Quizzino della domenica: Somme di colore diverso

È possibile colorare di rosso oppure di blu i numeri da 1 a 8 in modo tale che se due numeri (distinti) a e b sono dello stesso colore allora il numero a+b sia dell’altro colore?


(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p409.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da James Tanton, How Round Is a Cube?.)

_Terra e spazio vol. 1_ (libro)

[copertina]Non c’è bisogno di presentare Arthur Clarke. Urania ha deciso di dividere in quattro parti la monumentale raccolta dei suoi racconti – ne mancano otto, per cui nemmeno l’edizione originale ha i diritti – che mostrano l’autore al di fuori dei suoi romanzi. In questa prima raccolta (Arthur C. Clarke, Terra e spazio vol. 1, Urania Collezione 197, pag. 328, € 6,90, trad. vari), che arriva fino al 1950, lo stile è inizialmente acerbo, con l’autore che cerca uno stile umoristico venuto – e tradotto – non troppo bene: ma arrivano presto i racconti in cui anche in poche pagine la sua fantascienza hard svetta. Si vedono ancora ingenuità narrative come in “Il leone di Comarre”, dove spiega un po’ troppe cose inutili (e nemmeno scientifiche, se per questo), ma credo che questo fosse abbastanza comune al tempo. È poi buffo vedere l’idea dei macchinari del futuro – ma qui non lo si può certo incolpare – e interessante vedere come la seconda guerra mondiale appena finita faccia più o meno inconsciamente capolino nei testi. Sulle traduzioni, a parte quelle storiche, ho qualche dubbio su quelle di Enzo Verrengia; a parte il calco pedissequo delle unità di misura, ogni tanto mi sono trovato una costruzione incomprensibile.

Quattro chiacchiere ad Ancona

Per chi si lamenta sempre che io non mi schiodi dal nordovest – il che è anche vero, ma io sono pigro e tengo famiglia – vi segnalo che l’associazione hookii mi ha invitato ad Ancona per il loro appuntamento autunnale, la hookiifest 2019. Io l’associazione la conosco perché quando il Post aveva chiuso i commenti loro hanno messo su un sistema alternativo per commentare, quindi sono convinto che siano delle brave persone :-)

Se non mi addormenterò – come dicevo, tengo famiglia, quindi prendo un treno la mattina e torno a Milano la sera – sabato 5 ottobre alle 15 parlerò più o meno a ruota libera di quando ero giovane, c’erano le reti ma non c’era ancora Internet; immagino comunque che come mio solito partirò per la tangente, quindi non è impossibile che si svicoli sulla matematica e su Wikipedia, le cose che conosco meglio. Chi si vorrà prendere tutta la giornata si troverà poi l’intervento di Leonardo Tondelli, con cui per problemi logistici non potrò litigare a proposito dei Beatles :-) (A proposito del titolo del poster: i santi li tratta lui, gli internauti io, per gli eroi non so)

Google e la direttiva copyright: chi l’avrebbe mai detto?

Immaginate una felice città in cui si trovano varie panetterie e un grande supermercato che tra gli scaffali vende anche il pane di queste panetterie. A un certo punto i panettieri si accorgono che nessuno viene più in negozio da loro, perché è più comodo fare un unico giro al supermercato, e quindi si accordano per stabilire che il supermercato deve pagare loro il pane più di quanto loro lo facciano pagare ai loro clienti. Il direttore del supermercato ascolta le lamentele dei negozianti e risponde “Capisco. Vorrà dire che da domani venderò solo pane confezionato industriale”, al che i panettieri gridano allo scandalo perché il supermercato vuole intimidirli.

Ecco a grandi linee cosa sta succedendo in Francia. Ve la ricordate tutta la storia sulla direttiva europea riguardo al copyright, e per la precisione sull’articolo 15 (ex 11) che introduceva un nuovo diritto d’autore su chi raccoglie e ripubblica gli estratti (“snippets”) delle notizie presentate dai giornali. Di per sé i vari stati membri dell’Unione Europea hanno due anni di tempo per implementare nelle leggi nazionali la direttiva, ma i francesi evidentemente avevano fretta – d’altra parte uno degli europarlamentari più attivi a favore della direttiva è stato Jean-Marie Cavada – e quindi a luglio hanno già emanato la legge al riguardo, che copia pedissequamente il testo della direttiva e quindi non richiederà procedure di infrazione. Google ha preso atto della cosa e ha deciso di rispettare la legge alla lettera: se una testata giornalistica vuole esercitare i propri diritti, basta che lo indichi nel file robots.txt del proprio sito, o nei singoli file o addirittura in porzioni specifiche del testo, e loro si limiteranno a riportare il titolo della notizia senza estratti.

