Quizzino della domenica: somme di potenze

Dimostrate che ci sono infiniti quadrati della forma 2m + 2n, con m e n interi positivi distinti; dimostrate inoltre che ci sono infiniti quadrati della forma 3m + 3n, sempre con m e n interi positivi distinti.


(un aiutino lo trovate sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p460.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Judita Cofman, What To Solve.)


Good Omens (libro)

Io non ho la prima edizione rilegata, ma posseggo coumunque il paperback originale del 1991 di Good Omens acquistato al tempo, con la carta ormai ingiallita e uno sgorbio che dovrebbe essere un autografo di Pratchett: non ricordo se mi era arrivato – dall’ormai chiuso Andromeda Bookshop britannico – già autografato o se me l’ero portato quando Pterry venne a Milano nel 2007. Dopo aver visto la miniserie televisiva mi sono accorto che mi ricordavo alcune battute ma non mi ricordavo come andasse avanti la storia: è anche possibile che trent’anni fa il mio inglese fosse parecchio peggiore di quanto lo sia oggi. Ho così deciso di rileggermi il libro (Terry Pratchett e Neil Gaiman, Good Omens, Corgi 2019 [1990], pag. 412, Lst. 8,99, ISBN 9780552176453) e ho fatto alcune scoperte. Innanzitutto è vero che c’è stato un aggiornamento dei personaggi. Pepper nell’originale è rossa di capelli, con la pelle del viso che a volte spunta tra le lentiggini; Gabriele è solo nominato per caso in un punto; il finale in St. James’s Park non vede il rapimento di Aziraphale e Crowley. Ma la miniserie è stata davvero fedele all’originale, con digressioni riportate praticamente verbatim. In compenso mi ricordavo di altre digressioni non presenti nella trascrizione televisiva :-) Quello che ho notato, a parte divertirmi ancora una volta, è che il romanzo ha un punto di vista più filosofico; il concetto “noi contro loro” è trattato molto più seriamente, e credo sia il punto intorno al quale si era condensato il libro. Insomma, è valsa comunque la pena di rileggerlo!

Guanti da supermercato 1.1

All’Esselunga hanno finito da un pezzo i guanti monouso, quelli che una volta servivano per frutta e verdura e ora devono sempre essere indossati. Da qualche settimana lasciavano pertanto a disposizione… dei sacchetti su cui era disegnata una mano. Vi assicuro che sono la cosa peggiore che mi sia mai capitata: non stanno attaccati alle mie mani e non mi permettono di prendere nulla.
Stamattina però, quando ho preso il sacchetto in questione, mi sono accorto che l’avevano chiuso all’interno in modo da funzionare effettivamente come guanto, anche se un po’ squadrato: era addirittura possibile separare il pollice.
A questo punto vorrei solo sapere quanto costa in meno una confezione di “sacchetti saldati”…

Autostrade per l’Italia e concessioni

Insomma, ci si è messo meno tempo a buttare giù e rifare il Ponte Morandi – che adesso non so come si chiama – che a decidere se si può togliere la concessione ad ASPI per la pessima gestione della sua parte di rete autostradale. La cosa non dovrebbe stupire più di tanto: chiunque abbia un minimo di raziocinio capisce che un’azione del genere può essere fatta solo dopo che un giudice abbia sancito che effettivamente non sono stati rispettati i vincoli della concessione: è possibile che un procedimento giudiziario termini effettivamente con la sconfitta di ASPI ma passerebbero anni, si rischia che nel frattempo non si faccia più manutenzione e soprattutto il procedimento bisogna pure iniziarlo. D’altra parte il ministero dei trasporti ha le sue colpe, perché non ha mai fatto le verifiche indipendenti necessarie… e secondo me anche questo conta nell’attuale situazione di stallo.

