il Black Friday si è allargato

Una volta il Black Friday non esisteva, almeno qui da noi. Era un’usanza statunitense, per far fuori le rimanenze dopo il giorno del Ringraziamento per far posto a quelle natalizie. Poi si sa, la globalizzazione – tipicamente a senso unico – e ce lo siamo trovati anche noi, con mirabolanti sconti su oggetti il cui prezzo era cresciuto nel mese precedente.
Solo che l’appetito vien mangiando: così il Black Friday si è man mano allungato alla Black Week, come sicuramente avrete sentito nelle millemila pubblicità. Scherzando, l’altro giorno dicevo ad Anna “vedrai che prima o poi arriverà il Black Month”; manco a dirlo, il giorno dopo siamo passati davanti a un negozio, il cui nome ho immediatamente cancellato dalla memoria, che pubblicizzava “il mese di Black Friday”.

Nulla di troppo strano: coi saldi funziona più o meno allo stesso modo due volte l’anno. Ma a questo punto non si potrebbe cambiare il nome?

Le bottiglie che si sgasano

Mi è capitato di ritrovare delle bottiglie da un litro e mezzo di acqua gasata piuttosto vecchiotte – quasi un anno, tanto per darvi un’idea. Ne ho aperta una ed era quasi del tutto sgasata. Ho controllato le altre, ed erano tutte così.

Mi chiedo esattamente come faccia una bottiglia chiusa a sgasarsi. Il tappo non è proprio a tenuta? l’anidride carbonica passa attraverso la plastica? Se qualcuno dei miei ventun lettori ha un’idea di quale possa essere la ragione e la condivide qua, mi farà non dico felice ma almeno sollevato…

io sono contro il SuperGreenPass

Occhei. I contagi aumentano di nuovo. Cosa pensa di fare il governo? aumentare le restrizioni del GreenPass per i non vaccinati, in pratica permettendo loro solo di andare a lavorare. La politica che è stata scelta è insomma quella del “nudging”, spingere con le buone o con le cattive la gente a vaccinarsi. Peccato che stiamo vedendo da mesi che tutto questo non funziona, anche perché i media continuano a soffiare sul fuoco invitando e intervistando i noGreenPass (che sono tipicamente noVax).

Io continuo a pensare che l’unica scelta seria sarebbe un voto parlamentare per introdurre un obbligo vaccinale almeno per un paio d’anni. Tanto abbiamo visto che le polemiche ci saranno comunque, e almeno avremmo un punto fermo. Peccato che non credo proprio che succederà…

Fibonacci Day

Oggi è il 23 novembre, cioè l’11/23 in notazione americana. Poiché 1,1,2,3 sono i primi numeri nella successione di Fibonacci, questa data è stata scelta per festeggiare il matematico pisano (e la matematica in generale, ça va sans dire).

Oggi probabilmente Fibonacci è solo ricordato per la sua successione, anche perché è un tema molto new age, e forse perché ha introdotto i numeri indo-arabi in Europa. Questo è un peccato, perché in realtà è stato il primo vero matematico europeo del secondo millennio, che ha recuperato le informazioni dal mondo arabo, le ha riportate in Europa e ha contribuito a rifondare la matematica occidentale, anche con lavori di un certo pregio. Ben venga quindi la mostra che apre oggi alla Città della Scienza di Napoli, come raccontato su MaddMaths!!

I numeri nella Bibbia

Anche chi non è religioso penso concordi che la Bibbia è un testo che per quasi due millenni è stato alla base del mondo occidentale e pertanto è imprescindibile per capire la nostra cultura. Il problema, se volete, è che diventa difficile separare la parte religiosa (cristiana ed ebraica) da quella laica. Bene: esiste una ONLUS, Biblia, che si definisce appunto “Associazione laica di cultura biblica”.

Biblia ha una sezione che promuove lo studio della Bibbia nelle varie scuole, e indice da alcuni anni un concorso per le scuole su un tema specifico. Per quest’anno scolastico il tema del concorso è “I numeri nella Bibbia”, e mi è stato chiesto di preparare un contributo che gli insegnanti delle scuole partecipanti possono usare come traccia. Se vi interessa, lo trovate qui: le mie considerazioni sono, almeno spero, un po’ diverse da quelle che si leggono in giro, e anche differenti da quanto ho scritto in Numeralia. Non avrei però mai pensato di trovare un mio testo fianco a fianco con uno scritto dal cardinal Ravasi :-)

Quizzino della domenica: Pentacolo e triangoli

Un pentacolo (una stella a cinque punte) contiene al suo interno cinque triangoli “puri”, come si vede nella figura a sinistra. Per triangolo puro intendo un triangolo che non abbia nessun’altra riga al suo interno. Aggiungendo due segmenti come nella figura a destra possiamo arrivare a otto triangoli. Si può fare di meglio?


