Quizzino della domenica: Quadrato latino di domino

Prendete un set di tessere del domino, e togliete quelle con i due numeri uguali: ve ne rimangono 21. Riuscite a completare il quadrato latino mostrato qui sotto? In ciascuna riga, colonna e diagonale principale devono esserci sei numeri diversi; non ci sono inoltre due righe o due colonne in cui manca lo stesso numero. Le tre tessere non usate sono mostrate a destra. Naturalmente una tessera (a,b) può essere anche collocata come (b,a).

[l'inizio del quadrato latino]
(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p540.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema tratto da Louis Thépault, Le chat à six pattes et autres casse-tête – n. 98.)


Matematici da epurare (libro)

Dopo la fine del fascismo ci sarebbe dovuta essere un’epurazione: eliminare le figure compromesse con il regime per ripartire da capo. La teoria era chiara: la pratica avrebbe lasciato sguarnita praticamente tutta la macchina statale ma anche quella privata, e così in pochi anni – dal 1943 al 1946 – finì quasi tutto a tarallucci e vino. Guerraggio e Nastasi partono col raccontare questa parabola politica, per poi dedicarsi in questo libro (Angelo Guerraggio e Pietro Nastasi, Matematici da epurare : I matematici italiani tra fascismo e democrazia, Egea 2018, pag. 262, € 22,50, ISBN 9788823845817) alle figure dei “matematici del regime”, con qualche deviazione verso altri scienziati. Se vi chiedete che cosa possono avere fatto di così fascista i matematici, non avete idea di cosa si faccia in matematica :-) Il risultato finale è stato “tutti assolti”, alla peggio dopo una prima condanna a cui seguirono vari ricorsi con gli epurandi che si arrampicavano sugli specchi e le nuove commissioni che chiudevano un occhio se non due. Gli autori rimarcano come poi ci fu un fortissimo spirito di corpo nell’università, anche tra docenti di idee politiche diverse; l’unica eccezione fu Guido Castelnuovo. Io sapevo delle storie di Severi e Picone (quest’ultimo viene descritto come un amante delle vetrine più che un vero fascistone), mentre non conoscevo per esempio Bompiani, che pure dopo la guerra ha continuato imperturbabile a essere presidente dell’Unione Matematica Italiana. È vero che tutti costoro erano già professori ordinari prima del fascismo; ma le testimonianze raccolte, anche al netto della retorica del Ventennio, non mostrano una pura adesione di facciata… Ad ogni modo le cose andarono così, e non poteva forse esserci nulla di diverso visto cosa successe negli altri campi. Per quanto riguarda la matematica, nel breve periodo avemmo una continuità che permise di proseguire le ricerche; ma gli autori ipotizzano che nel medio-lungo termine gli svantaggi furono maggiori, non avendo l’Italia avuto la possibilità di un vero ricambio non solo generazionale ma anche di idee. Peccato per qualche refuso che è rimasto nel testo.

spam su whatsapp

Mi è appena arrivato un messaggio dal numero +31 6 84515627 dal testo
«Ciao, sono Li Minna. Sei Gabriele incaricato di parlare con me in Italia?»

Anche se io mi fossi chiamato Gabriele, non sarebbe cambiato nulla; avrei immediatamente bloccato il mittente. Il messaggio è un archetipo di phishing: Come potete notare, la sedicente Li Minna non dice assolutamente nulla sul motivo per cui qualcuno in Italia dovrebbe parlare con lei. Se fosse stata effettivamente una persona che ha sbagliato numero ma aveva una ragione reale per mettersi in contatto con qualcuno, probabilmente avrebbe usato nome e cognome del suo contatto; ma sicuramente avrebbe indicato qual era quella ragione. Mi chiedo solo se un sistema di phishing di questo tipo può diventare pervasivo…

Mi si è perso il numero verde Covid

Avendo io fatto fare la prima dose di vaccino ai gemelli in Liguria, adesso devo prenotare la seconda dose come se fosse la prima. Il guaio è che la Lombardia in questo momento ha troppa capacità: così ieri sera le uniche date disponibili sarebbero state per oggi, domani e domenica. Troppo presto, visto che bisogna aspettare almeno 21 giorni (e infatti la prenotazione ligure sarebbe per il 13 settembre, 23 giorni dopo la prima). È da ieri che provo a chiamare il numero verde lombardo, per vedere se loro hanno visibilità per date future: non che io ci creda, ma non si sa mai. Niente: tutte le volte arrivo al momento in cui mi dovrebbero passare l’operatore e il telefono resta muto.