Non ho idea se la parziale ristatalizzazione, con l’ingresso di Cassa Depositi e Prestiti (ma quanti soldi ha?) nel capitale azionario, possa avere senso; quello che sicuramente servirebbe è un piano nazionale per tutta la rete autostradale, dove finalmente il controllore si mette a fare il suo mestiere. E servirebbe uno stop alle proroghe di concessione in cambio di lavori di ampliamento fatti più o meno bene. Ampliare un’autostrada significa anche guadagnare di più dai pedaggi, perché si attira più traffico. Il concessionario non vuole rischiare soldi? Bene: però a questo punto si trovino sistemi per limitare i flussi ed evitare ingorghi infiniti (oppure si trovi un sistema per rimborsare parzialmente gli automobilisti per un servizio non dato. Per esempio chi ha il Telepass si può trovare automaticamente parte del prezzo rimborsato). Non mi aspetto che si parli pubblicamente di queste cose, però mi aspetterei da un governo serio che alla fine si arrivasse a qualcosa del genere. Occhei, insomma non me lo aspetto :-)

Giustizia e libertà (ma non in quel senso)

Con ogni probabilità avete visto l’articolo di Repubblica sulla lettera aperta firmata da più di 150 intellettuali “contro la nuova intolleranza “politically correct”. Come capita sempre, non c’è un link alla fonte, il che rende più difficile accorgersi che nel testo orignale l’espressione “politically correct” non esiste affatto; stavolta non c’è nemmeno una traduzione completa, ma solo alcuni stralci scelti non si sa se a caso o scientemente. Purtroppo non trovo in rete l’articolo del Giornale che ho sentito nella rassegna stampa di RadioPop e che ovviamente sbertuccia il tutto, ma anche in quel caso non credo si parli del testo ma di quanto riportato dall’italica stampa, nell’usuale onfalocentrismo.

Occhei, la smetto di usare paroloni ed entro nel merito della questione. A me quel testo personalmente non piace affatto, anche se concordo con quella che era probabilmente l’idea di base che poi è stata annacquata per avere un po’ di firme. Fateci caso: non ci sono esempi specifici delle censure, e l’unico nome che si fa è quello di Donald Trump. A questo punto sarebbe stato più logico togliere anche lui e lasciare completamente aria fritta, no? Quello della libertà di espressione è un problema serio, ma se si vuole discuterne bisogna farlo sul serio. Prendiamo per esempio il caso di James Bennet, che ha dovuto dimettersi da editor del NYT perché ha pubblicato un Op-Ed (cioè un’opinione di un esterno, che non deve necessariamente seguire la linea editoriale del quotidiano) di un senatore USA che chiedeva l’intervento dell’esercito contro le proteste del Black Lives Matter. Io personalmente voglio sapere che ci sono politici di alto grado che hanno certe idee, che io sia o no d’accordo con esse.

Per me il pensiero unico è un guaio. Ma scrivere che “le minacce di rappresaglia” possono arrivare “sia da un governo repressivo che da una società intollerante” significa legarsi immediatamente le mani, perché è un’utopia pensare che si riesca ad avere una società tollerante – anche solo limitatamente alla libertà di parola, il “disaccordo in buona fede” citato in fondo – se non c’è un modo di fermare chi tollerante non è? (Notate che ho detto “fermare”, non “sanzionare”). Insomma, il loro rifiuto di “una qualunque falsa scelta tra giustizia e libertà, che non possono esistere indipendentemente” mi pare velleitario. All’atto pratico, insomma, questa lettera aperta non è altro che un manifesto politico contro Trump: una cosa lecitissima, una cosa sulla quale sono anche d’accordo, ma una cosa che non può essere venduta come un appello bipartisan per giustizia e libertà.

