Parlare “a titolo personale”

Consiglio a tutti di leggere almeno ogni tanto Global News, il quotidiano cinese in lingua inglese che comunica il punto di vista ufficioso del governo locale. Nessuno vi costringe a cambiare le vostre idee e certi loro commenti, come «Will it be a shame for American politics if repeated “slips of the tongue” by the country’s top leader trigger a crisis that the American people cannot afford?», sono un po’ buffi: ma trovo che spesso il loro punto di vista sia interessante perché diverso da quello che ci troviamo davanti tutti i giorni.

Prendiamo l’editoriale sull’ennesima gaffe di Joe Biden, che non solo ha affermato che Putin non dovrebbe restare al potere ma poi ha specificato che quello era “il suo pensiero personale e non la politica ufficiale statunitense”, sconfessando anche il maldestro tentativo di mettere una toppa da parte della Casa Bianca (“il punto del presidente è che non si può permettere a Putin di esercitare il potere sui suoi vicini o sulle regioni al di là della Russia”). Gli è che io posso esprimere il mio pensiero personale qua per i miei ventun lettori, tanto il mio pensiero – personale o ufficiale che sia – non conta un tubo. Se tu sei il presidente degli Stati Uniti d’America, ma anche se sei il PresConsMin italiano, l’amministratore delegato di un’azienda quotata in borsa o il vescovo di Vattelapesca – non puoi farlo. O dici quella che è la posizione ufficiale della tua corporation o taci. E questo uno come Biden che è in politica da una vita dovrebbe saperlo.

Odissea alle Poste

Ieri io ero a casa in cassa integrazione (o come si dice adesso per edulcorare la pillola, “riduzione di orario per contratto di espansione) e ho pensato di andare finalmente all’ufficio postale di zona per aprire un libretto postale dematerializzato ai gemelli. Naturalmente sono una personcina attenta, quindi mi sono portato tutti i documenti necessari, e soprattutto avevo prenotato un appuntamento alle 9. Arrivo alle 8:55, vedo la solita coda fuori, mi avvicino alla porta… e alle 9 in punto viene chiamato il mio numero. Diamo a Poste cio che è di Poste: dopo la modifica alle prenotazioni, che ora si possono fare solo dopo essere loggati, sapevano che toccava a me, hanno chiamato il mio cognome, mi sono sbracciato e mi hanno aperto. Insomma, alle 9 ero nell’ufficio, dicendo “vi avviso che sarà una cosa lunga”. Sono uscito alle 11:10.

Che è successo in queste due ore abbondanti? Tante cose. Mi dicono che serviva anche la presenza di mia moglie (falso, il sito spiega che basta un genitore che poi sarà l’unico a operare). Scopro che l’anagrafica del mio libretto postale ha l’email errata, codigno anziché codogno: ci credo che non mi arrivassero notifiche. (L’accesso al sito aveva l’email corretta, claro). La tavoletta grafica non prendeva le mie firme, nemmeno dopo il metodo informatico di base (spegni e riaccendi il computer). Per farla funzionare ho dovuto usare il metodo informatico secondario (stacca e riattacca il cavetto). Uno dei due libretti (il secondo, tra l’altro) era stato attivato come libretto smart per maggiorenni, e quindi hanno dovuto ricominciare da capo: in quel momento erano in tre o quattro dipendenti a capire cosa bisognava fare. Nel frattempo arrivava gente che non riusciva a capire che bisognava esibire il greenpass al totem – cosa che in effetti non era semplicissima, l’ho fatto per un signore e non mi è stato semplice metterlo davanti al lettore QR. Mi dicono “l’unico modo per versare è farlo in contanti o con un assegnAHAHAHAH!”, quando poi ho controllato e naturalmente si può fare un bonifico. Poi dicevano “sì, si può aggiungere un IBAN, ma solo quello di un conto postale” (che ho dato), “anzi no, quello non funziona”, tralasciando la banale considerazione che dell’IBAN di partenza dovrebbe importare poco o punto. Vabbè, per fortuna non dovevo fare molte altre cose.

Ah, davanti allo sportello era appeso un cartello che diceva “Forse non lo sai, ma qui puoi sapere tutto su buoni e libretti.” O forse no.

L’INPS ce l’ha fatta!

Venerdì scorso mi è arrivata una mail dell’INPS dicendo che la mia domanda di rettifica dati era stata accolta. La domanda in questione consisteva nel togliere un anno di contributi figurativi statali che si sovrapponevano a quelli effettivamente versati come lavoratore dipendente: insomma, l’INPS non perdeva nulla. Ok, non ci guadagnava neppure nulla perché quando avrò la pensione rifaranno i conti, ma tant’è. In fin dei conti non ci hanno nemmeno messo tanto: la mia domanda online era infatti datata 8 gennaio. Dell’anno scorso.

Unica nota dolente: continuo a non poter fare la simulazione della pensione.

