indennità


Questa è la prima pagina odierna della Verità. Senza leggere l’articolo è difficile dare un giudizio su questi soldi: però considerando che quest’anno la famigerata manovra è stata riscritta quasi da zero in tempi rapidissimi, non mi sembra poi così strano che i dipendenti si becchino un bel po’ di soldi per dovere fare questi lavori al volo.

Speriamo non si ammali nessuno

Il trafiletto l’ho preso da RaiNews, ma immagino sia un’agenzia visto che l’avevo sentito ieri sera su RTL 102.5. Gli italiani andranno in vacanza oer Natale/Capodanno più dell’anno scorso; e fin qui nulla di male. Comincio ad avere dei dubbi sull’avere due cifre significative per l’aumento (6,8%) e tre cifre significative per la percentuale dei fortunati (36,4%) che faranno il pontone. Ma quando leggo che andranno in vacanza «circa 16 milioni e 654 mila italiani» il mio bufalometro si impenna. Non puoi avere cinque cifre significative con un sondaggio; è l’equivalente di guardare un enorme vaso di fagioli e indovinarne esattamente il numero. Però volete mettere come per il lettore quadratico medio matematofobo quel numero assuma subito un valore preciso?

Le tribolazioni di un paziente in clinica

Come ricorderete, ieri avevo la visita finale di controllo postoperatorio dopo il distacco della retina. Per i curiosi, va tutto come doveva andare: la miopia si è stabilizzata a -4.5 sferiche senza astigmatismo, con cui arrivo a 10 decimi “dopo post-processing”. In parole povere: ho indovinato al primo colpo tutte e quattro le lettere della riga 10/10, ma per ciascuna di esse mi ci sono voluti cinque secondi perché il cervello desse un senso alla macchia colorata che vedevo.

Il problema è stato arrivarci, alla visita. Non tanto giungere sul posto: ero lì con quasi mezz’ora di anticipo. Peccato che al Regina Elena ci siano due (2) casse per prenotazioni e pagamenti: avevo dodici persone davanti e in dieci minuti ne sono passate due. A quel punto mi sono alzato, sono uscito, ho percorso duecento metri, sono entrato in Mangiagalli dove c’è un bellissimo Punto Giallo automatico; inserisco la mia tessera sanitaria, seleziono la ricetta, avvicino il bancomat contactless, mi esce la ricevuta, e me ne torno tranquillo al “mio” ospedale. Quando mi avevano telefonato per anticipare l’appuntamento mi era stato detto che la visita sarebbe stata al primo piano lì, e non dove indicato nel foglio: nulla di male. Salgo al primo piano, vedo una porta “controllo oculistico”, aspetto che arrivi un’infermiera, chiedo. Guarda i miei fogli, mi apostrofa malamente e mi dice che devo andare a pian terreno, dove ero andato in effetti due mesi fa. Scendo, nuova infermiera che mi dice “no, qui il dottore non c’è di sicuro”. Passo all’accettazione, sanno che in effetti erano state anticipate alcune visite, ma mi dicono che quella che ho in mano deve essere una ricevuta vecchia, perché c’è una prestazione che non c’entra nulla. Io replico “l’ho fatta un quarto d’ora fa, sulla tessera c’era solo quella, non è che possa fare altro” al che commentano “boh, però quando ha finito torni qui”. Risalgo al primo piano, l’infermiera di prima mi dice “doveva dirmelo che era per il dottor XX!” (“mica me l’ha chiesto…”) e mi manda in fondo al corridoio girato l’angolo. Nello studio c’è un altro dottore, che fa “XX dovrebbe essere a operare, aspetti qui un po’”. Dopo un altro quarto d’ora mi stufo, scendo, torno in accettazione. Alla fine una delle infermiere dell’accettazione sale con me, parla con un po’ di gente e conferma: XX sta per arrivare e posso aspettare intanto… al “controllo oculistico” dove ero partito. Nel mentre arriva un’altra coppia spersa, che era persino stata mandata al secondo piano. È poi arrivato prima uno specializzando che ha cominciato la visita, e infine XX.

Dulcis in fundo: XX mi ha confermato che entrambe le prestazioni (quella reale e quella indicata) hanno lo stesso codice e quindi sono equivalenti, quindi non c’è stato nulla da modificare. In compenso ho provato a prenotare per giugno la visita ambulatoriale e mi è stato risposto che giugno non era stato caricato a sistema… però settembre sì. Insomma devo riprovare tra qualche settimana.