Ah, non funziona nemmeno, come mi pare di aver capito dall’articolo del Giornale, dire che in questo momento con i social network non si è mai stati più liberi di esprimere la propria opinione. Gaia Cesare evidentemente non ha presente le shitstorm e le campagne per bloccare un profilo (quelle sì bipartisan) che pullulano su Facebook. Abbiamo da decenni il diritto di esprimere la nostra opinione senza che ci ascolti praticamente nessuno. Abbiamo da qualche lustro la possibilità di agganciarci alle opinioni altrui, cosa che probabilmente va bene nel 95% dei casi visto che non possiamo pretendere di avere un’opinione nostra su tutto. Ma non abbiamo ancora il diritto di esprimere la nostra opinione e discuterne in modo civile, ammesso che noi in primis ne siamo capaci. Ecco, io avrei di gran lunga preferito un appello specifico su questo punto evitando tutti gli altri orpelli.

Aggiornamento: (18:25) Il Post ha tradotto la lettera.

Open source, software libero e altre libertà (libro)

Pensavo di saperne abbastanza sulle definizioni di “libero” nel mondo digitale, ma mi sono dovuto ricredere dopo aver letto questo libro (Carlo Piana, Open source, software libero e altre libertà : Un’introduzione alle libertà digitali , Ledizioni 2018, pag. 157, € 16, ISBN 9788867057665), che Wikimedia Italia ha regalato a chi contribuisce alla conoscenza libera. Ho visto che alcuni commentatori si sono lamentati dello stile di scrittura troppo leguleio: è chiaro che non hanno mai visto come scrive davvero un avvocato. Personalmente ho invece trovato il testo molto leggibile, giusto con qualche scivolata leguleia leguleica qua e là: io devo sempre fare mente locale per ricordarmi chi è il convenuto. Consiglio vivamente il testo a chiunque voglia avere un’idea di come il mondo del copyright e dei brevetti è un vero casino. Ah, una segnalazione: a pagina 110, la “dissenting opinion” del giudice Mayer in realtà è una “concurring opinion”.

La megaintegrazione di Facebook

Non sono poi così certo che la presunta possibile megaintegrazione tra Facebook, Messenger e Instagram sia poi così un male… Provo a dirlo meglio, ho capito. Adesso, anche se formalmente sono separati, nessuno crede che dietro le quinte le tre app non si scambino tra loro informazioni. Insomma il male c’è già, non è che rendendolo visibile a tutti aumenti. Piuttosto, se l’Unione Europea avesse un po’ di coraggio imporrebbe l’interoperabilità completa tra le applicazioni, in modo che non si sia obbligati a usare Facebook o Whatsapp “perché sennò non si può comunicare con chi sta solo là”. Secondo voi, quali sono le probabilità che ci si riesca?

Anarchie

Ieri qui a Milano c’è stato un incidente che ha ottenuto l’onore delle cronache: un’auto ha travolto un monopattino. Nell’articolo che ho citato c’è un virgolettato facebookaro di tale Piermario Sarina, ex candidato del centrodestra per il municipio 6 e attuale consigliere.

“Viale Tunisia, oggi. Scene così non ne vorrei mai vedere. Spero nulla di grave per nessuno dei coinvolti. Ma temo che se Sala non metterà mano in fretta all’anarchia che regna oggi, non sarà la prima né l’ultima”.

Conosco purtroppo molto bene quell’incrocio, visto che mi capita spesso di farlo in bicicletta. Lì c’è una pista ciclabile: dalla foto direi che l’ipotesi più probabile è che il monopattino andasse a 20-25 all’ora (lo so, in teoria dovrebbero andare al massimo a 6 all’ora e quindi stare sul marciapiede) sulla pista ciclabile in direzione corretta. Uno può lamentarsi che il monopattino andasse troppo veloce, ma chi arriva dalla traversa e deve dare la precedenza (in generale, non solo alla pista ciclabile) dovrebbe aspettarsi che qualcuno arrivi a 20 all’ora. Io ci tengo alla mia vita e quindi controllo che non ci siano imbecilli che se ne strafreghino, come l’automobilista in questione: il monopattinista evidentemente no.

Bene, Piermario Sarina, chi è esattamente l’anarchico?