No, Orsini non è stato “oscurato” da Wikipedia

Sono più di vent’anni che esiste Wikipedia, e più di vent’anni che almeno i nostri giornalisti non hanno ancora capito come funziona. (Oppure che non gliene importa un tubo, o ancora che pensano che mettere Wikipedia in un titolo porti più visualizzazioni e quindi più soldi…) Prendete questo articolo del Corsera e guardate il titolo: quello che si può capire è che Wikipedia ha oscurato la voce su Alessandro Orsini perché “ha detto cose scomode” o qualcosa del genere.

La verità è un’altra. Fino all’altra settimana, nonostante l’evidente narcisismo di Orsini, non esisteva nessuna voce di Wikipedia su di lui: insomma, non se lo filava nessuno. Dopo che il Messaggero l’ha – se non ho capito male – censurato, i suoi solerti seguaci hanno scambiato Wikipedia per un social network e hanno cercato di creare la sua fanpage, che è stata regolarmente e immediatamente cancellata in tutte le sue incarnazioni dai nomi improbabili (“Alessandro Orsini (giornalista)”, “prof Alessandro Orsini”…). Tutto qua.

La vera domanda è un’altra. Orsini è da considerarsi “enciclopedico”, cioè una personalità rilevante, secondo le regole di Wikipedia? Beh, probabilmente sì. Nel 2010 vinse infatti il Premio Acqui Storia che dovrebbe essere importante – uso il condizionale perché non è il mio campo, e non per nulla io non sono nemmeno entrato nella discussione che si sta avendo al riguardo. In questo caso, non appena il polverone mediatico si sarà posato, immagino che la voce su di lui verrà scritta, e queste polemiche saranno riportate con la corretta enfasi come per esempio nel caso di Donatella Di Cesare. La censura insomma non c’è, checché ne pensino i solerti seguaci di cui sopra e forse anche l’estensore dell’articolo…

Latino: la natura (libro)

Per curiosità ho provato a leggere uno dei libri della collana del Corriere attualmente in edicola legata al mondo latino. Questi libretti sono divisi in tre parti: la prima racconta un tema generale, la seconda è molto breve e parla di un singolo autore che è significativo per questo tema, la terza è un compendio di grammatica e di esercizi, che confesso di avere amabilmente saltato. Sono quarant’anni che non studio più latino, e comunque partire dal capitolo 17 non è il massimo. Il tema di questo volume è “La natura”, e bisogna dire che l’approccio è piuttosto interessante, anche se per forza di cose non si entra troppo nei particolari: in particolare ho apprezzato la dualità tra quello che sulla natura hanno scritto gli autori latini – e sappiamo bene che quando si scrive si cerca sempre di edulcorare la realtà – e quanto veniva poi fatto in pratica, anche con esempi che si rifanno alla nostra sensibilità contemporanea. La parte sull’autore, in questo caso Orazio, è infine una semplice biografia. In definitiva direi che la collana è interessante per chi ama allo stesso tempo la storia antica e quella moderna, oppure vuole un metodo alternativo per studiare il latino.

(Giulia Bernardini, Latino: la natura, Corriere della Sera 2022, pag. 135, € 6,90)

L’eliminazione ai mondiali scalzerà il bollettino di guerra?

Vabbè, io ho scoperto solo stamattina che l’Italia era stata sconfitta dalla Macedonia del Nord (nomen omen) e quindi non parteciperà alla fase finale dei mondiali di calcio. Potete immaginare quanto la cosa mi interessi.

Però mi chiedo oziosamente se e per quanto tempo la notizia scalzerà le chiacchiere sulla guerra in Ucraina: in fin dei conti siamo sempre sessanta milioni di commissari tecnici…

Wikipedia Italia e l’invasione dell’Ucraina: storia di una narrazione

Dopo il primo articolo della scorsa settimana riguardo alla voce sull’invasione dell’Ucraina, ieri è stato pubblicato sul digitale (e credo oggi sul cartaceo) un articolo più completo (putroppo riservato agli abbonati).

Lasciamo da parte il fatto che continuino a parlare della fantomatica “Wikipedia Italia” (e dire che invece c’è “Wikipedia in lingua russa”… non riesco a capire quale sia per loro la differenza): evidentemente non ci arrivano. Partiamo invece dalle buone notizie: le affermazioni di Ruthven (il wikipediano intervistato dal giornalista) vengono riportate correttamente. Da questo punto di vista insomma non c’è nulla di cui lamentarsi. Quello che io ho trovato interessante è leggere nemmeno troppo tra le righe la posizione del gruppo GEDI, che è chiaramente antirussa. Insomma, il problema non mi parte tanto che Wikipedia sia o non sia un news media quanto che venga ritenuta non allineata con la scelta di campo di Elkann…

Poi vabbè, c’è il solito peana per la Treccani, dove «sono state aggiunte molte più informazioni di quelle che hanno trovato spazio, nelle tre settimane successive all’inizio del conflitto, su Wikipedia Italia.» Ho guardato ieri pomeriggio la voce relativa: ieri pomeriggio c’erano venti righe, dove tra l’altro si dice che «la Russia ha avviato una “operazione militare speciale” nel Paese, invadendo la regione di Kiev». In effetti hanno usato un punto di vista ancora più neutrale di quello wikipediano :-)