Risultato? Diciamo che gli editori non l’hanno presa troppo bene. Qui potete leggere le prime righe del commento di Carlo Perrone (GEDI, ex Secolo XIX); qui potete vedere di come un’agenzia (che il mio amico Federico mi dice essere vicina all’UE) grida al latrocinio da parte di Google che vuole bypassare i diritti dei media. Beh, su: non è proprio così. Capisco che tutta la narrazione che i giornali hanno propinato in quest’anno abbondante si basa sul fatto che Google News ruba loro i proventi senza fare alcun lavoro se non raccogliere automaticamente i loro testi. Potremmo discutere all’infinito se sia vero o falso: non solo l’abbiamo già fatto fino allo sfinimento, ma soprattutto non è un mio problema, non essendo io né Google né un media. Però non possiamo pensare che Google sia obbligato a fornire un suo servizio (quello degli snippet) solo perché gli editori vogliono essere pagati: a Mountain View avranno fatto i loro conti e avranno deciso di forzare la mano. Perché sì, in un certo senso è vero che c’è un ricatto: come avrete notato, Google non ha scelto di bloccare a priori gli estratti, ma costringe le singole testate ad autobloccarsi, immagino per far partire una guerra tra poveri. Epperò resta il punto di partenza: se gli editori sono davvero convinti che le rassegne stampa automatiche toglievano loro ricavi, a questo punto avranno comunque dei soldi in più anche se non arrivano da Google, no? (Come, “no”? Volete forse dire che non ho capito nulla della loro posizione?)

Non mi stancherò mai di ripeterlo: c’è indubbiamente un problema di raccolta pubblicitaria legata alla fruizione delle notizie, ma la soluzione non può essere peggio del problema. È probabile che molta gente si accontenti dei titoli o poco più – gli snippet, insomma – e quindi non vada a leggere le notizie sui siti dei singoli giornali, nonostante i tentativi di clickbaiting di molte testate. Ora, se le notizie di base sono comunque le stesse tra i vari giornali mettere una tassa da far pagare alle terze parti è controproducente: o questi trovano qualcuno che comunque accetta di lasciarle libere, oppure chiudono baracca e burattini e la gente di cui sopra andrà avanti lo stesso senza finire sui siti delle singole testate. Un accordo diretto su modi migliori per mandare i lettori dai motori di ricerca ai siti dei giornali sarebbe stato più furbo: non so se le due parti l’abbiano mai davvero perseguito, ma sicuramente un obbligo ope legis porta alla prevaricazione da chi comunque ha il coltello dalla parte del manico. La chiusura di servizi come Google News può sembrare a prima vista un lose/lose, ma guardando i numeri chi ci perde davvero è solo una delle due parti, per quanto l’altra poi possa piangere. Mi aspetto sempre una confutazione che non sia a base di slogan, ma non trattengo certo il fiato.

Cosa cambia tutto questo per Wikipedia? Al momento nulla. Noi infatti non usiamo estratti degli articoli, perché li riformuliamo sempre; il nostro problema con l’articolo 15 è legato al titolo delle notizie, che per noi è un dato bibliografico ma di per sé risulta tutelato. Il fatto che Google non lo ritenga tale non significa molto, se non per vedere il risultato di un’eventuale contesa legale: ma noi dobbiamo restare sul sicuro e ci atterremo a un’interpretazione il più ampia possibile dei limiti. Per il momento, quindi, aspettatevi che quando la direttiva sarà legge anche in Italia troverete con ogni probabilità un dato in meno sulle fonti (ma il link resterà, non preoccupatevi: non dobbiamo certo fare ripicche.)