Io ieri ero in ferie e non avevo molto da fare, però garantisco che non è stato banale. Forse un po’ più di chiarezza non sarebbe male :-)

PagoPA

Stamattina devo andare a fare la visita di controllo all’occhio. Ero tutto felice perché avevo scoperto si può pagare il ticket online: entro nel sito e non trovo più nulla. Mentre eroin attesa al numero non-verde-da-telefonino per le prenotazioni, mi è venuto in mente che il fatto che non ci siano prenotazioni non significa molto: ho fatto una ricerca avanzata per ospedale e finalmente ho trovato la mia ricetta. Sono 51 euro … più 1,50 di spese di gestione, perché lo Stato non vuole perderci soldi (e aggiungo io non ha nessuna voglia di fare accordi con le società gestrici di carte di credito). Essendo io tignoso, andrò un po’ prima e pagherò allo sportello (i robi automatici non hanno mai funzionato).

In realtà avrei potuto usare satispay… peccato che il mio budget fosse 50 euro. Avrei dovuto tentare il pagamento domenica sera, così avrei potuto alzare il budget :-(

Ancora inversioni a O

un'inversione a 360 gradi Cinque anni fa, Pietro mi aveva segnalato una “virata a 360 gradi”, che come potete immaginare non serviva a molto. Mentre nel frattempo c’è chi preferisce esagerare e andare a 370 gradi, stavolta Piero ha notato che è stata La Stampa ad annunciare “un’inversione a 360 gradi” (qui una versione salvata su archive.is).

È proprio vero: davanti ai numeri i cervelli si obliterano.

Quizzino della domenica: colorare

Inserite le tessere (tre formate da un singolo quadretto e sei gruppi da tre) all’interno dell’alveare e della piramide qui sotto in modo che non ci siano mai due quadratini dello stesso colore che si toccano. È permesso ruotare le tessere ma non ribaltarle.

alveare e piramide

(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p353.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema di Serhiy e Peter Grabarchuk, da WSJ Brain Games)

Giuseppe Lippi

Confesso: pensavo fosse più anziano, mentre invece Giuseppe Lippi aveva solo dieci anni più di me (evidentemente anch’io sono anziano). Evidentemente quando gli scrissi a proposito di non ricordo più quale Urania era ancora giovane.

Dopo la prima onda di fantascienza in Italia (Solmi, Fruttero e Lucentini, tutti con un approccio molto peculiare più legato al mondo letterario-editoriale che alla SF vera e propria) Lippi faceva parte di un gruppo – insieme a Vittorio Curtoni e Ugo Malaguti – più attento a cosa veniva pubblicato. A differenza degli ultimi due, pur avendo collaborato fino alla fine con Robot, era però più mainstream, tanto che appunto per quasi trent’anni ha curato Urania, barcamenandosi tra le vicissitudini della rivista e soprattutto portando il colloquio con i lettori direttamente nelle pagine della pubblicazione. Sparlare di lui era più o meno diventata un’abitudine, ma secondo me erano ben pochi quelli che avrebbero voluto cambiare la sua curatela…

_Il caso non esiste_ (libro)

Come è possibile che capitino tante coincidenze? È vero che c’è un ordine nascosto dietro quello che ci appare casuale? La risposta è negativa, e lo statistico David Hand lo spiega molto bene in questo libro (David J. Hand, Il caso non esiste: Perché le cose più incredibili accadono tutti i giorni [The Improbability Principle], BUR 2015 [2014], pag. 318, € 11, ISBN 9788858670392, trad. Andrea Zucchetti, link Amazon). Hand racconta delle “leggi” che si applicano al nostro pensiero – la legge dell’inevitabilità che afferma che qualcosa deve accadere, la legge dei numeri davvero grandi che dice che se le possibilità sono enormi è facile trovare qualcosa, la legge della selezione che sceglie l’evento a posteriori – che ci fanno vedere coincidenze anche quanto non ci sono. I numerosi esempi che presenta sono di grande aiuto nello spiegare cosa succede, permettendo al lettore di assorbire i concetti: poi magari non se li ricorderà, ma almeno potrà ogni tanto fermarsi a pensare. La traduzione di Andrea Zucchetti è scorrevole, anche se sono rimasti alcuni refusi più tecnici che lessicali. La prefazione di Marco Malvaldi mi è risultata infine un poco incongrua: non certo per il contenuto, quanto per lo stile che è ovviamente malvaldiano. Se volevate prendere il libro a causa sua, forse è meglio che prima guardiate altre pagine (e poi probabilmente lo comprerete lo stesso…)