Gli hub della disinformazione

La CBS riporta uno studio del Center for Countering Digital Hate, che mostra come i due terzi dei contenuti contro i vaccini e la loro sicurezza si possono far risalire a dodici persone, tra cui Robert F. Kennedy Jr., figlio di Bob e quindi uno dei millemila nipoti di John Kennedy. Per i curiosi, il documento si può scaricare da qui.

Da un punto di vista strettamente matematico – e che credo possa essere condiviso anche dagli antivaxx – questo risultato è molto interessante, perché mostra la portata della legge di potenza e del potere degli hub, di cui ho parlato con il mio amico e collega Paolo Artuso in Scimmie digitali. In pratica, pochi punti ben collegati – se volete, potete chiamarli “i poteri forti”… – bastano per una diffusione capillare delle informazioni. Questo accentramento è assolutamente normale in rete, per la semplice ragione che da un lato la diffusione di un’informazione è indipendente dalla distanza, e dall’altro che noi esseri umani siamo cablati per credere una cosa più vera se ci arriva da fonti che crediamo indipendenti.

Paradossalmente, insomma, diamo più credito a una stessa notizia ripetuta più volte che a tante notizie coerenti ma un po’ diverse tra loro; visto che le fonti antivaxx sono molto meno di quelle provaxx, ecco che molta gente dà più retta alle prime. Certo, qualcuno potrebbe dire che le grande piattaforme potrebbero fare qualcosa per bloccare quella sporca dozzina. Ma secondo voi succederà mai?

Quizzino della domenica: astronomia

La distanza tra la Terra e il Sole è circa 400 volte quella tra la Terra e la Luna. Qual è il rapporto tra i volumi della Luna e del Sole?

sole e luna

(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p507.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Hugo Steinhaus, One Hundred Problems in Elementary Mathematics, n. 75; immagine di j4p4n, da freesvg.org)


Ritratti dell’infinito (ebook)

Devo dire che non mi è molto piaciuto l’approccio scelto da Piergiorgio Odifreddi nella sua ultima opera (Piergiorgio Odifreddi, Ritratti dell’infinito : Dodici primi piani e tre foto di gruppo, Rizzoli 2020, pag. 379, € 10,99 (cartaceo: € 19), ISBN 9788831802673). Soprattutto i primi capitoli partono troppo per la tangente, e non sono riuscito a capire quale sia stata la logica che ha portato Odifreddi a inserirli. Per fortuna la seconda parte del libro è molto più interessante, almeno per chi si occupa di matematica. L’altra cosa che io personalmente non sopporto è il modo in cui spiega che quello che crediamo di sapere – non solo in matematica ma anche nelle nozioni comuni – è falso. Bisogna riconoscere che come tante altre volte Odifreddi ha fatto un lavorone: non è certo da tutti non fidarsi delle informazioni tramandate da libro in libro e andare a cercare i veri dati. Però potrebbe anche dare queste informazioni in modo un po’ più gentile…

The Analogues

copertine

C’è un gruppo di quattro musicisti pop olandesi (più un dirigente della PVH alla batteria: alla faccia dell’hobby!) che hanno deciso di fare una specie di tribute band dei Beatles. Fin qua nulla di strano, ce ne sono a centinaia. Ma gli Analogues non si sono messi parrucca a caschetto, giacca e cravatta per suonare le canzoni che i Beatles hanno fatto dal vivo: sarebbe stato troppo semplice. No: sono partiti da Sgt. Pepper’s e stanno rifacendo tutti gli album. Dal vivo. (con vari quartetti di archi e fiati ad aiutarli). Con tutti gli strumenti originali, compresi quelli indiani. Con gli arrangiamenti originali, salvo giusto un finale in caso di fade out.

Se volete vederli, su YouTube ci sono i concerti per Sgt. Pepper’s e il White Album, oltre ai vari brani di Magical Mystery Tour e Abbey Road. Da vedere, più che da ascoltare, proprio perché non ci sono poi così tante differenze con gli originali… Se invece volete acquistare il loro merchandising, c’è il loro sito.

Google dà soldi anche agli editori italiani

Ieri sul blog di Google Italia è stato annunciato l’arrivo di Google News Showcase, che tradotto in italiano corrente significa “hanno fatto l’accordo con parecchi editori italiani”. Guardando la lista, spicca l’assenza di GEdI; ma abbiamo Cairo (Corriere della Sera), Caltagirone (Messaggero e Gazzettino), Monrif (Quotidiano Nazionale), Il Fatto Quotidiano, il Giornale e Libero. Insomma, una sventagliata di testate di tutte le tendenze politiche.

Al netto della soddisfazione indicata da tutti gli attori, si riesce a capire che tra qualche settimana Google pagherà anche in Italia i famosi “diritti connessi”, oltre che “la possibilità ai lettori di accedere a contenuti selezionati dietro paywall”, qualunque cosa ciò voglia dire. Repubblica si limita a un trafiletto, mentre La Stampa ricopia più o meno pedissequamente il comunicato: in entrambi i giornali la notizia è nascosta nelle sezioni economia e finanza.

Sarà interessante vedere cosa succederà tra un paio d’anni, secondo me. È vero che senza giornali le Big Tech non possono postare articoli (tranne quelli di cronaca, che già da un po’ possono essere composti da intelligenze artificali…), ma è anche vero che c’è un grande rischio che i quotidiani diventino lentamente una propaggine della Grande G. Chi vivrà leggerà…

Cashback di stato

Ieri ho provato ad aprire l’app IO (cercando di ricordarmi la password del mio SPID…) per vedere come stava andando avanti la raccolta del cashback di stato. Ho così scoperto che nonostante non è che io mi muova così tanto ho già sbloccato il semestre (55 acquisti), per un totale di 116 euro e rotti (e posizione 1.485.349, tra l’altro). Tenete presente che l’ultimo pagamento salvato è del 10 marzo, giusto per dire quanto la uso.

Detto in altri termini, è assolutamente banale per chi usa normalmente i pagamenti elettronici di ottenere 150 euro in un semestre. Forse in effetti non è stato un buon modo per distribuire soldi.

La burocrazia tedesca

L’altro giorno ho acquistato un libro usato via Abebooks. Il libro è in inglese, ma la libreria che lo aveva era tedesca. Faccio il mio acquisto con la carta di credito (pochi euro, i libri che mi interessano mi costano di più in spese di spedizione che per il testo vero e proprio…). A oggi mi sono già arrivate quattro mail per i vari passaggi, compresa la ricevuta di spedizione. Tutte rigorosamente in tedesco.

Avessi comprato il libro dalla Francia non ci avrei nemmeno fatto caso; dalla Germania la cosa mi lascia un po’ stupito. Poi è vero che esistono i traduttori automatici che su testi standard come questo funzionano bene, ed è anche vero che il mio poco tedesco mi permette di solito di capire il senso senza tradurre. Ma pensare a una copia anche in inglese?