Aggiornamento: (h 17:00) Stavolta sono stato rimbalzato a un call center multiregionale dove finalmente ho potuto parlare con un operatore che mi ha confermato che anche loro hanno la stessa visibilità di date. Almeno mi metto il cuore in pace.

Contro lo schwa

Per quanto verbosi siano i sostenitori dello schwa per indicare in italiano la desinenza plurale quando gli elementi sono sia maschili che femminili, io continuo a restare dell’opinione che quella sia una sciocchezza, e sono felice che Luca Serianni abbia un’idea simile. Ora, per favore, continuate a leggere.

Per sgombrare il campo da almeno alcuni equivoci, concordo sul fatto che in una lingua come l’italiano (che ha una forte connotazione maschile-femminile) avere un maschile plurale sovraesteso – insomma, se io sono l’unico studente maschio in una classe con trenta studentesse si usa comunque il maschile – non ha un grande senso logico. Lo poteva magari avere quando avere contesti misti non era così comune e comunque le donne sarebbero state in minoranza e in secondo piano: adesso non è più così. Insomma mi sta benissimo che si discutano possibili soluzioni a questo problema, né mi sentirei sminuito se per esempio dal maschile plurale sovraesteso si passasse al femminile plurale sovraesteso, anche nel caso simmetrico di trenta maschi e una femmina.

Il mio problema con lo schwa è che non è una lettera dell’alfabeto. Certo, ora scrivono tutti col telefonino che ormai permette di usarla. Certo, si può rimappare un tasto del pc per aggiungerla, e magari in futuro qualcuno lo farà anche se la lobby dei produttori di tastiere non sarà in grado di affossare la proposta come la lobby degli stampatori affossò quella del Trissino. (Ah, scusate una nota a latere. Io apprezzerei che si tornasse a scrivere “il Mondaini / la Mondaini” simmetrizzando l’articolo che indica il genere della persona, e lasciando il semplice “Mondaini” a chi si definisce non-binary. Non è abbastanza inclusivo?). Pare – ma non ho riferimenti al riguardo – che in questi ultimi anni qualcosa passi dallo scritto al parlato, anche se non vorrei che fossero cose tipo “lollare”.

Ma per me lo schwa rimarrebbe qualcosa di appiccicato, anche se migliore di chiocciola o asterisco perché almeno avrebbe un senso univoco. (Altra nota a latere: il problema dei sistemi text-to-speech che avrebbero problemi con lo schwa è un non-problema. Si fa un aggiornamento per leggerlo. È appunto più difficile fare un aggiornamento per chiocciola e asterisco, che hanno anche altri significati). Si può pensare a un “neutro plurale” come “le uova”, come proponevo l’anno scorso. Si può pensare a una nuova desinenza: eviterei la -s che non fa molto italiano, ma se dicessi “siamo statei” (più che “siamo statie” che mi pare meno riconoscibile all’orecchio) di nuovo non ci sono problemi. Ma tutto questo dovrebbe nascere dal basso e non da una minoranza di gente che sta in rete, come mi pare dica anche Serianni.

Un’ultima cosa. Ancora una volta, l’affermazione che in italiano il suono ǝ non esiste se non in napoletano è assolutamente irrilevante: anche chi in inglese si ferma a “The pen is on the table” con buona probabilità non pronuncia “depèn is ondetàble”. Però io sarò un mezzo eremita ma a me non è ancora capitato di sentire qualcuno pronunciare “Siamo statǝ”. Qualcuno può darmi controesempi?