(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p551.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema da Jaume Sués Caula, Giochi di ingegno per esercitare il cervello, Armenia 2017, problema 2)

Giochi di ingegno per esercitare il cervello (libro)

Io mi chiedo perché nel titolo italiano di questo libro (Jaume Sués Caula, Giochi di ingegno per esercitare il cervello [Los 100 mejores juegos de ingenio], Armenia 2017 [2014], pag. 234, € 13,50, ISBN 9788834431726, trad. Roberta Zuppet) l’editore abbia sentito il bisogno di specificare che Sués Caula è “membro del Mensa International”. Voleva forse che i potenziali lettori si sentissero più intelligenti una volta risolti i problemini? (Ho controllato: l’originale spagnolo non ha questa specificazione). La grande maggioranza dei problemi presenti nel libro è classica: bisogna però dare atto a Sués Caula di avere usato ambientazioni diverse da quelle che si vedono di solito. Peccato che nella traduzione di Roberta Zuppet alcune risposte siano state tradotte in modo incomprensibile, e quindi chi si avvicina per la prima volta a questi problemi può rimanere sconcertato.

Cosa ne sapete del Digital Service Act?

Come forse vi sarete accorti, i lavori del Parlamento e della Commissione Europea non sono mai molto trattati dai nostri media, salvo all’ultimo momento quando i giochi stanno per essere fatti. Lo stesso sta capitando per il Digital Service Act, che insieme al suo gemello Digital Market Act intendono rivedere da zero il modo in cui il mercato digitale funziona in Europa. Tra l’altro, la proposta sarà di fare un regolamento (come nel caso del GDPR) e non una direttiva, il che significa che non ci sarà la fase di recepimento negli ordinamenti nazionali ma verrà direttamente applicato, tipicamente due anni dopo la promulgazione per dare tempo ai vari attori di adeguarsi.

L’iter sta andando avanti da un po’: per il momento ci sono i pareri dei parlamenti nazionali (qui il nostro), quello della Commissione e le prime discussioni nell’Europarlamento. I principi su cui il DSA si basa sono condivisibili: tutelare di più i consumatori finali e allo stesso tempo ribadire che “ciò che è illecito offline deve essere illecito anche online”. Soprattutto per quanto riguarda il primo punto, ricordo che storicamente è l’Europa a trainare il pianeta per quanto riguarda i diritti dell’utente finale, con gli USA che tipicamente arrancano e arrivano con qualche anno di ritardo (Russia, Cina, India, Brasile e resto del mondo: non pervenuti). Purtroppo però, come racconta Bruno Saetta su Valigia Blu, non tutto sta andando così bene. Il tiro alla fune tra i produttori di contenuti che non vogliono che la pirateria tagli i loro guadagni e le lobby delle grandi piattaforme social che per trattenere i propri utenti caldeggiano le loro interazioni e i caricamenti di materiale lascia come sempre a terra chiunque abbia un modello diverso di gestione.

Stavolta se ne è accorta persino la Wikimedia Foundation, che di solito è totalmente US-centrica. In pratica, la proposta attuale dell’Europarlamento dà tempi molto ristretti per la cancellazione di materiale illegale da parte delle piattaforme, e riduce molto il concetto “finché io non so che da me c’è qualcosa di illegale io non sono fuorilegge” che è alla base dell’attuale direttiva eCommerce. Il risultato pratico di tutto ciò è che molto probabilmente saranno implementate procedure automatiche tarate in modo da essere certi di eliminare contenuti illegali: se poi ci scappa un po’ di roba che illegale non era, le si rubricherà come necessari effetti collaterali. Peccato che Wikipedia non funzioni con strumenti automatici, ma con controlli umani. I controlli tipicamente funzionano anche bene: qual è l’ultima volta che avete trovato al suo interno contenuti sotto copyright? Certo, ne arrivano sempre; ma la comunità non aspetta che qualcuno segnali la cosa, e se leggono o guardano qualcosa che puzza di materiale protetto vanno alla caccia dell’eventuale originale e poi cancellano (anche dalla cronologia della voce, le cose si fanno per bene).

Quello che chiediamo è un testo finale che tenga conto che ci sono modi diversi per arrivare allo stesso obiettivo finale – togliere il materiale illegale – e che non si può pensare di operare con il principio one-method-fits-all. Il guaio è che non abbiamo la potenza di fuoco per fare lobbying come i grandi operatori di cui sopra, e l’unica nostra possibilità è far sentire la nostra voce sui media attualmente silenti; i miei ventun lettori putroppo non fanno massa critica. Per i curiosi, il testo della lettera aperta della Wikimedia Foundation si trova sul loro sito: (per i diversamente anglofoni, c’è la traduzione) trovate anche una citazione del vostro affezionato tenutario. Provate a dare un occhio in giro su cosa si leggerà, e speriamo in bene!