Fino a qualche tempo fa, se entravo in Facebook vedevo insieme alle notifiche sulla mia bacheca utente quelle che arrivavano dalle mie pagine (la .mau. generica che riprende i post del blog e quelle sui miei libri). Quindi mi accorgevo di cosa succedeva e rispondevo subito. Ora niente da fare: devo andare a cliccare sulle pagine, vedere se ci sono notifiche ed eventualmente rispondere, il che per un pigro come me è un casino. La colpa potrebbe essere forse del fatto che ho attivato un’utenza di scorta per gestire quelle pagine? E c’è un qualche modo per tornare a vedere tutte le modifiche?
Sono certo che qualcuno di voi saprà rispondere :-)
ah, i negozi di prossimità!
Tre mesi fa mi si è bruciata la lampadina G9 dello studio. Sono andato in un negozietto e mi hanno dato una lampadina per 5 euro. Questa lampadina si è fulminata venerdì sera, dopo tre mesi scarsi.
Beh, dopo avere acquistato quella lampadina sono andato da san Bezos e con 7,99 euro mi sono preso 10 di quelle lampadine. Vediamo quanto dureranno, ma credo comunque che ci guadagnerò.
Quizzino della domenica: equazione diofantea
Sapete cos’è un’equazione diofantea? È un’equazione (generalmente con più incognite) in cui le incognite possono però avere solo valori che sono numeri naturali. Questo cambia molto le cose: per esempio, l’equazione 2x+3y=10 ha infinite soluzioni tra i numeri reali o anche solo interi, ma se la consideriamo come equazione diofantea l’unica soluzione è x=2, y=2. Risolvere le equazioni diofantee è spesso complicato: per quelle con due incognite esiste un algoritmo noioso, ma se il numero di incognite aumenta bisogna spesso lavorare per euristiche, cioè più o meno provare a caso e vedere come si va avanti.
Bene. Dopo tutto questo sproloquio, e tenuto conto che questo è il quizzino numero 366 della mia collezione: riuscite a scoprire se l’equazione diofantea 29x + 30y + 31z = 366 ha soluzioni oppure no?

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p366.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema di Tanya Khovanova.)
_Matematica come narrazione_ (libro)
“Narrazione” è una parola oggi sin troppo di moda: però associarla alla matematica parrebbe piuttosto azzardato. Gabriele Lolli però non è d’accordo, e lo mostra in questo libro (Gabriele Lolli, Matematica come narrazione, Il Mulino 2018, pag. 216, € 15, ISBN 9788815274229, link Amazon), cominciando con uno scherzo: la sottocollana del Mulino dove il testo è stato pubblicato ha come titolo “raccontare la matematica”, e quindi è il posto perfetto!
Il libro è composto da due parti. Nella prima, più discorsiva – a parte quando si mette a parlare delle categorie: anche l’appendice inserita apposta per spiegare i concetti matematici usati spaventerà il povero lettore non avvezzo alla matematica avanzata – Lolli mostra come in effetti i matematici non seguano il metodo “scolastico” per creare nuova conoscenza. La cosa è ovvia, ma probabilmente non è ancora bene introiettata. La seconda parte è molto peculiare. Lolli prende lo spunto da come negli antichi greci si sia man mano creata una teoria della narrazione, partendo dai primi testi dove gli avvenimenti venivano semplicemente man mano aggiunti e arrivando alla costruzione di storie dalla trama più complicata ancorché basate su strutture standard quali il chiasmo e il collegamento ad anello. Le stesse costruzioni si ritrovano in Euclide: l’ipotesi è che siano state mutuate dalla letteratura passando per… il linguaggio dei tribunali! Questa sezione è molto più tecnica della precedente: però è interessante vedere questa strutturazione, per nulla nota in Italia (Lolli cita Doxiadis e Mazur come antesignani), per guardare le dimostrazioni euclidee sotto una nuova luce.
Mercoledì 13 parlo a Bologna sul copyright
Come sapete, tra i miei cappellini c’è anche quello di portavoce di Wikimedia Italia: cappellino con il quale l’anno scorso mi sono attirato le critiche di SIAE, FIEG, AIE e loro amici per aver cercato di far presente che le norme previste per la nuova direttiva europea sul copyright (ma poi la voteranno? Chi lo può sapere…) non erano poi tutta quella bellezza che loro magnificavano.
Bene: mercoledì 13 febbraio alle 18 sarò uno dei panelisti dell’evento “Copyright: libertà e diritti fra nuove normative e futuro dell’editoria” al CUBO Unipol di Bologna. L’ingresso è libero ma su prenotazione a http://www.cubounipol.it/detail/agenda/p/copyright-libert-e-diritti; qualche informazione in più su Facebook a https://www.facebook.com/events/527377751105234/. Oh, tra i panelist c’è gente molto più seria di me quindi potrebbe essere interessante :-)
ambasciatore?
Ma secondo voi, a Giggino e Sal***i può importare qualcosa che la Francia abbia richiamato l’ambasciatore? No, davvero. Abbiamo una politica estera che è sostanzialmente “ce l’hanno tutti con noi”: una mossa come questa mostra semplicemente che Loro hanno ragione.
(Ah, ma dovrei parlare del PresConsMin? E perché, visto che non se lo fila nessuno?
Qui mihi adiuvat?
Come forse ricorderete, un paio d’anni fa c’è stata una lunga diatriba su Wikipedia in lingua italiana relativa alla cancellazione della voce su Salvatore Aranzulla. Io ne avevo anche parlato su Medium: il punto è che nonostante quanto pensino in tanti io non ho alcun potere sull’enciclopedia e il mio parere (mantenere una pagina, sia pur sfrondata da tutto ciò che enciclopedico non è: per me è enciclopedico qualunque tema che tanta gente cerca) è risultato in forte minoranza.
L’altro giorno, in un impeto movimentista, ho pensato di scrivere una (micro)voce su di lui sulla Wikipedia in latino. Il vantaggio è che essendo latino non c’è virtualmente nessun italiano che si potrà lamentare; il problema è che io il latino mica me lo ricordo, saranno quarant’anni che non mi tocca tradurre dall’italiano al latino, e quindi non sono capace di andare molto avanti. Come vedete dalla pagina che ho citato, c’è un avviso – anche in inglese, non preoccupatevi – che dice che in tre mesi la voce potrebbe essere cancellata. Qualcuno vuole darle una mano? Materiale ce n’è, ma è in italiano.
P.S.: ho scoperto che anche se Google Translate afferma di avere il latino tra le sue lingue, in realtà non sa tradurre un tubo. Sono ancora più bravo io, il che è tutto detto.
Standard Ebooks
Cercando altre cose mi sono imbattuto nel loro sito. Scopo di Standard Ebook, come spiegano, è “produrre una collezione di ebook nel pubblico dominio di alta qualità, attentamente formattati, accessibili, open source, e nel pubblico dominio, che raggiungano o superino la qualità degli ebook prodotti commercialmente”.
La loro scelta di limitarsi al pubblico dominio (e ovviamente ai testi in inglese) è un po’ limitante, soprattutto per noi italiofoni: però ho trovato utilissimo il loro manuale di stile (nelle sezioni tipografia, struttura e semantica, metadati), e mi sa che comincerò ad attenermi ad esso!