari come e più i GP di Formula 1: in pratica stai promuovendo un’idea, un concetto, non qualcosa che può davvero venire usato oggi. Questo non solo perché quelle auto non sarebbero usabili nella guida di tutti i giorni, ma anche perché non esiste una rete di ricarica permanente, nemmeno notturna nei box di casa. Se quindi fai un evento una volta l’anno non è poi così importante la fonte dell’elettricità: è più che altro un proof of concept che fai con l’equivalente dello scotch.

Quello che ho trovato peggio è stato leggere che quelle colonnine servivano per «diverse vetture che corrono nei campionati monomarca e altre che hanno funzione demo nel paddock.» Se fosse vero, questo significa che l’organizzazione non è stata in grado di calcolare esattamente il suo fabbisogno energetico, e allora tanto valeva lasciare tutto con i generatori diesel: almeno non prendevano in giro la gente e istituzionalizzavano che almeno per ora è tutto un cine.

I veri problemi della scuola

La scuola dei miei bambini è di nuovo agli onori delle cronache. Stavolta però tal Roberto (Colombo, per completezza, come hanno scoperto su Facebook) ha segnalato la scorsa settimana a MilanoToday un gravissimo problema: «sono ancora esposte alle finestre le decorazioni natalizie», con tanto di foto.

Evidentemente il signor Roberto è uno che guarda verso l’alto, e quindi non si accorge dello stato in cui generalmente versa il marciapiede davanti all’ingresso della scuola: ho perso il conto delle volte in cui noi genitori abbiamo segnalato all’AMSA i cocci di vetro rimasti a terra per giorni e giorni. E probabilmente deve avere qualche problema con le festività: a me personalmente gli alberi e i pupazzi di neve fanno solo allegria, e se devo dirla tutta il pensiero di avere gli “addobbi stagionali” mi fa più che altro venire in mente un supermercato. Quegli addobbi non sarebbero un problema nemmeno se tutto il resto andasse alla perfezione: figuriamoci nella situazione attuale.

Ma c’è un punto che non mi è davvero chiaro: l’ultima frase del signor Roberto. «Inoltre, agli studenti bisogna insegnare a rimettere a posto le cose dopo averle usate e non lasciarle in giro in maniera disordinata». Immagina forse che ci sia davvero un armadio con tutti i fantomatici addobbi stagionali, e che quei disordinati dei bambini si siano dimenticati di rimettere a posto quelli natalizi? O più banalmente ha dei figli disordinati come i miei ma ritiene che sia compito della scuola e non dei genitori insegnare loro queste cose? Purtroppo non ci è dato di saperlo. Però a leggere un articolo così a me viene subito in mente quando Johnny Stecchino spiega qual è il vero problema di Palermo: “il traffico”.

No, non è la BBC

Venerdì pomeriggio sono stato in corso Sempione alla Rai a registrare un intervento: sessanta secondi che prima o poi trasmetteranno all’una e mezzo di notte, dopo aver montato il tutto… mi ero preparato per due minuti, e ho dovuto improvvisare. Ma non è dell’intervento che voglio parlarvi.
Per arrivare nello studio di registrazione ho dovuto percorrere un po’ di corridoi interni. La sede sarà anche dei primi anni ’50, ma vi assicuro che lo stile è puro anni ’60. Un tuffo nel passato remoto. (Ovvio che le apparecchiature sono moderne…)

Carnevale della matematica #128: GOTO MaddMaths!

Per un consapevole matematico (ma anche informatico…) 128 è interessante perché è una potenza di 2. Ma aprile è anche il mese della consapevolezza matematica (ma anche statistica…) e quindi, come d’abitudine, il Carnevale della matematica è stato ospitato da MaddMaths!. Attenzione, perché questo mese c’è davvero tanta roba!

Ultimo aggiornamento: 2019-04-16 19:26

Quizzino della domenica: la giusta posizione

La figura qui sotto è formata da tre semicirconferenze. Il punto X può spostarsi a piacere sul diametro AB. Supponendo che il punto A sia all’origine degli assi cartesiani e il punto B abbia coordinate (1,0), per quale valore di X il rapporto tra la lunghezza della semicirconferenza sopra (rossa) e la somma di quelle sotto (blu) è massimo? E per quale è minimo?
[tre semicirconferenze]

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p375.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema adattato da Mind Your Decisions.)

_The Annotated Innocence of Father Brown_ (libro)

Premessa: ho letto l’edizione originale 1987 della Oxford University Press che ho preso in prestito alla Open Library, non quella Dover attualmente in commercio (G.K. Chesterton, Martin Gardner (ed.), The Annotated Innocence of Father Brown, 1987, pag. 352, $17.95, ISBN 9780486298597, link Amazon), quindi non sono sicuro che tutto sia uguale. Noi italiani di una certa età, quando sentiamo parlare di padre Brown, pensiamo immediatamente a Renato Rascel che indubbiamente aveva il physique du rôle. Ma leggere i racconti in lingua originale permette di capire la grandezza di Chesterton come scrittore. Le sue descrizioni sono incredibili, e uniscono una dovizia di particolari a un lirismo poetico. Martin Gardner, nella sua introduzione, traccia un parallelo tra Sherlock Holmes e padre Brown, scherzando spesso ma soprattutto mostrando come i racconti di Chesterton, per quanto improbabili, non lo sono poi tanto più dei gialli televisivi attuali: bisogna insomma leggerli per quello che sono, e godersi i ragionamenti oltre che il modo poco ortodosso in cui il piccolo sacerdote riesce a trovare la soluzione. Le quasi 200 note di Gardner aggiungono altre informazioni spesso utili per chi legge questi racconti un secolo dopo… Una lettura divertentissima.

Ancora su veneto e italiano

A proposito del post di stamattina, mia mamma mi raccontava che un giorno, mentre eravamo nella solita transumanza estiva a Sacile, lei stava parlando con mia nonna che a un certo punto dice “Hatu capìo?” Io ai tempi avrò avuto tre o quattro anni e stavo giocando. Mi fermo un attimo, dico “Hatu capìo?”, ci penso su, aggiungo “Hai capito?”, e tutto soddisfatto per la traduzione quasi simultanea mi rimetto a giocare.

Occhei, ero strano già da piccolo.