Disassistenza

Io ho un portatile aziendale ufficiale. Poi, come tutti i colleghi del mio gruppo, ho un portatile aziendale “di laboratorio”. Perché? Semplice, il portatile aziendale ufficiale è bloccato, nel senso che è gestito remotamente – e fin qui nulla di male – ma non permette di installare software non standard; noi dobbiamo entrare su sistemi di laboratorio e a volte di esercizio e per evitare contorsionismi per chiedere ogni volta che vengaono abilitati solo per noi i programmi che ci servono usiamo il portatile aziendale ufficiale solo per gli scopi ufficiali e l’altro per lavorare seriamente.

Sono partiti due tasti del portatile aziendale di laboratorio. Sarebbe ancora in garanzia (ha due anni e avevamo chiesto un’estensione a tre anni), ma la tastiera non è sotto garanzia e la riparazione costerebbe 220 euro più Iva, al che mi è stato detto “ti cerchi un’altra tastiera”. Ho provato ad andare a farlo riparare a mie spese dai cinesi: ho speso 25 euro, uno dei tasti era in effetti tornato a posto ma l’altro no. Ieri sono tornato a protestare, e mi hanno detto che si è proprio rotto uno dei gancetti che li tiene fermi, e quindi bisognerebbe cambiare tutta la tastiera (125 euro, il che mi fa pensare a quant’è il markup su queste cose). Ora ho un buono di 25 euro che non so se userò mai. Ma la cosa che hanno detto è che presumibilmente la mia era proprio una tastiera fallata in partenza: è vero che io pesto molto sui tasti, ma non fino a questo punto.

In definitiva, la garanzia è solo un bieco trucco della borghesia, mi sa :-(

Pitagora, il padre di tutti i teoremi (libro)

(ok, forse il vero titolo è a²+b²=c², ma lasciamo quell’altro) Stavolta Bottazzini non mi è piaciuto molto. In questo libretto (Umberto Bottazzini, Pitagora, il padre di tutti i teoremi, Il Mulino 2020, pag. 160, € 12, ISBN 9788815287335) si parla del teorema di Pitagora e di un po’ di cose che gli fanno contorno. Però le prime cinquanta pagine, dove si parla più o meno di quello che NON sappiamo sul filosofo di Samo, sono francamente inutili. Più interessante la parte successiva, dove per esempio scopriamo da dove deriva la dimostrazione di Garfield (non il gatto dei fumetti, ma il presidente USA) e un accenno alla distanza pitagorica come funzionante nel caso di infinitesimi anche nelle varietà riemanniane, pur senza entrare nello specifico per ovvie ragioni legate al target. Però per esempio mi sarei aspettato anche qualcosa sul teorema del coseno che in fin dei conti è una generalizzazione. In definitiva, non un libro imprescindibile.

Il libro che non può essere nominato

eresia Un articolo di Repubblica racconta del boom editoriale di un libro novax edito da ByoBlu. Del libro me ne importa poco: ho troppo poco tempo per mettermi a leggerlo, e come si sa non vale assolutamente la pena di provare a smontarlo.

C’è però una cosa che mi ha stupito. Come vedete, l’articolo spiega che Eresia è al secondo posto tra i libri più venduti della settimana, aggiunge anche che il terzo in classifica è Io sono Giorgia (quello prima o poi lo leggerò, in fin dei conti mi sono anche sciroppato Secondo Matteo), ma è insolitamente reticente su chi è in testa: «Al primo posto della classifica della settimana c’è un prodotto Feltrinelli». Essendo io un curiosone, sono andato a vedere e ho scoperto due cose. La prima è che stiamo parlando solo della sezione saggistica: la narrativa italiana e straniera vendono molto di più. Ma questo è abbastanza normale, soprattutto in estate. Più interessante è scoprire qual è “il prodotto Feltrinelli”: Io posso. Due donne sole contro la mafia di Pif e Marco Lillo.

Io penso sempre male, come ben sa chi mi conosce: però mi fa ridere che a Repubblica non solo si continui la pessima abitudine di non inserire collegamenti esterni per approfondire le notizie da loro riferite, ma si eviti anche di “fare pubblicità” – si fa per dire – alla concorrenza. Ho appena guglato e scoperto che Marco Lillo scrive per il Fatto Quotidiano, ed è anche un miniazionista della società…