Wikipedia Italia e l’invasione dell’Ucraina: storia di una narrazione

Dopo il primo articolo della scorsa settimana riguardo alla voce sull’invasione dell’Ucraina, ieri è stato pubblicato sul digitale (e credo oggi sul cartaceo) un articolo più completo (putroppo riservato agli abbonati).

Lasciamo da parte il fatto che continuino a parlare della fantomatica “Wikipedia Italia” (e dire che invece c’è “Wikipedia in lingua russa”… non riesco a capire quale sia per loro la differenza): evidentemente non ci arrivano. Partiamo invece dalle buone notizie: le affermazioni di Ruthven (il wikipediano intervistato dal giornalista) vengono riportate correttamente. Da questo punto di vista insomma non c’è nulla di cui lamentarsi. Quello che io ho trovato interessante è leggere nemmeno troppo tra le righe la posizione del gruppo GEDI, che è chiaramente antirussa. Insomma, il problema non mi parte tanto che Wikipedia sia o non sia un news media quanto che venga ritenuta non allineata con la scelta di campo di Elkann…

Poi vabbè, c’è il solito peana per la Treccani, dove «sono state aggiunte molte più informazioni di quelle che hanno trovato spazio, nelle tre settimane successive all’inizio del conflitto, su Wikipedia Italia.» Ho guardato ieri pomeriggio la voce relativa: ieri pomeriggio c’erano venti righe, dove tra l’altro si dice che «la Russia ha avviato una “operazione militare speciale” nel Paese, invadendo la regione di Kiev». In effetti hanno usato un punto di vista ancora più neutrale di quello wikipediano :-)

Fallacie logiche e dove trovarle

medici ucraini
Ho scoperto questo tweet di Fabio Dragoni: «Sostituire medici italiani non vaccinati con medici di un paese con uno dei più bassi tassi di vaccinazione al mondo 🤔…» (e link all’articolo della Stampa).

Chissà perché, Dragoni si è dimenticato di aggiungere che il personale sanitario deve essere vaccinato: eppure, anche se arriva dalla Bocconi, ha deciso di dedicarsi alla sanità. Detto in altro modo, quanto la popolazione ucraina sia vaccinata o no è irrilevante in questo contesto, dove è solo importante verificare che i sanitari ucraini sfollati in Italia lo siano.

Ovviamente una spiegazione c’è. Dragoni scrive per La Verità, che è notoriamente no vax. Quindi lamentarsi perché “prima i non vaccinati stranieri” segue esattamente la linea del quotidiano. Visto che le fallacie hanno sempre un senso?

“In esclusiva per te: Il tuo Incentivo”

No, non è un messaggio di spam. Il 10 marzo Amazon mi ha effettivamente scritto una mail con quel titolo. Ma torniamo un attimo indietro. Come magari sapete, io sono un “affiliato Amazon”, nel senso che se comprate qualcosa da Bezos partendo da uno dei miei link io guadagno qualcosina. Non ve ne siete accorti? Beh, sì, in effetti l’unico punto in cui io posto quei link è nelle recensioni ai libri che leggo (tutte le recensioni, anche in quelle dei libri che non mi sono piaciuti affatto: lo faccio per completezza)

In definitiva, Amazon mi ha detto “Ti abbiamo selezionato per far parte di un gruppo esclusivo che riceve un incentivo tariffario speciale e personalizzato durante marzo e aprile 2022. Ora hai l’opportunità di guadagnare commissioni aggiuntive.” aggiungendo che “I tuoi lettori si fidano degli ottimi consigli che fornisci”. Mah: una volta ero nei top 500 recensori, ormai sto per uscire dai top 1000, anche perché coi libri si fa poco. Non posso comunque dirvi quali sarebbero le commissioni aggiuntive: non perché c’è un qualche accordo di riservatezza (magari c’è anche…) ma semplicemente perché non ho nemmeno aperto il link. Penserete mica che io mi metta a fare l’influencer e consigliarvi la qualunque? Figuratevi chi comprerebbe qualcosa solo perché lo dico io…

Should You Believe Wikipedia? (ebook)

Il titolo del libro è abbastanza fuorviante: di Wikipedia si parla esplicitamente in un solo capitolo del libro, infatti. Il tema di questo lavoro, che amplia una sua precedente opera, è come si costruiscono le comunità in rete, con somiglianze e differenze rispetto a quelle classiche che si costruivano con le persone vicine. Secondo Bruckman il punto fondamentale di queste comunità è che costruiscono un corpo di conoscenza comune. Certo, Wikipedia è il primo esempio che può venire in mente: ma Bruckman racconta di esempi completamente diversi, dai subreddit di fan di una certa serie televisiva ai siti di autoaiuto sulle allergie. Inoltre queste comunità tendono a una certa coesione empatica tra i membri, qualcosa che a priori non sembrerebbe possibile. Per quanto riguarda Wikipedia – e il “possiamo fidarci di quello che c’è scritto?” la sua posizione è che la verità esiste, anche se noi abbiamo un accesso solo indiretto e incerto; il consenso sociale a volte sbaglia ma continua a essere il meglio che possiamo ottenere. Insomma sì, ci possiamo fidare. Negli altri capitoli Bruckman racconta di come Internet ha cambiato il nostro modo di pensare, che è diventato più di gruppo che personale; segue una sezione sulle nostre identità che cambiano a seconda dei gruppi dove operiamo e su come il mercato plasma i siti e li fa diventare cose diverse, nel bene o più spesso nel male – pensiamo a troll e abusi in rete; Bruckman fa alcune proposte per come Internet potrebbe diventare migliore, anche se non mi è parso di vedere un vero ottimismo. L’approccio didattico dell’autrice si nota nel recap alla fine di ciascun capitolo, dove c’è un riassunto di quanto si è imparato. In definitiva, non sarà un testo essenziale ma può servire a vedere con occhi diversi le comunità online.