Scuola Confalonieri, topi e dirigenti: miniflashmob

Spunto sempre :-) (fonte: Corriere della Sera, 26 settembre 2019)

Ieri pomeriggio, insieme a una quindicina di genitori, una maestra e una decina di bambini, abbiamo fatto una gita sociale dall’altra parte di Milano, andando a Corvetto per cercare di parlare con la dirigente dell’ufficio scolastico regionale. L’articolo di MilanoToday è online: nella foto di copertina mi si intravede solo, mentre nel boxino scritto dal Corriere (solo cartaceo) spunta il mio bel nasone aquilino, come vedete nella fotina qui in cima. (c’è anche un articolo del Giorno, ma di nuovo non lo trovo online).

Il non-incontro è stato piuttosto kafkiano. Entriamo e chiediamo all’usciere se c’è la dottoressa Campanelli: ci risponde che la dirigente Campanelli è ancora in ufficio, ma non ci sono più gli impiegati in segreteria e lui non ha il numero di telefono. Aspettiamo un quarto d’ora circa, ed escono due impiegate che sostengono che invece la dirigente non c’è. In teoria abbiamo chiesto un incontro per stamattina, che dubito ci sarà accordato: la cosa interessante è che a quanto pare stamattina era già previsto un incontro tra Campanelli e la “nostra” dirigente scolastica. Chissà se è vero…

_L’algoritmo e l’oracolo_ (libro)

[copertina] Prendendo in mano questo libro (Alessandro Vespignani con Rosita Rijtano, L’algoritmo e l’oracolo, Il Saggiatore 2019, pag. 197, € 20, ISBN 9788842825821) una domanda sorge spontanea: che significa “con Rosita Rijtano”? Tra l’altro non è nemmeno indicata nei ringraziamenti, e il libro è narrato in prima persona da Vespignani. Se posso fare un’ipotesi, Vespignani è ormai più aduso all’inglese che all’italiano – immagino tra l’altro i trentini sobbalzati al leggere “Bruno Kessler Foundation” – e quindi Rijtano ha preso un testo che probabilmente era fermo da un paio d’anni e l’ha non dico tradotto ma reso molto più scorrevole.
Attenzione però: questo mio commento non è affatto negativo. Un libro è fatto per essere letto: se prendete questo libro vi interessa probabilmente il tema trattato, no? Parliamo dunque del testo: e parliamone bene. Vespignani usa poca matematica, molti aneddoti personali a partire da quelli sui calcoli per simulare la diffusione di Ebola e Zika (ma anche sulle previsioni del vincitore dell’equivalente americano di XFactor!) ma riesce a rendere molto bene l’idea di quali siano le linee di attacco degli algoritmi previsionali in questo ultimo decennio: non solo l’aumento incredibile della capacità computazionale che ha permesso di simulare anche singoli elementi, ma anche gli approcci a scenario multiplo che portano alle stime previsionali, e naturalmente la quantità di dati che possiamo usare oggi. Io perlomeno ho trovato spunti nuovi su cui pensare: insomma il libro è stata un’utile lettura, che consiglio caldamente.

Cartelloni seipertré: c’è grossa crisi?

Lo scorso fine settimana girellavo senza nulla da fare e quindi mi è capitato di dare un’occhiata ai cartelloni giganti che riempiono i panorami cittadini. Ho così notato che ce ne sono di ormai obsoleti: passi quello che proponeva offerte dal 13 al 15 settembre, ma i concerti al Carroponte per giugno e luglio, per non parlare delle offerte Coop di maggio, non hanno più molto senso. In un altro dei cartelloni che ho visto i manifesti erano stati strappati; negli altri che ho segnalato non ci si è neppure data la pena di farlo. Quel tipo di pubblicità è diventata così fuori moda?

Farinetti e la parabola della Lurisia

L’intervista ad Oscar Farinetti dell’altro giorno è secondo me davvero interessante, e non lo dico in maniera ironica. Per il fondatore di Eataly, tutta la storia della filiera artigianale per il cibo è semplicemente una nicchia di mercato che qui nel primo mondo tira, e quindi può essere sfruttata pesantemente da chi come lui si è buttato subito in quella nicchia. Come dargli torto quando dice che ad Atlanta non sono così pazzi da voler uniformare la Lurisia alle loro bevande, ma se la terranno per farci soldi così com’è?
Certo, ci saranno tanti duri e puri che prima osannavano Farinetti e ora lo stanno esecrando. A me personalmente non è mai piaciuto, ma almeno stavolta apprezzo la sua schiettezza.