(Amy S. Bruckman, Should You Believe Wikipedia?: Online Communities and the Construction of Knowledge, Cambridge University Press 2022, pag. 274, €10,19, ISBN paperback 9781108748407)

Un’intelligenza artificiale può avere un copyright?

Luciano Daffarra scrive su agendadigitale.eu del rifiuto del Copyright Office statunitense di tutelare un’opera prodotta dalla “Creativity Machine”: un sistema di intelligenza artificiale che per mezzo di un apposito algoritmo ha prodotto “autonomamente” il dipinto in questione. Qua potete leggere l’articolo di The Verge. La stessa cosa era capitata qualche anno fa con l’autoscatto del macaco Naruto: in pratica, la giurisprudenza afferma che poiché l’autore di quelle opere, animale o IA che sia, non ha personalità giuridica non può nemmeno avere diritti di proprietà intellettuale.

Il mio personale pensiero, da non leguleio, è sulla stessa linea ma per un motivo (forse) diverso: la scelta di accettare che queste entità, per mancanza di un nome generico migliore, abbiano diritto al copyright non è a vantaggio loro ma di qualcun altro. Già adesso il copyright è sempre più spesso venduto dal creatore a qualche non meglio identificata corporation: pensate a Topolino per esempio. Ma questa è una scelta specifica degli autori originari che hanno deciso di monetizzare. Naruto e la Creativity Machine non possono aver fatto quella scelta, quindi assegnare loro il copyright è contro la logica che ha portato al diritto d’autore. Ma temo di essere in minoranza, e sicuramente la mia voce sarà soffocata da chi è interessato a fare i soldi…

Quizzino della domenica: Combinazione

La cassaforte di Carletto ha una combinazione che è un numero di dieci cifre, tutte diverse. Per non dimenticarsela, ha pensato bene di preparare una tabella 5×5; sopra la prima riga ha scritto le prime cinque cifre della combinazione, a sinistra della prima colonna ha scritto le altre cinque cifre, poi ha moltiplicato le cifre tra di loro e ha riempito la tabella; infine ha cancellato le cifre della combinazione. Peccato che il foglio di carta si sia rovinato, e ora si leggano solo alcune cifre della tabella, oltre ad alcuni segni che sono sicuramente una cifra ma sono illeggibili, e indicati con una x nella tabella qui sotto. Riuscite a ricavare la combinazione?


tabella

(trovate un aiutino sul mio sito, alla pagina http://xmau.com/quizzini/p573.html; la risposta verrà postata lì il prossimo mercoledì. Problema di Rob Eastaway, da New Scientist.)

La via del metodo analogico (libro)

copertina

Non entro nel merito del “Metodo Analogico” per cominciare ad apprendere la matematica propugnato da Camillo Bortolato: sicuramente ​molti bambini restano intimiditi dalle regole aritmetiche formali e possono trovare vantaggio da metodi più informali per giungere ai concetti base dell’aritmetica. (Io non faccio testo, da bimbo ero formalista molto più di quanto lo sia ora). Però confesso che alla fine del libro non sono riuscito a capire quale sia questo metodo, se non per qualche cenno qua e là sparso in un mare magnum di dottissime citazioni (“[V]ediamo il dato di quantità prima ancora di riconoscere l’identità delle cose che ci si paventano davanti”, pag. 18) e di massime tendenti allo zen (“L’intuizione è lo sguardo dall’alto che vede anche il molteplice come una unità”, pag. 78), il tutto condensato in comode e brevi paginette (con dei bei disegni, ammetto). Ora, raggiungere l’illuminazione sarà appunto illuminante: ma dal libro io mi sarei aspettato come far raggiungere l’illuminazione, che è una cosa del tutto diversa. Insomma, se il risultato finale è “Facciamo tutti fatica, anche se diciamo che è un gioco. Quindi mettiti al lavoro partendo dai piedi della montagna e trovati la strada. Inventa per conto tuo il Metodo Analogico come stanno facendo i tuoi compagni. Come ha fatto ciascuno di noi.” (pag. 151) non serve leggere il libro :-)

(Camillo Bortolato, La via del metodo analogico : Teoria dell’apprendimento intuitivo della matematica, Erickson 2014, pag. 163, € 13,50, ISBN 9788859006558)

Pappagalli, Galois e io

L’altra settimana sono stato intervistato da Rodolfo Toè per il suo podcast “Pappagalli” a proposito di Galois e di perché è così importante. (L’episodio del podcast era incentrato sulla vita spericolata ancorché brevissima di Galois, ma Rodolfo ha pensato che sarebbe stato comodo un background matematico al riguardo).

Potete così sentire lui e (in parte) me su Spreaker. Il mio punto di vista sulla matematica di Galois è un po’ strano, perché cerco di metterlo in relazione coi lavori di Lagrange sulle permutazioni delle soluzioni delle equazioni…